UCZ #139 – L’odissea del superuomo, di Charles L. Harness

Il volume di Urania Collezione uscito questo mese in edicola è una vera chicca. Da non perdere! Si tratta di una celebre antologia di Charles L. Harness intitolata “L’Odissea del Superuomo” (The Rose), uscita nel 1966 e tradotta in italiano da Antonio Bellomi per “Galassia – La Tribuna”, che lo ha pubblicato nel febbraio del 1970 (l’antologia fu ristampata su un Bigalassia nel 1976 e adesso,a distanza di 38 anni, viene riproposta da Urania).

L’antologia contiene un romanzo breve e 2 racconti:

L’Odissea del Superuomo (The Rose, 1953)

I Giocatori di scacchi (The Chessplayers, 1953)

La Nuova Realtà (The New Reality, 1950)

“L’Odissea del Superuomo” (The Rose, 1953) è probabilmente una delle storie più strane che abbia mai letto, un gioiellino che ricevette la nomination al Retro-Hugo Award nel 2004. Originariamente apparso su una piccola rivista inglese, Authentic Science Fiction Monthly (n.31, March1953), questo romanzo breve rimase nell’oblio fin quando Michael Moorcock non decise di ripubblicarlo, nel 1966, insieme ai due racconti suddetti (negli USA il romanzo uscirà solo nel 1969).

“L’Odissea del Superuomo” è un’opera fortemente simbolica, che poggia le sue basi sul famoso racconto di Oscar Wilde “L’Usignolo e la Rosa”, ed ha anche una forte impronta autobiografica (difatti il fratello di Harness, studente di belle arti, morì all’età di 26 anni a causa di due tumori al cervello). Il testo, se consideriamo che è stato elaborato negli anni ’50, è atipico: ricorda infatti più le opere sperimentali degli anni ’60 e ’70 che non la SF di quegli anni.

In questo romanzo breve Harness affronta il tema del superuomo, dell’evoluzione della razza umana sotto una luce assolutamente non scientifica: mette in scena un dualismo poco credibile tra scienza ed arte, ed è proprio grazie all’arte che l’Homo sapiens riesce ad evolvere in Homo Superior; la storia effettivamente non ha nessuna base scientifica e può risultare strampalata (molti lettori non hanno apprezzato questa antologia proprio per questo motivo). Quando leggiamo di come il protagonista disarmi un assassino grazie ad una musica in 5/4 o di come la protagonista sfugga ai suoi inseguitori grazie alla teoria dei colori complementari, o ancora di come le arti abbiano sempre anticipato, nella storia dell’uomo, le scoperte scientifiche … effettivamente qualcosa in noi si ribella; anche i protagonisti di questo romanzo lasciano perplessi: sono figure poco caratterizzate che spesso agiscono in maniera incomprensibile.

Eppure …. eppure questa storia è intrisa di romanticismo, è a tratti struggente, ci coinvolge e ci risucchia in un vortice di avvenimenti e di assurdità (a tratti ricorda la kaleidoscopicità del Bester di “The Stars my destination” e c’è chi accosta Harness a Van Vogt proprio per le sue trame caotiche e poco coerenti dalle quali emergono però forti idee), e sopratutto accende i riflettori sull’animo umano e piega l’universo e le sue leggi alla forza dell’umano pensiero. Un romanzo breve assolutamente unico, assolutamente da leggere, nonostante i suddetti difetti.

“L’Odissea del Superuomo” ha diversi punti di contatto con il racconto che chiude l’antologia, ovvero “La Nuova Realtà”(The New Reality, 1950). Anche in questo racconto l’intero universo e le sue leggi si piegano davanti alla potenza del pensiero umano e l’evoluzione dell’uomo condiziona l’essenza del mondo fisico così come lo conosciamo.

