Teranesia, di Greg Egan

Colgo l’occasione della recensione di Permutation City a cura di Vincenzo Cammalleri, per riproporre un mio saggio introduttivo a Teranesia (uscito sulla collana Solaria, della Fanucci), sempre di Greg Egan, autore meritevole di approfondimento.

Nato a Perth, in Australia, nel 1961, Greg Egan è uno degli esponenti di maggiore spicco della nuova fantascienza tecnologica, uno dei migliori seguaci, assieme all’inglese Stephen Baxter, della scuola ‘hard’ che riprende la tradizione degli Asimov e dei Clarke, e, in tempi più recenti, dei Benford e dei Niven.

Egan ha iniziato la sua carriera letteraria nel 1983 con il romanzo di fantasy An Unusual Angle, cui sono seguiti altri racconti anch’essi dello stesso genere.

A partire dalla metà degli anni Ottanta tuttavia il suo interesse si è andato concentrando sempre più su opere strettamente fantascientifiche, caratterizzate anzi da un’attenzione agli aspetti scientifici e tecnologici sempre più preponderante, a partire da storie come «The Caress» (1990) e «Learning to Be Me» (1990)

Quarantine (La Terra moltiplicata, 1992) mostra già tutte le doti di questo scrittore: una visione caleidoscopica del nostro futuro, una miriade di idee nella migliore tradizione della sf tecnologica, un controllo notevole della trama e della tecnica narrativa. Quarantine parte come un tecnothriller ambientato nell’Australia del ventunesimo secolo dove, tra le altre cose, si può anche scaricare del software nel proprio cervello per migliorarne le capacità.

È questo appunto il caso di Nick Stavrianos, l’investigatore privato che ha il compito di ritrovare Laura, una donna scomparsa da un ricovero per malati mentali nel modo più inconsueto e diretto possibile: passando attraverso i muri.

È in questo mondo dove tutto sembra possibile che è comparsa una bolla, un impenetrabile scudo grigio che si è piazzato attorno all’intero sistema solare nel corso di una notte del novembre del 2034. Le stelle sono sparite dal cielo cancellate da questa sfera misteriosa con cui qualche ignota entità ha deciso di porre la Terra in quarantena, isolandola dal resto dell’universo. Le sonde inviate in esplorazione hanno subito un destino ignoto, e gli umani hanno dovuto imparare a convivere con questo strano destino, cercando di non lasciarsi sopraffare dall’isteria collettiva e dalle deliranti sette religiose che danzano nelle strade e vedono la bolla come la vendetta di un Dio folle o come una protezione da qualcosa di ancor più minaccioso e terribile.

È un mondo pieno di novità incredibili, dove la cibernetica e la biologia hanno fatto passi da gigante: in realtà Egan non sviluppa appieno queste visioni di un futuro inquietante ed eccitante, e tende a concentrarsi sulla metafisica della meccanica quantistica.

Il romanzo si riallaccia, come accennavamo in precedenza, alla tradizione della grande fantascienza tecnologica, e Egan tenta di dare una spiegazione scientifica allo scenario esterno che va configurando e agli stessi fenomeni mentali che condizionano le azioni dei suoi protagonisti, portando le sue assunzioni alle conseguenze logiche più estreme.

Anche Permutation City (Permutation City, 1994) è un romanzo pieno di concetti originali e affascinanti. Nonostante sia ormai molto difficile inventare qualcosa di nuovo nel campo della fantascienza Egan sembra avere a disposizione una riserva incredibile di idee.

Ambientato ancora una volta verso la metà del ventunesimo secolo (come Quarantine e il successivo Diaspora) Permutation City riprende le tematiche cibernetiche già intraviste in Quarantine. Potremmo anzi affermare che qui Egan dimostri di avere assimilato e rielaborato alla sua maniera gli stilemi e i canoni del cyberpunk di Gibson e Sterling, riformulando in modo originalissimo la fondamentale questione della natura della realtà e della realtà virtuale all’interno della teoria della «polvere cibernetica»: il concetto chiave alla base del romanzo, che fa da spunto anche al successivo Diaspora, è quello del «download», dello «scaricare» la mente umana con le sue sinapsi all’interno della memoria di un computer. A parte la «sospensione dell’incredulità» che richiede l’accettazione da parte del lettore di una simile teoria, Egan ci presenta uno scenario di esseri umani e «copie» computerizzate e «scaricate» ben delineato e abbastanza plausibile. Il romanzo naturalmente presenta anche un’altra serie di temi, di minore importanza ma comunque affascinanti, tra cui va citato in particolare quello dell‘auto verse, un software che permette il controllo completo sul proprio mini-universo virtuale, ed è capace di modellare oggetti complessi come i batteri, fino al livello basilare dei singoli atomi.

La parte umana in realtà non è sviluppata eccessivamente: come in gran parte della vecchia fantascienza tecnologica i personaggi sono solo i veicoli delle idee, tanto che a volte si ha l’impressione che Egan faccia una divulgazione scientifica troppo evidente attraverso le parole dei suoi protagonisti, tutti eruditi e intelligenti.

In Distress (1995), ambientato ancora una volta nel nostro vicino futuro (siamo nel 2055), l’evoluzione narrativa di Egan presenta una piccola svolta; per la prima volta, pur mantenendo l’accento sui toni scientifici, l’autore dimostra maggiore interesse per la psicologia dei personaggi, un interesse che assumerà toni più netti e narrativamente compiuti soltanto in questo Teranesia.

