UCZ #140 – I visitatori, di Clifford D. Simak

Clifford Donald Simak (Millville, 3 agosto 1904 – Minneapolis, 25 aprile 1988) è uno di quegli autori unanimemente riconosciuti come i padri della fantascienza, protagonisti di quell’esaltante periodo denominato “eta’ d’oro della fantascienza” (the golden age of science fiction).

Simak esordisce nel 1931 con il racconto “Il mondo del sole rosso” (The world of the red sun, 1931) pubblicato su “Wonder Stories“, ma è solo nel 1937 che incomincerà a pubblicare regolarmente i suoi racconti e romanzi, diventando un collaboratore fisso della famosa e seminale rivista di fantascienza “Astounding Stories“.

Sotto la direzione e supervisione di John W.Campbell, “Astounding” cambierà il volto della fantascienza americana e definirà i canoni del genere, potendo contare sulla collaborazione di autori del calibro di Clifford D. Simak, Isaac Asimov, Jack Williamson, Alfred E. Van Vogt, Robert A. Heinlein ed Edmond Hamilton.

L’ “Astounding” di Campbell cambierà la fantascienza da fenomeno “pulp” a genere più impegnato, con caratteristiche ben precise, fondata sulle evidenze scientifiche, l’estrapolazione e la speculazione, il “sense of wonder” ed una storia lineare ed avventurosa.

Asimov formula le sue tre leggi della robotica, Heinlein dà inizio alla sua “storia futura”, la Space Opera e la Hard SF evolvono rispetto alle forme più ingenue del periodo “pulp” verso una forma più adulta che concede pari dignità alla parte fantastica ed a quella scientifica.

In questo scenario Simak si distingue per la particolarità della sua opera e dei temi trattati. Simak evoca il “sense of wonder” senza far ricorso ad astronavi, a colossali battaglie spaziali o ad incredibili scenari alieni; al contrario la sua è una fantascienza intimista, che muove da situazioni quotidiane nelle quali l’elemento alieno altro non è che uno specchio nel quale l’Uomo vede riflesso se stesso, una fantascienza umanistica, fondamentalmente legata all’etica. Le sue storie si svolgono molto spesso tra gli scenari rurali del midwest (dove Simak è nato e cresciuto), hanno un sapore bucolico e fanno spesso riferimento ai valori ed alle tradizioni focalizzandosi principalmente sul fattore umano piuttosto che su quello tecnologico. Questi scenari campestri, le atmosfere intime e rarefatte e le sottili suggestioni che Simak riesce ad evocare fanno da perfetta scenografia al dramma dell’uomo al cospetto di un immenso universo sconosciuto; un universo che lo mette di fronte a se stesso, faccia a faccia con le sue ansie, le sue paure, le sue credenze e convinzioni, i suoi sogni e le sue aspirazioni, la sua forza e le sue debolezze, le sue certezze ed i suoi dubbi, faccia a faccia con la sua parte piu intima ed onesta.

Simak ha ricevuto i maggiori premi del settore e nel 1977 è stato insignito del Grand Master Award alla carriera.

In occasione del 110mo anniversario della nascita di Simak, Urania rende omaggio al grande scrittore di Millville pubblicando un suo romanzo del 1979, “I Visitatori” (The Visitors).

Secondo la critica “I Visitatori” è un romanzo secondario all’interno della produzione di Simak, non accostabile a capolavori come “Anni senza fine” (City, 1952), “L’anello intorno al Sole” (The ring around the sun, 1953), “La casa dalle finestre nere” (Way Station, 1963) o “Oltre l’Invisibile” (Time and Again, 1951); personalmente lo reputo un ottimo romanzo, e a mio avvisio non sfigura davanti ai suddetti capolavori.

