Il settimo clone, di Massimo Citi

Senza zoogeni e biodroni affidabili e intelligenti i soli umani, pochi, fragili e dispersi, non sarebbero riusciti a popolare i sistemi extrasole. Questa è la semplice verità, nonostante la retorica della Corrente dei Mondi Umani, dei Signori e Dame del Consolidamento.

 

Presentazione della casa editrice: 
Alexis, uno degli zoogeni di origine canina di classe più elevata, è un senziente talentoso, tanto intelligente e autodiretto da farsi notare fra i compagni fin dall’infanzia. La storia del piccolo Virgola – così lo ha soprannominato un suo istruttore, stupito dall’indipendenza e dalla curiosità del cucciolo – riempie Cielo Verde, il racconto incluso in Fata Morgana 10, che lo presenta ai lettori: un soggetto taciturno, diffidente, difficile da educare e mal disposto a rispettare le regole, sottolineando che la Scuola, anche quelle speciali dedicate a formare gli zoogeni, non funzionano per tutti. Spesso i migliori, e Virgola lo è, sono costretti ad affrancarsi. Nei racconti seguenti Alexis saprà farsi valere, farà quel tanto di carriera che possono fare gli zoogeni, che nel loro DNA hanno scritta una vita breve, di una cinquantina di anni. Questo Alexis, mandato su Xiao-Metropolis, «il pianeta dei dirigibili e delle aberrazioni genetiche» a svolgere una missione tanto delicata e segreta da non essergli stata rivelata, è ormai in giro da un bel po’ di tempo, gode della stima dei superiori e di qualche santo in paradiso, che ci tiene a mantenerlo in vita. La vicenda vissuta da Alexis scorre parallela ad altre, con protagonisti homo e non, alle prese con problemi che declinano esasperandole e distorcendole situazioni che ben conosciamo: il razzismo, la divisione in classi sociali, i conflitti dovuti al colonialismo di Interra e la volontà di indipendenza dei pianeti popolati in ondate successive dai terrestri, l’importanza cresciuta a dismisura di supermultinazionali, le «Fiduciarie», che ora gestiscono letteralmente la vita dei vari pianeti, l’incapacità delle varie classi politiche di rispondere alle necessità e alle esigenze di tutte le vite sparse fra centinaia di mondi. Le forme di potere, politico, militare, economico si intrecciano, giocando partite complesse con mosse spesso ignorate da molti dei giocatori. Questo vasto Mondo della Corrente, visto con gli occhi disincantati degli zoogeni, tanto umani da riflettere sul proprio ruolo e la propria identità ma troppo legati ai creatori umani da non riuscire a odiarli, si colora di malinconia, perché tutti, homo e moreauviti, sono orfani di un luogo, una patria che non sanno nemmeno più ricordare.

 

Colpevolmente chi scrive ha scoperto solo di recente uno scrittore del calibro di Massimo Citi (classe 1955). Con Il settimo clone, l’autore originario di Brescia ma piemontese d’adozione non solo approfondisce l’universo della Corrente dei Mondi, già presentato in altre opere, ma pubblica il romanzo probabilmente centrale dell’intera serie.

In un contesto volutamente vicino a quello della Strumentalità di Cordwainer Smith (1913-1966), Citi costruisce un’impalcatura degna dei grandi classici mondiali della fantascienza. Fuggita da una Terra sempre più invivibile e dominata da pochi superpotentati economici, l’umanità si è diffusa su centinaia di pianeti. In questa titanica impresa è stato fondamentale l’aiuto di tutta una serie di prodotti della manipolazione genetica, come biodroni, chimere e soprattutto zoogeni. Concettualmente uguali agli underpeople di cordwaineriana memoria, gli zoogeni – detti anche tranx o moreauviti – sono assistenti dall’aspetto apparentemente umano, versatili ma soprattutto “affidabili e intelligenti”, ottenuti alterando i geni di animali terrestri come cani, gatti, cavalli, corvi, elefanti e via discorrendo. E come nella realtà futura creata da Smith, anche nella Corrente dei Mondi gli OGM si dimostrano spesso più umani degli umani, figli minori di una madre Terra remota e indifferente ma depositari di una sensibilità e di una vitalità che il genere umano sta progressivamente perdendo, sempre più influenzato da ecosistemi alieni ed estranianti.

Sebbene i richiami a Smith siano palesi (anche nel risalto accordato alla civiltà cinese), Citi si discosta dallo scrittore di Milwaukee per un approccio più consono alla cosiddetta hard science fiction. Da questo punto di vista Il settimo clone è paragonabile alle opere di Iain Banks, Alastair Reynolds o David Brin, specialmente con il ciclo di Uplift. Né mancano influenze della più recente fantascienza postumanista.

Nel confronto con i pesi massimi della letteratura fantascientifica, Massimo Citi ne esce brillantemente, con piena soddisfazione del lettore appassionato del genere e di quanti sostengono, a ragione, che la fantascienza italiana possa raggiungere alti livelli qualitativi.

La trama è articolata, stimolante per le suggestioni e gli scenari carichi di sense of wonder. Frequenti sono i cambiamenti di prospettiva, e non mancano i colpi di scena, sebbene i dialoghi, più dell’adrenalina, scandiscano lo svolgersi dell’azione. L’autore si dimostra altresì abile nella gestione dei molti protagonisti, umani o quasi, caratterizzando ogni personaggio in maniera unica e convincente. La complessità di questo universo, risultato di un lungo e accurato lavoro di worldbuilding, a volte va a scapito della scorrevolezza del testo ma lo sforzo immaginifico richiesto al lettore alla fine viene ripagato da una storia coinvolgente e mai banale, nel cui finale molti punti oscuri vengono illuminati e molte domande hanno finalmente una risposta. Ciò a beneficio soprattutto del lettore che si approcciasse per la prima volta alla Corrente dei Mondi.

Un romanzo e un autore sicuramente consigliabili, in primis agli amanti della fantascienza di qualità e intellettualmente stimolante.

 

Massimo CITI, IL SETTIMO CLONE, CS_Libri, collana ALIA Arcipelago (vol. 6), pubblicazione digitale, 2017, pp. 448 circa, prezzo € 2,99.