Andrew Worth è un giornalista scientifico in un mondo di ignoranti. Incaricato di preparare un servizio sulla studiosa di fisica quantistica Violet Mosala, Worth lascia Sydney e il suo matrimonio (ambedue in rovina) per stabilirsi a Stateless, un’utopia di stampo anarchico costruita su un’isola del Pacifico attraverso l’uso di biotecnologie piratate. Mentre il mondo sembra in preda a una terribile epidemia di stress ansioso (Acute Clinical Anxiety Syndrome, cioè Distress), la Mosala e Stateless vengono fatti oggetto di trame e attacchi misteriosi.

Complesso e avvincente, Distress è uno dei migliori romanzi prodotti da Egan: ricco al solito di idee nuove, con protagonisti finalmente ben delineati, Distress contiene molte riflessioni significative sul ruolo sociale della scienza e sugli impatti della tecnologia sulla vita quotidiana.

Anche in Diaspora (1997) Egan continua la sua esplorazione della condizione «digitale», vale a dire dell’umanità cibernetizzata nelle forme più svariate. L’umanità si è infatti evoluta in tre gruppi distinti. I programmi software dotati di coscienza e autodeterminazione sono i «cittadini» veri di questa civiltà, esseri umani immortali, digitali e asessuati sviluppati da un seme mentale in una vasta rete di sonde, satelliti e server che collegano in un unico paesaggio globale (l’insieme delle «polis») l’intero sistema solare. Altri hanno scelto invece la forma di «gleisnen», corpi robotici rinnovabili a piacimento, per rimanere in contatto con il mondo fisico della forza e dell’attrito. Molti di questi ultimi hanno abbandonato per sempre il sistema solare a bordo di astronavi dotate di motori a fusione nucleare. E infine ci sono i reietti, i «fleshers», gli uomini ancora in carne e ossa abbandonati e rintanati nelle giungle terrestri, alcuni addirittura regrediti alla forma scimmiesca, altri come forme libere che sguazzano nei mari o svolazzano in aria.

Ma la compiacenza dei cittadini nei confronti dei «fleshers» viene distrutta quando un disastro cosmico imprevedibile colpisce questi ultimi, e rivela la possibilità che le «polis» stesse possano essere in pericolo per colpa di bizzarri processi astrofisici che sembrano violare le leggi fondamentali della natura. Il disastro cosmico costringe i tre gruppi di umani a formare un’alleanza per esplorare l’universo in cerca di possibilità sconosciute, e forse inconoscibili, per fermare la catastrofe incombente.

La notevole capacità di Egan nel rendere immediata e comprensibile la difficile materia delle teorie fisiche e nel creare personaggi originali che sembrano allargare con vibrante simpatia la definizione di umanità, portano a risultati eccezionali e alla creazione di un’avventura galattica che ha pochi eguali nell’attuale fantascienza e che richiama alla mente i migliori sforzi di Greg Bear, Larry Niven o Gregory Benford.

Un importante riconoscimento al suo talento e alla sua crescente popolarità giunge nel 1999, quando il suo romanzo breve Oceanic (apparso su Isaac Asimov SF Magazine nell’agosto del 1998 e pubblicato in Italia come Ilculto degli oceani nel volume Strani Universi 2 della Nord, e poi ristampato dalla Delos) viene consacrato con il premio Hugo quale migliore ‘novella’ dell’anno passato. Si tratta di un’opera fantasiosa e avvincente, ambientata su un mondo di grandi oceani dove la vita umana si svolge praticamente sempre sul mare e su enormi barche e in cui vige un bizzarro culto religioso. È un’opera che ricorda vagamente Pianeta d’acqua (The Blue World), uno dei migliori romanzi del grande Jack Vance (apparso molto anni fa in Italia nella collana Futuro della Fanucci).

Un’ulteriore svolta nell’evoluzione letteraria di Egan avviene con questo Teranesia (1999), accolto con grandi plausi da tutti i critici del settore. Teranesia dimostra  finalmente che Egan è in grado di raggiungere la perfetta sintesi tra trama, concetti scientifici e descrizione dei personaggi. Teranesia è infatti l’umanissima storia di due indiani orfani che hanno la fortuna di vivere la loro infanzia, assieme ai genitori (due biologi), su un paradiso tropicale, un’isola tutta per loro: come nelle fiabe e nei sogni di tutti i bambini, Prabir Suresh (nove anni) e sua sorella Madhusree (due anni) hanno a disposizione un regno inesplorato da popolare con mostri immaginari più strani di ogni animale selvaggio. Le inesplicabili mutazioni biologiche delle farfalle che popolano l’isola e che hanno spinto la famiglia a raggiungere questo angolo remoto del pianeta (le Molucche del sud) non influenzano più di tanto la vita di Prabir, impegnato a divertirsi tra le spiagge e le giungle dell’isola. Quando però la guerra civile sconvolge l’Indonesia anche questo paradiso dovrà scomparire, e la vita di Prabir cambierà profondamente.

Profondo e toccante, scritto in una prosa possente e a tratti addirittura lirica, Teranesia rappresenta a nostro avviso il capolavoro di Greg Egan, un’opera che dimostra come la fantascienza tecnologica e di idee sappia produrre, quando dietro c’è un grande autore, storie ricche e coinvolgenti anche dal punto di vista umano.