I Visitatori” è un’opera molto gradevole, scritta nel solito stile scorrevole e semplice di Simak, ed offre un’affascinante vicenda che ci regala alcune ore di piacere, nonchè interessanti spunti di riflessione sui cambiamenti avvenuti nell’umanità e nell’animo umano (gli ultimi romanzi di Simak hanno spesso una visione pessimistica dell’uomo; l’autore sembra perdere la fiducia che riponeva nell’essere umano e nella possibilità di una fratellanza cosmica). Questo lavoro non ha quell’aria favolistica che contraddistingue molte delle opere di Simak: è un’opera più oscura e ci mette di fronte ad una delle razze aliene più memorabili mai incontrate finora: enormi parallelepipedi neri composti da una forma sconosciuta di cellulosa che sopporta una pressione di diverse tonnellate per centimetro quadrato e la cui struttura esterna è simile ad una sorta di roccia organica, creature capaci di assorbire e trasformare qualsiasi tipo di energia esterna. I visitatori sono una razza incomprensibile e la loro presenza metterà a repentaglio l’intero sistema socioeconomico delle Nazioni del mondo. Fin dalle prime pagine Simak apre un certo parallelismo tra questa strana invasione aliena e la conquista delle terre del Nord America ad opera dell’uomo bianco: cosa succede quando due razze profondamente diverse entrano in contatto? È possibile comunicare? Uno dei protagonisti del romanzo afferma: “Quando due culture così lontane si scontrano, una delle due inevitabilmente riceve dei danni, forse tutte e due. Le migliori intenzioni non contano”, ma nello stesso tempo i visitatori obbligheranno la razza umana a rivedere il proprio stile di vita, uno stile di vita che sembra averla condotta in un vicolo cieco, una vita votata al denaro, un’esistenza subordinata al potere economico e controllata dal potere politico…”…forse il nostro modo di vivere è sbagliato? Ci siamo trascinati nell’errore per troppo tempo ormai? Forse, risalendo il corso del tempo, riusciremo a individuare dov’è che abbiamo sbagliato. Da qualche parte, nella storia, c’era un vicolo cieco e noi lo abbiamo imboccato. Ci siamo talmente abituati ai nostri errori da considerarli la cosa giusta.“. Queste interessanti considerazioni morali ed il tentativo di stabilire un contatto intimo tra due razze così diverse affiorano tra le righe di una storia piena di suspance che si fa leggere tutta d’un fiato, resa estremamente veloce e dinamica da un montaggio quasi cinematografico; il romanzo è infatti formato da 57 brevi capitoli, e ogni capitolo ci porta in una differente location. Ci sposteremo continuamente tra Lone Pine (il paese dove atterra il primo visitatore), Minneapolis (dove ha sede il giornale che casualmente si viene a trovare al centro di questa vicenda, il Tribune; e guarda caso Simak ha lavorato per 40 anni al Minneapolis Star and Tribune), Washington D.C. (dove seguiremo cio che succede alla Casabianca e nelle stanze del potere), lo “Spazio” (dalle stazioni orbitanti si cerca di controllare lo sciame dei visitatori), l’università del Minnesota (dove alcuni scienziati studiano la struttura fisica dei visitatori), diverse località nell’Iowa e nel Wisconsin, un aereo in volo; seguiremo le conferenze stampa nazionali dei portavoce della Casabianca e le reazioni delle altre Nazioni della Terra.

Una storia che non concede tregua ed un montagio agile e originale, degli alieni indimenticabili, la piacevolissima prosa di Simak, interessanti riflessioni e un finale aperto, per niente scontato (e fortemente inquietante), che può essere interpretato in diverse maniere fanno di questo romanzo un piccolo gioiello che consiglio a tutti di leggere prima di catalogarlo come “opera minore” perchè potrebbe riservare diverse piacevoli sorprese.

“I Visitatori” (The Visitors, 1979) di Clifford D. Simak, traduzione di Giuseppe Lippi, copertina di Franco Brambilla; Mondadori, Urania Collezione n.140, settembre 2014. Disponibile anche in ebook.