Samurai Jack, una spada contro il male

Stefano Sacchini ci parla di un magnifico cartone animato di stampo nippo-russo-americano. Confesso la mia ignoranza, ma una  volta letto l’articolo di Stefano sono corso a documentarmi… sembra davvero molto buono e ben fatto…

Long ago, in a distant land, I, Aku, the shape shfiting Master of Darkness, unleashed an unspeakable evil. But a foolish samurai warrior wielding a magic sword stepped forward to oppose me. Before the final blow was struck, I tore open a portal in time and flung him into the future, where my evil is law. Now, the fool seeks to return to the past and undo the future that is Aku!

Molto tempo fa, in una terra lontana, io, AKU, il maestro delle tenebre, scatenai le terribili forze del male.

Ma uno stupido guerriero samurai, brandendo una spada magica, si fece avanti per combattermi.

Prima che potesse sferrare il colpo decisivo, io aprii una porta nel tempo e lo scaraventai nel futuro, dove la mia malvagità è Legge.

Ora, lo sciocco tenta di ritornare nel passato e contrastare il realizzarsi del futuro creato da AKU.

Con queste parole pronunciate direttamente da Aku, il supercattivo della storia, inizia ciascuno dei 52 episodi in cui è divisa la serie di Samurai Jack. Cartone animato partorito dalla fervida mente dell’americano d’origine russe Genndy Tartakovsky (classe 1970), fu trasmesso per la prima volta nell’agosto del 2001 su Cartoon Network, per interrompersi nel settembre del 2004, subito prima del gran finale previsto dall’autore.

Protagonista è un samurai, all’inizio bambino, del Giappone feudale. Il regno paterno, dopo alterne vicende, viene distrutto da Aku. Costui è un demone mutaforma nato da un frammento, caduto sulla Terra, del Male primigenio sconfitto all’alba dei tempi da un’alleanza divina, formata da Odino, Ra e Vishnu.

Scampato alla morte grazie al coraggio della propria madre, il giovane samurai viaggia per il mondo allenando corpo e mente in vista dello scontro finale con il maestro delle tenebre. Durante i suoi vagabondaggi giovanili, l’eroe ha molti istruttori, fra cui atleti greci e sapienti egizi, guerrieri vichinghi e zulu, monaci shaolin e cavalieri arabi, persino Robin Hood: il meglio che il nostro mondo può fornire in materia di arti marziali. Raggiunta la maggiore età, il samurai finalmente affronta Aku brandendo una spada magica, già del padre, che non può ferire le creature dall’animo buono ma è letale per i malvagi.

Incapace di contrastarne la furia, Aku apre un tunnel temporale e spedisce il samurai in un lontano futuro, che alcuni indizi sparsi per le puntate fanno pensare sia il nostro tempo in versione ucronica.

L’indomito protagonista si ritrova in un mondo che Aku, ora infinitamente più potente, governa tramite schiere di robot e mercenari alieni. Le prime persone che il samurai incontra, in una città dominata da altissimi edifici e veicoli volanti, lo chiamano Jack, forma slang per “tizio”. Da quel momento egli adotterà questo soprannome e mai, per tutta la serie, sarà menzionato il suo vero nome.

Le storie sono ambientate in luoghi molto diversi: foreste selvagge dagli alberi colossali, isole tropicali, deserti post-apocalittici, città in decadente rovina oppure futuristiche, densamente industrializzate e popolate da variopinte comunità aliene, sino ad arrivare ad ambientazioni sui generis come l’interno di un drago oppure un mondo sotterraneo affine al Paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Fra i palcoscenici dove si recita l’infinita lotta fra il prode samurai e l’infido demone, non può mancare ovviamente lo spazio cosmico.

Nel corso degli episodi, Jack cerca una via per tornare nel proprio tempo, con la speranza di bloccare l’ascesa di Aku e con essa il realizzarsi del futuro distopico in cui sta vivendo.

Spesso, egli arriva ad un passo dal raggiungere la propria meta ma, per un motivo o per l’altro, i suoi sforzi vengono vanificati. In alcuni casi è lui stesso a sacrificare l’opportunità di tornare a casa pur di aiutare degli innocenti minacciati dalla malvagità di Aku.

