UCZ #132 – Il pozzo dei mondi, di Henry Kuttner

Verso la fine degli anni quaranta e l’inizio degli anni cinquanta Henry Kuttner raggiunse l’apice della sua popolarità. Da solo, o assieme alla moglie, Catherine Lucille Moore, Kuttner produsse una serie impressionante di racconti e romanzi che va da classici della fantascienza come Furia e Mutant (la serie dei Baldies) a opere più avventurose nella vena di Edmond Hamilton e Abraham Merritt, come Valley of the Flame, Earth’s Last citadel,  The Dark World e questo Il pozzo dei mondi (The Well of the Worlds) che Giuseppe Lippi ci ripropone nell’Urania Collezione di questo mese di gennaio.

Si tratta di un romanzo godibile, forse leggermente datato ma comunque dignitoso. Va preso, a mio avviso, come un omaggio a questo grande scrittore e a un’epoca lontana della fantascienza. Chiamarlo “capolavoro” sarebbe senz’altro fuori luogo, ma mi pare che nessuno si sia mai sognato di farlo…L’oculata recensione del nostro Arne Saknussemm ci sembra cogliere alla perfezione lo spirito di questa ristampa.

L’Urania Collezione di questo mese riporta nelle edicole e nelle nostre librerie un autore che meriterebbe una rivalutazione ed una riscoperta, un autore che ha prodotto tanto tra romanzi, romanzi brevi e racconti, molti dei quali mai tradotti in Italia, un autore che ha lasciato il segno nella SF; parliamo di Henry Kuttner.

E il nome di Kuttner è indissolubilmente legato a quello di Catherine Lucille Moore, sua moglie, nonchè a quello di Lewis Padgett, Lawrence O’Donnell ed almeno un’altra decina di pseudonimi dietro i quali si celavano i coniugi Kuttner.

I 2 scrivevano infatti a 4 mani e la simbiosi era totale, tanto che loro stessi, una volta finito di scrivere un racconto, non ricordavano più chi avesse scritto cosa. L. Sprague De Camp , loro buon amico, dichiarò che spesso uno terminava il foglio lasciato dall’altro nella macchina da scrivere. Basti pensare che tutti i loro lavori posteriori al 1940 sono assegnati per convenzione ad entrambi gli autori.

I due si completavano anche dal punto di vista stilistico: la Moore più sensibile ed attenta ai personaggi ed alla loro psicologia, interessata alla metastoria, e Kuttner più diretto e portato per storie vorticose e dal ritmo veloce.

Nei primi anni ’40 la coppia, sotto lo pseudonimo di Lewis Padgett, la faceva da padrona sulle pagine delle riviste americane di SF e Fantasy ed erano molto amati dal pubblico.

Entrambi membri del “Lovecraft Circle”, erano abilissimi nel campo del Fantasy e dell’Horror, oltre che nella SF, e spesso mesolavano tra loro questi generi.

Il romanzo appena uscito in edicola è “Il pozzo dei mondi” (The Well of the Worlds, 1952).

Come dicevamo, non è dato sapere quanto abbia contribuito la Moore nella stesura di questo romanzo, ma è certo che ritroviamo in pieno il classico stile di Kuttner: un mix di fantascienza e fantasy, un rapido sviluppo della storia, senza cadute di ritmo, senza tregua, e la scienza usata in maniera molto particolare, ingegnosa ed originale: basti pensare che in questo romanzo Kuttner, partendo dai concetti base della fisica nucleare (ovviamente parliamo del ’52, quando questa branca della scienza era ancora agli inizi) arriva ad immaginare una razza che è “isotopo” della razza umana, ma derivante dalla fissione di una razza originale, ed immagina una divinità/forma di energia che altro non è che una metafora dell’energia che eccita gli elettroni di un atomo e li porta su orbitali più esterni rendendoli spesso instabili … insomma concetti che non calzano molto bene in quelle che sono le attuali conoscenze nel campo della chimica e della fisica nucleare (nonchè quantistica), che contribuiscono a rendere particolarmente datato questo romanzo, ma grazie ai quali Kuttner riesce comunque a costruire una storia originale ed affascinante.

A questo Kuttner mescola la teoria degli universi paralleli e la storia è servita.

Il romanzo ha per protagonista Clifford Sawyer, investigatore privato che lavora per conto di una multinazionale. Sawyer viene catapultato in un mondo parallelo al nostro e si trova coinvolto, suo malgrado, in una rivolta ed in una feroce lotta per il potere. Per di più Sawyer non può tirarsi indietro perchè dall’esiso di questi conflitti dipende il destino della Terra e dell’intero universo, ed anche perchè ha un piccolo meccanismo nella scatola cranica (impiantatogli da un losco terrestre che come lui viene trasportato nel mondo parallelo di Khom’ad) che potrebbe ucciderlo all’istante: l’unica alternateva che gli resta è quella di eseguire gli ordini che gli vengono dati.

Tutto questo occupa le prime 20-30 pagine del romanzo, un inizio che non da tregua al lettore, che ti tiene incollato alla pagina.

Poi ci sono due razze aliene, strane forme di energia, un mondo esotico e tanta azione ….

Molto bello anche il finale: ben congegnato, adrenalinico ed inquietante.

Ad onor del vero bisogna dire che il romanzo ha sì dei meriti ma è anche molto, molto datato; per la sua struttura e per gli argomenti che tratta risente in maniera pesante dei suoi 60 anni di vita; e se date un’occhiata ai vari commenti che si possono trovare in giro per la rete noterete come questi siano per lo più negativi.

Urania Collezione aveva gia pubblicato, tempo fa, un romanzo di Kuttner, il bellissimo “Furia” e personalmente credo che riproporre materiale dell’autore sulla stessa collana sia un merito: un piccolo passo verso la riproposta/riscoperta di un autore fondamentale ma trascurato.

La scelta del titolo è discutibile ?

Mah… probabilmente si.

Probabilmente, visto l’esiguo numero di pagine del romanzo, sarebbe stato bello se in appendice avessero aggiunto alcuni racconti di Kuttner; i racconti sono probabilmente la parte più interessante della produzione di questo autore e sono certamente quelli che reggono meglio il peso del tempo.

Probabilmente sarebbe stata più interessante la riproposizione de “I robot non hanno la coda” o di “Il Twonky, il Tempo e la Follia“, e personalmente mi auguro che queste raccolte possano comparire prima o poi sulle pagine di Urania Collezione. Certamente sarebbe bello se venisse tradotto in italiano qualcosa di inedito, pescando dal corposo catalogo dell’autore.

Credo comunque che qualcuno tra i giovani lettori di SF si godrà questo breve romanzo e andrà a cercare le altre opere di Kuttner.

E probabilmente anche qualcuno tra i lettori più smaliziati passerà piacevolmente un paio d’ore leggendo questo romanzo che è certamente gradevole ed originale e che va letto come se fosse una favola fantasy-scientifica senza troppe pretese.