The man in the high castle, baci rubati sotto un cielo nazista

Per quanto concerne le serie tv ispirate a Philip K. Dick merita di sicuro un occhio di riguardo Electric dreams, con le sue dieci storie tratte da dieci racconti del celebre scrittore americano. Ma c’è un’altra serie che nel recente periodo ha fatto molto parlare di sé. Questa serie è The man in the high castle, ispirata all’omonimo romanzo di Dick che in Italia è conosciuto come La svastica sul sole.

La storia è ambientata prevalentemente negli Stati Uniti degli anni Sessanta, venti anni dopo una Seconda guerra mondiale che ha visto come vincitori i nazisti e i giapponesi. Viene così servito agli spettatori un mondo alternativo distopico mostrato sotto una pellicola a colori ma al limite del bianco e nero sia per rievocare le atmosfere dell’ultimo conflitto globale sia per dare un tocco di cupezza all’intera opera.

Qui gli abitanti degli Stati Uniti, piegati dallo strapotere nazista e spartiti territorialmente coi giapponesi, organizzano una forma di resistenza con attentati e azioni mirate. Non ultimo, l’azione dei resistenti è rivolta a recuperare, in combutta con il cosiddetto “uomo nell’alto castello”, alcuni film rappresentanti a volte una storia alternativa, come quella pellicola in cui viene mostrato che a vincere la guerra sono gli Alleati e non i nazisti.

I video, quando non sono una speranza di un mondo migliore (se lo mostra il film allora può accadere anche in quella realtà) offrono delle immagini guida per le azioni della resistenza: per quanto i film siano apparentemente inventati, hanno sempre un fondo di verità, mostrano alcune delle infinite realtà possibili.

In un tale contesto viene introdotto in modo consistente un elemento apparentemente fuori tema: il bacio. Sotto un cielo nazista i baci fioccano a non finire. Baci di ogni genere, etero, tra uomini, tra donne, baci casti tra ragazzini. Baci che potrebbero essere molto banalmente la tanto utile variabile “sesso e amore” messa lì per intrattenere il pubblico ma che in una simile ambientazione potrebbero rappresentare anche qualcosa di più, una trasgressione e una speranza in un mondo distopico e repressivo.

In definitiva The man in the high castle è il risultato ben riuscito dell’unione di generi tipici della narrazione fantastica, l’ucronia (storia alternativa) e i mondi paralleli. Due temi che sono diversi tra loro ma che a pensarci bene formano una più che logica accoppiata.