“La Nuova Realtà” rivisita il mito della creazione (Brian Stableford l’ha definita la migliore storia di SF su Adamo ed Eva): il dottor Luce (Lucifero ??) ha messo a punto una nuova teoria scientifica e si appresta a disintegrare un fotone. La scomparsa di un fotone dall’universo provocherebbe profondi mutamenti nell’universo stesso, le vecchie leggi cadrebbero e l’uomo si ritroverebbe in un universo “alieno”, indecifrabile, inconoscibile, nel quale la quarta dimensione (il tempo) verrebbe meno. Il dottor Luce distruggerebbe così l’universo “einsteniano“. I nostri “Adamo ed Eva” cercheranno invece di impedire che il dott. Luce metta a punto il suo esperimento…

La storia evolve in maniera superba, ma per evitare di rovinarvi la lettura non racconto nient’altro; aggiungo solo che questo racconto da solo vale l’acquisto del volume. Bellissima (seppure scientificamente infondata) la dissertazione di Prentiss (il nostro Adamo) volta a dimostrare che “l’universo è opera dell’uomo”, che la Terra era davvero piatta ai tempi di Ecateo e solo in seguito divenne rotonda, che la materia era davvero indivisibile finché non “inventammo” le particelle subatomiche, che Berzelius ebbe ragione fin quando Mendeleev non creò la sua tavola periodica, che le teorie evoluzionistiche di Aristotele erano corrette ma poi tutto cambiò quando Darwin espose la teoria dell’evoluzione delle specie, che l’universo iniziò ad esistere quando comparve l’uomo e prima era il nulla: “il cosmo arriva e parte con la mente dell’uomo”, cioè i noumeni fondamentali sono sempre stati là ma il “cosmo”, o la “realtà”, è semplicemente la versione dell’uomo dell’universo assoluto noumenale.

Un racconto splendido, che metto tra i migliori che abbia mai letto.

Il terzo racconto di questa antologia, “I Giocatori di scacchi” (The Chessplayers, 1953) è a mio avviso un racconto poco più che gradevole, ben scritto ma senza particolari pretese; niente di particolare.

Consiglio caldamente questa splendida antologia per i 2 gioielli che essa contiene e anche perchè, insieme al famoso romanzo “Paradosso Cosmico” (Flight into yesterday, 1953, uscito ad Aprile del 2012 su Urania Collezione) rappresenta il meglio di quanto Harness ha fatto nei primi anni di attività.

Due parole infine sull’autore. Charles Leonard Harness non gode di grande fama ma è un autore meritevole e che andrebbe riscoperto, un autore particolare con uno stile tutto suo che con una manciata di opere ha lasciato il segno. Più volte in lizza per i premi più prestigiosi del settore (Hugo, Nebula, Locus…), tra le sue opere ricordiamo, oltre al già citato “Paradosso Cosmico“, “Ritornello” (The Ring of Ritornel, 1968), “Se un nuovo orizzonte…” (The Catalyst, 1980), “Astronave senza Tempo” (Firebird, 1981), “Corridoi del tempo” (Krono, 1988) e “Sogni pericolosi” (Lurid dreams, 1990). Purtroppo solo una piccola parte della narrativa breve di questo autore autore è stata tradotta in italiano e sarebbe bello se un’antologia del calibro di “An ornament to his profession” venisse tradotta.

Come disse Moorcock “Harness in fondo parla dell’umanità quale essa è, non come dovrebbe o potrebbe essere e la sua narrativa rappresenta ciò che così poca SF è davvero: un modo romanzesco di affrontare idee complesse e i problemi astratti dell’esistenza, cercando di gettarvi nuova luce…..la stravaganza della sua opera può oscurare i temi più profondi….ma il lettore che si aspetta qualcosa di più lo troverà, perché se Harness non ha più di tanto da dire sull’uomo come personaggio, ha invece moltissimo da dire sulla sua condizione“.

Quella di Harness è una SF profondamente toccante, visionaria, ricca di idee, irrazionale ed atipica; riesce a toccare le corde dell’anima. Una lettura che lascia il segno, un autore che va scoperto (o riscoperto).

“L’Odissea del Superuomo” di Charles L. Harness, traduzione di Antonio Bellomi, Ed. Mondadori – Urania Collezione n.139 Agosto 2014; Copertina di Franco Brambilla, 180 pp. Disponibile anche in ebook.