Robot 71

Con la fine della primavera arriva nelle nostre case l’ultima uscita della rivista Robot. Il numero 71 si presenta subito denso di contenuti con racconti di nomi noti ed emergenti della letteratura fantascientifica. Anche la componente critica è ben rappresentata da alcune delle firme più rappresentative del panorama fantascientifico italiano.

Ancora una volta l’editoriale di Silvio Sosio è in sostanza una chiamata alle armi nei confronti dei lettori, invitati a sostenere l’editoria acquistando i libri (e gli ebook) invece di “procurarseli” per altre vie.

La sezione dedicata alle polemiche è invece occupata da Gianfranco de Turris. Il suo saggio “Irretiti ovvero il Villaggio Globale realizzato” realizza una panoramica sullo stato della rete, sulle storture di un pianeta unificato da internet e in cui però questa grande opportunità viene spesso bruciata da un utilizzo della rete che poco ha di edificante. A braccetto con il racconto di Paolo Bacigalupi, presente nelle prime pagine di questo numero, de Turris offre, con il solito stile affilato, una lucida analisi dei pericoli della rete, pur riconoscendone le immense opportunità, ponendo l’accento sulla differenza sostanziale tra il “padroneggiare” una tecnologia e l’esserne “schiavi”.

Salvatore Proietti ci parla invece di Cyberpunk in occasione dei trent’anni di Neuromante, sfruttando l’occasione per parlare dei meriti di Gibson e non mancando di lanciare una stoccatina all’establishment culturale italiano che continua ancora oggi a trascurare la scienza e la cultura scientifica, proseguendo la crociata di Benedetto Croce, per ricordarsene solamente quando è il momento di sottolineare i problemi che da essa derivano. Problemi che, molto spesso, è stata la stessa fantascienza ad anticipare.

Interessante anche l’articolo di Alessandro Fambrini che ci parla di Utopie e di John W. Campbell, non mancando di sottolineare come quella che per un uomo è Utopia per un altro uomo è invece l’Inferno.

Spazio poi a Giuseppe Lippi con la consueta Ambasciata di Urania e un pezzo sul “Signor Enderby”.

Infine la rubrica Piccolo schermo è a cura di Martina Frammartino che scrive di Game of Thrones, la serie tv ispirata all’universo di G.R.R.Martin.

Passando ai racconti:

–        Apre le danze Paolo Bacigalupi con un racconto dal titolo Gioco d’azzardo. Bacigalupi scrive una storia in cui possiamo riconoscere noi stessi la tragedia di un mondo iperconnesso eppure alienato. Il protagonista è un giornalista che rischia il licenziamento perché le sue notizie non attirano il pubblico. Egli cerca di fare informazione, ma ad attirare il pubblico sono le vicende dei VIP, mentre le notizie serie devono essere edulcorate e snellite per poter essere assorbite dal grande pubblico. Lungi dall’essere solo un racconto sulla problematica del giornalismo e dell’informazione generalista il racconto di Bacigalupi sottolinea anche le difficoltà del giornalismo scientifico, dove spesso il lettore non specialistico è incapace di leggere un articolo “serio” e finisce per dar credito ad articoli che di scientifico hanno poco ma che sono sicuramente di più semplice approccio.

–        Abbiamo poi Luca Prati con il suo La tenerezza lontana delle stelle, un commovente racconto del quale è impossibile raccontare qualcosa senza rovinare il piacere della lettura.

–        Roberto Guarnieri presenta invece Fumo di Londra. Una storia ambientata in una Londra dalle atmosfere steampunk.

–        Max Gobbo ci racconta L’incontro di Teano rivisitato anch’esso in chiave steampunk

–        Vivi, di Roberto Bommarito, è invece il racconto vincitore del Premio Robot 2014. Una storia in cui “il verbo si è fatto carne” trasformando la conquista dell’edilizia organica in un incubo per tutta la razza umana.

–        Elsa Emaldi scrive invece Le belve del mare, racconto brevissimo e dai colori dell’Horror.

–        Troppo perfetto è invece il racconto di Pierfrancesco Prosperi, per la rubrica Retrofuturo. È la storia di un Robot costruito per sostituire gli esseri umani laddove essi non possano svolgere le loro funzioni, ma che finisce per innamorarsi diventando, appunto, un po’ troppo umano.

–        A chiudere questo numero denso di storie è Mary Robinette Kowal, con il racconto La Signora Astronautadi Marte, finalista Hugo 2014. Si tratta di una storia commovente, toccante, che riguarda le scelte di tutta una vita. La protagonista si ritrova a dover scegliere tra il tornare nello spazio, realizzando quindi il suo più intenso desiderio, e il restare accanto al marito morente. Una scelta difficile, lacerante, che in qualunque senso si agisca finirà comunque per lasciare indietro qualcosa di importante.

Come già detto questo Robot 71 è un numero da leggere e conservare in bella vista. Otto racconti, alcuni dei quali di livello assoluto, e una sezione critica ben curata e che non manca di offrire spunti interessanti. Se Robot fa incetta di premi non è solo per il numero ridotto dei concorrenti, ma per una notevole qualità intrinseca della rivista. Buona lettura.