Sebbene Samurai Jack sia il classico esempio di eroe solitario capace, solo con la sua spada, di annientare interi eserciti di macchine assassine, di tanto in tanto gli si affiancano altri guerrieri. Fra questi ricorre in quattro episodi la figura del guerriero scozzese (the Scotsman). Energumeno tanto forte quanto ottuso, il guerriero scozzese diventa il principale amico di Samurai Jack tanto da salvargli la vita in più di un’occasione. Fra le sue armi, uno spadone inciso con rune celtiche, un’ampia scelta di bombe a mano e una protesi alla gamba sinistra che funziona da mitragliatore. Pessimo suonatore di cornamusa, detesta tutti i suoni melodiosi, a tal punto da trovare piacevole solamente il canto della moglie, in realtà stonatissima.

Gli altri personaggi non compaiono per più di un episodio ma quelli più cari, assieme al padre e alla madre, tornano a volte nei pensieri di Samurai Jack, sostenendolo nella sua lotta infinita e al tempo stesso acutizzandone la melanconia e la nostalgia per la propria terra.

Tartakovsky al suo attivo ha numerose serie animate di successo come Il laboratorio di Dexter, Le Superchicche oppure Star Wars: The Clone Wars, ma con Samurai Jack è andato oltre un ordinario lavoro d’animazione. Scopo dichiarato di Tartakovsky era che questo cartone fosse “cinematic in scope and that incorporates action, humor and intricate artistry“. Impresa ardua ma realizzata con successo.

Per la costruzione dei due protagonisti, l’onesto e incorruttibile samurai e il crudele Aku, della miriade di personaggi minori nonché delle variegate atmosfere, l’autore ha attinto a piene mani da numerose fonti d’ispirazione, dal Ronin di Frank Miller (del quale viene pure omaggiato il fumetto 300 in un epico episodio), passando per Guerre Stellarisino al genere Western: non è un caso se gli atteggiamenti di Samurai Jack ricordano da vicino quelli del pistolero Shane del film Il cavaliere della valle solitaria. Combinando differenti metodi di animazione, con largo uso del masking, tecnica giapponese che predilige una rappresentazione essenziale, quasi iconica dei personaggi, Tartakovsky e il suo team, guidato dal cartonista coreano Park Sae Hyon, hanno creato qualcosa di assolutamente unico: un formidabile mix di coinvolgenti scene d’azione, di dialoghi elaborati alternati a episodi completamente muti ma ugualmente espressivi, di scenette umoristiche, di cui Aku è campione indiscusso, insieme a puntate dalle atmosfere gotiche e tenebrose. Il tutto è arricchito da una colonna sonora originale, che scandisce alla perfezione il ritmo delle avventure. A tale proposito, una puntata è dedicata al potere ipnotico che la musica di Aku esercita sui giovani di un villaggio, nel corso di allucinati rave party.

Nonostante il gran numero di robot distrutti e la decisione con cui affronta i sicari, umani e alieni, che Aku gli sguinzaglia contro, Samurai Jack si sforza di non versare sangue di esseri viventi. Fanno eccezione quattro cacciatori di taglie in un tragico episodio della quarta e ultima stagione, considerato dagli appassionati della serie una delle migliori puntate in assoluto.

Alla fine del 2009 è iniziata la stesura della sceneggiatura del film, prodotto dalla J.J. Abrams Bad Robot Productions, che finalmente dovrebbe concludere la serie. Nel settembre del 2012 Tartakovsky ha annunciato in un’intervista che il film è entrato finalmente nella fase della pre-produzione. Qualora questo progetto, più volte naufragato in passato, arrivasse in porto, non tutto però sarà come nella serie originale: a dare la voce ad Aku era l’attore nippoamericano Mako (al secolo Makoto Iwamatsu) famoso fra l’altro per aver impersonato lo stregone Akiro nei film della saga di Conan, che purtroppo è scomparso nel 2006.

Tutte e quattro le stagioni sono disponibili in dvd della Warner Home Video, al momento solo in inglese.

Samurai Jack Theme (lyrics)

Gotta get back

Back to the past

Samurai Jack

Watch out

Gotta get back

Back to the past

Samurai Jack

Jack Jack Jack Jack Jack…