Stazione rossa, di Aliette de Bodard

Per generazioni Stazione Prosperità è cresciuta e si è sviluppata sotto la guida della sua Onorevole Antenata: nata da un grembo umano, l’intelligenza artificiale della stazione ha offerto guida e protezione ai suoi familiari umani.
Ma ora la guerra sta devastando l’Impero Dai Viet. Le migliori menti di Prosperità sono state chiamate altrove, a difendere l’Imperatore; e un flusso di rifiugiati disorientati ha invaso la stazione e drammaticamente ridotto le sue risorse. Mentre scarsità e privazioni mettono in crisi la normale vita di bordo e riaccendono vecchie ostilità che rischiano di dividere la famiglia già decimata, la comandante della stazione Quyen e l’Onorevole Antenata cercano in tutti i modi di tenere uniti e al sicuro i loro familiari.
Ciò che Quyen non sa è che la stessa Onorevole Antenata sta cedendo, mentre la sua mente viene divorata da una malattia che sembra non avere cura. E il futuro della stessa stazione è in pericolo.

 

ALIETTE DE BODARD è nata negli Stati Uniti ma è cresciuta in Francia, a Parigi, dove oggi abita con il marito e un gran numero di computer e di piante dall’aspetto lovecraftiano. È di madre lingua francese, ma ha imparato l’inglese fin da piccola e scrive in questa lingua.  Nel 2010 ha vinto il British Science Fiction Award col racconto The Shipmaker e nel 2012 ha vinto il Premio Nebula col racconto Immersion. Stazione rossa è stato finalista ai tre maggiori premi: Hugo, Nebula e Locus.

Sulla scia delle numerose critiche estremamente positive mi sono avvicinato con molta curiosità alla lettura di questo romanzo breve della de Bodard. Quest’autrice di origini franco-vietnamiti viene da molti considerata uno dei massimi astri nascenti della letteratura fantascientifica e Stazione rossa è davvero una delle sue opere di spicco. La novella fa parte di un ciclo di ampio respiro ambientato nel lontano futuro, in un impero galattico di stampo asiatico (di cultura vietnamita, per essere più precisi). La vicenda si svolge tutta su una stazione orbitante dominata da una intelligenza artificiale e governata in maniera molto autoritaria da Quyen, una donna di umili origini dotata però di molto senso pratico. Questo piccolo mondo, situato alla periferia di un impero in fase di disgregazione, attaccato da giovani signorotti alla ricerca del potere globale, è  alle prese anche con una serie di difficoltà dovuta all’invecchiamento e all’obsolescenza della AI, che tutto vede e tutto gestisce sulla stazione e che si mostra nella mente degli occupanti nelle vesti dell’anziana e onorevole antenata. Ma la crisi della piccola stazione è destinata ad accrescersi  con l’arrivo di un ex-magistrato, una nobile legata agli abitanti della stazione da tenui legami di parentela (in una cultura dove i legami di famiglia sono sacri), costretta dalla guerra a fuggire dal suo pianeta e a rifugiarsi nell’unico posto dove possa essere ancora accettata. L’arrivo di Lynh, con la sua profonda angoscia e i suoi sensi di colpa ma anche con la sua forte personalità, porterà ad un confronto violento  con Quyen, che solo nel drammatico finale troverà una giusta e corretta riappacifazione.

Stazione rossa è una complessa storia di personaggi profondamente umani, immersi in una cultura che è assai diversa da quella occidentale cui siamo così fortemente abituati. La bravura dell’autrice sta proprio nella sua capacità di rendere così leggibile e credibile un mondo dominato da leggi morali e culturali a noi sostanzialmente alieni. E’ soprattutto il concetto di famiglia, e dei legami che esso comporta, che la de Bodard mette fortemente in dubbio, risolvendolo in una maniera tipicamente originale e affascinante. Basato su personaggi psicologicamente ed emotivamente ben costruiti, destinati a restare a lungo impressi nella memoria, questo romanzo breve conferma la bravura dell’autrice  e quanto di buono era stato scritto su di lei. Un plauso alla Delos e a Silvio Sosio per averla portata in Italia.