Un’odissea marziana e altre storie, di Stanley G. Weinbaum

Morto di cancro a soli 33 anni, nel dicembre del 1935, Stanley Grauman Weinbaum riuscì comunque, nei suoi due anni di attività letteraria a rivoluzionare la fantascienza e soprattutto il suo modo di vedere gli alieni e di rapportarsi con loro. Già con il suo primo e più famoso racconto di fantascienza, Un’odissea marziana, pubblicato nel 1934, Weinbaum presentò creature intelligenti ma dalla psicologia incomprensibile all’uomo, superando il diffuso stereotipo degli alieni mostruosi e ostili all’umanità. Per la serie “riproposte di classici poco noti” Fabio F. Centamore ci parla oggi di Weinbaum e di una sua bella raccolta di racconti proposta dalla Nord molti anni fa’. Per chi volesse approfondire quest’autore così importante nell’evoluzione del genere consigliamo anche la recente antologia Volo su Titano (Fratini editore).

Dieci giorni all’inizio dell’esplorazione di Marte e succede l’imprevedibile. Dick Jarvis, ingegnere chimico, è scomparso nel nulla. Manca ormai da più di dodici ore, da quando si sono interrotti i contatti con il piccolo razzo da esplorazione che stava pilotando. Gli altri tre componenti della missione discutono come e dove cercarlo. Sembra un compito impossibile scovare un solo uomo sperduto nel vastissimo deserto marziano, senonché… (da Odissea marziana)

Venere è sempre stato un ambiente fin troppo ostile per i cercatori di alghe, soprattutto la faccia illuminata. Enormi distese di fanghi tossici e urticanti possono sbucare all’improvviso sotto i piedi, inghiottire uomini e abitazioni con incredibile velocità. E che dire della temperatura perennemente rovente? Per fortuna di “Ham” Hammond, con un bel paio di scarpe da fango ai piedi, si può arrivare lontano e forse ritardare il disastro… (da Il pianeta dei parassiti)

Il sistema di Giove non brilla per la tranquillità del clima. Caldo umido e torrido, indigeni minuscoli come ratti ma rissosi e, infine, la febbre gioviana che ti contagia all’improvviso. Ti sembra che tutto l’universo si sia capovolto, come in un prolungato, assurdo, sogno. E, proprio quando la realtà è uscita fuori dai cardini, ecco che ti piomba fra capo e collo una sconosciuta mai vista… (da La luna pazza)

Quasi una discesa nell’oltretomba l’esplorazione della faccia oscura di Venere. Il sole qui non arriva da miliardi di anni, l’aria è gelida e ventosa. Proprio quaggù si trovano le catene montuose più alte del pianeta, nell’impero delle ombre e del silenzio. Hammond e la moglie Patricia sembrano esseri del tutto fuori posto fra quelle montagne… (da I mangiatori di loto)

 

Mai autore fu meno conosciuto, citato, considerato importante per la letteratura fantascientifica. In questa raccolta Stanley Grauman Weinbaum (1902 – 1935) è presentato al meglio, una sintesi quasi completa delle sue notevoli potenzialità. Tutti racconti, novelle e romanzi brevi apparsi fra il ’34 e il ’35 e ancora perfettamente attuali e godibili. Certo qui i pianeti e le lune del sistema solare sono raffigurati come ambienti più che estremi, popolati da creature del tutto singolari, e soprattutto pensanti. Ecco la grande innovazione di Weinbaum: creature aliene che pensano quanto e anche meglio degli esseri umani ma che sono ben lungi dal pensare “come” gli esseri umani. Gli extraterrestri di Weinbaum sono quanto di più vicino a noi eppure, allo stesso tempo, quanto di più imponderabile. La loro logica rappresenta spesso una sfida per gli avventurieri terrestri, qualcosa che non risponde alle consuete categorie. Non sono creature buone o cattive, rispondono a strategie di pensiero dettate da un ambiente estraneo spesso inafferrabile per la concezione umana. Già, altro tipico tratto di Weinbaum: per quanto imponderabili e sfuggevoli alla logica umana, queste creature sono indissolubilmente legate al loro ambiente. Se da un lato il loro comportamento risulta incomprensibile, d’altra parte offrono sempre una chiave di lettura legata all’habitat in cui vivono. Ecco, dunque, il reale perno attorno a cui ruota la fantascienza di Weinbaum: la mappa logica è sempre legata all’ambiente. E davvero l’attenzione alla natura aliena in cui sono ambientate queste storie è totale. Gli ambienti di Titano, Io, Urano, Venere sono costruiti così bene da risultare quasi veri. Ad esempio, nella narrazione delle peripezie di Dick Jarvis, il territorio marziano è descritto con la cura di un cartografo (su wikipedia potete addirittura trovare una mappa raffigurante il percorso compiuto dal protagonista). Costruita alla perfezione anche la natura di Io, satellite gioviano assolutamente sconosciuto negli anni ’30, con la mitica invenzione della febbre gioviana al centro della trama. E non dimentichiamo la faccia oscura di Venere, montuosa, gelida e buia; habitat di Oscar, la celeberrima creatura metà senziente e metà pianta. In quest’ultimo caso sono addirittura ben evidenti echi dell’epica classica di Omero (i “lotofagi” riportati fin nel titolo del racconto). Pur essendo stata breve dunque, la produzione di Weinbaum risulta alquanto ricca e complessa di elementi anche eterogenei fra loro, quali le fonti mitologiche classiche e lo studio e l’attenzione alla costruzione dell’ambiente alieno. Elementi sintetizzati in un cosmo non tanto variopinto, come ad esempio poteva essere il Marte di Burroughs, quanto vario. La diversità delle forme, però, è intesa quale stimolo imprescindibile. Una vera e propria calamita impossibile da ignorare per gli umani che si avventurano oltre la loro propria atmosfera.