UCZ #081 – Futuro in trance (Solo il mimo canta…), di Walter S.Tevis

“Mockingbird” è stato pubblicato in Italia dalla Nord col titolo “Solo il mimo canta al limitar del bosco” e dalla Mondadori col titolo “Futuro in Trance”.

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Un romanzo davvero toccante, una scrittura semplice, leggera ed una sottile poetica. Durante la lettura, a tratti, mi ha ricordato alcuni passaggi di Simak.
Ci sono scene splendide. L’argomento trattato, poi, è realmente attuale, e forse oggi lo è ancora di più di quando il romanzo fu scritto, dunque è facile entrare nella storia e provare le belle e le brutte sensazioni evocate dal testo.

 

– Spoilero poco poco-
In un futuro non ben definito (siamo circa nel 2400, ma essendo stato abolito il calandario intorno al 2150, non esistendo più giorni, mesi ed anni ma generici “gialli”, “rossi” e “blu”, non si può stabilire esattamente una data). L’umanità è quasi estinta: gli esseri umani sono pochi e non si possono riprodurre, vivono in uno stato di trance indotto dalle droghe e dall’addestramento praticato all’interno dei Centri del Sonno. Gli umani non praticano più nessuna attività produttiva, siamo alla morte della curiosità intellettuale, e tutto è delegato ai Robot (che per lo più sono robot “idioti”, cioè programmati e senza capacità cognitive, nè potere decisionale, nè capacità di adattarsi eccetera), dalla gestione della politica all’ amministrazione delle città ed all’addestramento degli umani.
Gli umani non interagiscono più tra loro; sono addestrati alla serenità (alienazione), all’esercitazione della privacy e della cortesia obbligatoria, drogati con i “sopor” ed educati ad “abbandonarsi allo schermo” (TV e simili), nessun contatto se non per motivi sessuali e solo ed esclusivamente sesso veloce perchè “il sesso in fretta è meglio“, non hanno nulla da fare perchè sono serviti dai robot (ma “i robot dicono servire come se fosse comandare“), l’addestramento porta all’individualismo assoluto ed ad una “perfezione mentale” guidata chimicamente. Vanno avanti per inerzia e senza entusiasmo: il tasso di suicidi è elevatissimo.
Non si studia più. Ancora peggio: nessuno più è in grado di leggere (“La lettura è la partecipazione totale e sottile di idee e sentimenti con mezzi subdoli. E’ una grave violazione della privacy e della costituzione della terza, quarta e quinta era.”)

E proprio da qui parte il percorso di crescita, anzi di rinascita, dei due protagonisti umani del romanzo: Bentley e Mary Lou.
Bentley, grazie a fortuite coincidenze, impara a leggere e viene in possesso di vecchi libri e film muti sottotitolati. Conosce Mary Lou ed insegna tutto anche a lei.
I due sono accompagnati da Spofforth, un robot di serie Nove, la più evoluta, il cui cervello è la clonazione di un cervello umano privato dei ricordi.
-Fine spoilerino-


Non riveliamo altro della trama…ho già spoilerato abbastanza.
Il romanzo è pervaso da un senso di tristezza ed abbandono che ricopre tutto: le città semi-abbandonate e decadenti, gli uomini e gli stessi robot.
Bentley seguirà un percorso che lo porterà (e ci porterà) a scoprire le cose belle della vita, le bellezze del creato (“..scenderò e guarderò il sole che sorge sull’oceano. Mio dio come può essere bello il mondo!”) e le principali prerogative dell’essere umano, prerogative che gli erano state tolte, rubate insieme alla voglia di vivere: l’amore, la condivisione, la curiosità, il libero arbitrio; ma anche, non meno importanti, il senso della famiglia, l’amicizia, la rabbia, il piacere del cibo e la bellezza di un corpo sano.
Qualcuno dice che questo romanzo è una distopia piuttosto pessimistica, ho sentito parlare addirittura di “inno al suicidio”…
…personalmente invece, nonostante la tristezza che attraversa le pagine del romanzo, lo trovo fortemente ottimistico, un “inno alla vita”. Durante la lettura riusciamo a mettere da parte e dimenticare la tristezza perchè si fanno strada quei valori fondamentali del nostro essere “umani”.
Tevis attraverso questa distopia estremizza i mali e le pessime abitudini dell’uomo del ventesimo secolo (ancora più estreme in questo inizio del ventunesimo…) e l’effetto che questi hanno sulla società, evidenziando come certi cambiamenti radicali vengano posti in essere da piccole abitudini e modi di fare che subdolamente e spesso in punta di piedi entrano nella nostra vita, diventano parte della quotidianità per poi evolvere verso forme diverse più estreme e fortemente invasive, la cui “azione” è agevolata dal fatto che sono già presenti nella nostra vita (agiscono dall’interno) e che quindi non trovano nessun tipo di difesa da parte nostra; siamo pressochè inermi e spesso inconsapevoli, lasciando andare ciò che dall’alba dei tempi ha caratterizzato, definito, plasmato, rinforzato il nostro essere e che ha permesso l’evoluzione e la continuazione della nostra specie per “abbracciare” valori frivoli, falsi dei, gioie illusorie, spesso isolandoci, chiudendoci in noi stessi e prestando ascolto solo ai nostri bisogni, quei bisogni che  non vengono da noi ma da quell’addestramento che quotidianamente subiamo quando la “curiosità intellettuale” va spegnendosi e (seppure non confinati in un Centro del Sonno) un certo stato di trance si impossessa di noi e, ancora più fortemente, dei nostri figli…del nostro futuro.
Forse in alcuni momenti siamo ancora in grado di vedere che tutto ciò che ci circonda, sempre più spesso dice “servire” come se fosse comandare”.
Tevis ci mostra la bellezza e l’importanza di valori che, dopo aver dato per scontato, abbiamo quasi accantonato (e che a volte perdiamo) ma che riusciamo ancora a sentire nostri. E viene voglia di riappropriarsene, anche se dovremo lottare per riappropriarcene; e se da soli non riusciremo a farlo allora dovremo rivolgerci a chi può insegnarci qualcosa, metterci in contatto con i morti.
“Qualunque cosa possa accadermi grazie a Dio so leggere, e sono veramente entrato in contatto con le menti di altri uomini.
Vorrei poter scrivere queste parole anzichè dettarle. Perchè deve essere stato il fatto di scrivere, non meno che leggere, a darmi questo senso fortissimo della mia nuova personalità….
Tutti quei libri, anche quelli noiosi e quasi incomprensibili, mi hanno fatto capire più chiaramente che cosa significa essere umano. E ho imparato dal senso di soggezione che provo a volte quando mi sento in contatto con la mente di un’altra persona morta da molto tempo e so di non essere solo su questa Terra. Ci sono stati altri che hanno provato ciò che io provo e, a volte, sono riusciti a dire l’indicibile. “Solo il Mimo canta al limitar del bosco”. “Io sono la via e la verità e la vita. Chi crede in me, anche se muore, vivrà”. “La mia vita è leggera ed attende il vento della morte, come una piuma sul dorso della mia mano”.