Un altro mondo, di Jo Walton

Non penso di essere come gli altri. A un livello di base, molto profondo, intendo. Non è soltanto perché sono la metà di due gemelle, leggo un sacco e vedo le fate. Ciò che non è normale è il modo in cui me ne sto da parte e osservo gli eventi come se fossero già accaduti; è una cosa utile per la magia, ma visto che di magie non ne farò più, questa qualità è sprecata.

 

Dalla seconda di copertina:

“Allevata da una madre instabile che si diletta di magia, Morwenna Phelps trova rifugio in due mondi: tra gli spiriti che dimorano nei siti industriali abbandonati, nella sua città natale in Galles, e nei romanzi di fantascienza, suoi fedeli compagni, grazie ai quali la sua mente viaggia libera. Quando sua madre proverà a corrompere quegli spiriti per fini oscuri, la ragazza sarà costretta a confrontarsi con lei in una battaglia magica. Fuggita in Inghilterra dal padre che conosce appena, Morwenna finisce in un collegio, dove, emarginata e sola, comincerà a dedicarsi alla magia a sua volta, in cerca di una cerchia di amici a lei più affini. Ma la sua magia attirerà anche l’attenzione della madre, trascinandola verso una resa dei conti che non può più essere rimandata…

Sorprendente, insolito e irresistibile, Un altro mondoè allo stesso tempo la storia di una ragazza che lotta per fuggire da un’infanzia difficile, un eccezionale diario dei primi incontri con i grandi romanzi del fantasy e della fantascienza moderni, e infine l’avvincente cronaca della fuga da un antico incantesimo.”

 

Questo romanzo ha dato molte soddisfazioni alla sua autrice, la gallese Jo Walton (classe 1964): Un altro mondo (Among Others, 2011) nella categoria miglior romanzo ha collezionato il Nebula Award nel 2011, lo Hugo Award e il British Fantasy Award nel 2012.

Grazie alla casa editrice Gargoyle ora è disponibile anche per il pubblico italiano.

Presentata sotto forma di diario, la storia si colloca cronologicamente tra il primo maggio del 1979 e il 20 febbraio 1980. In queste pagine, Mori (“Morwenna”) racconta la sua vita quotidiana di ragazza quindicenne: i difficili rapporti col padre e le zie, da poco conosciuti, l’arrivo in un collegio femminile della media borghesia inglese, la non facile convivenza con le altre ragazze, e soprattutto la gran quantità di romanzi di fantasy e fantascienza letti (sino a due in un giorno!) per non soccombere alla noia e al grigiore dell’esistenza. In realtà gli eventi più importanti sono già successi nell’infanzia che la ragazza ricorda nel diario, un’infanzia funestata da una madre squilibrata e dall’incidente che ha causato la morte della sorella gemella e la sua vistosa e dolorosa zoppia.

Nulla di straordinario, dal punto di vista del fantastico, se non che Mori vede le fate, creature eteree e bizzarre che, invisibili ai più, si aggirano tra boschi e ruderi industriali. Inoltre questa ragazza, intelligente e sveglia, è in grado di compiere incantesimi che possono mutare il corso degli eventi e proteggerla dalle magie della madre che, veniamo a sapere, in realtà è una strega ambiziosa.

Questi incantesimi non sono spettacolari. Spesso si tratta di piccoli gesti, apparentemente insignificanti, come gettare un pettine in una palude o mettere alcuni sassi sul davanzale di una finestra. In questo romanzo non c’è nulla di appariscente come formule o bacchette magiche. Anche di azione e avventura vera e propria ce n’è pochissima ed è concentrata nella parte finale.

Il principale desiderio della protagonista è trovarsi un karass, un circolo di persone che condividano i suoi stessi interessi. Ovviamente ci riesce: Mori scopre che il paese, in cui si trova il collegio, ospita anche un circolo di lettori appassionati di fantascienza che s’incontra regolarmente tutti i giovedì sera. In questo giro di persone Mori, oltre a discutere di romanzi e autori, troverà anche il primo amore. Più che la magia è la passione per i libri a esaudire il desiderio della protagonista.

Siamo di fronte quindi a un tributo, anzi a una vera e propria dichiarazione di amore verso la fantascienza e la fantasy, inserita nell’ambito del tradizionale racconto di formazione.

Saranno i libri di Tolkien, Le Guin, Delany, Vonnegut o Zelazny, letti e riletti, amati e assimilati, a condurre la giovane protagonista lungo un processo di guarigione, più psicologica che fisica, dalle ferite causate dalla perfida madre.

Un romanzo intelligente, appassionato, scritto con stile scorrevole (e ben tradotto), in cui non mancano abili ammiccamenti, specie all’opera della Le Guin, quelli forse che gli hanno fatto vincere così tanti premi, battendo la concorrenza di scrittori del calibro di China Miéville e George R.R. Martin.

 

Jo WALTON, UN ALTRO MONDO(Among Others, 2010), trad. di Benedetta Tavani, Gargoyle,334 pp., 2013.