I ciechi e le stelle, di Giorgio Cicogna

I Ciechi e le Stelle è una raccolta di racconti pubblicata per la prima nel 1931.

L’autore è Giorgio Cicogna, scienziato e militare italiano nel primo dopoguerra.
Sfogliando le pagine di questa antologia (recentemente ripubblicata da Editrice Incontri e liberamente scaricabile dal sito Liber Libe) non si può fare a meno di restare ammaliati da una fantascienza di altri tempi, raccontata con un linguaggio che oggi risulta certamente arcaico, ma allo stesso tempo mai pesante. I racconti contenuti nell’opera esplorano grandi invenzioni e scoperte ai confini della realtà, raccontando degli uomini che vivono di scienza e per la scienza, sacrificando ogni cosa per amore della scoperta e della conoscenza. Sono uomini solitari, in lotta con la natura per carpirne i segreti e soggiogare il creato all’umana volontà.

Uomini spesso sconfitti nella loro battaglia, avventurieri che proprio sull’arrivo, quando si trovano a un passo dalla vittoria, si ritrovano con nulla in mano a causa dell’imprevedibilità della natura.
Gli scienziati raccontanti da Cicogna sono alle prese con l’inafferrabile mistero di ciò che non può essere misurato attraverso i sensi. Nel racconto I Due Resoconti un gruppo di scienziati si trova sull’orlo di una crisi di nervi a causa di alcuni fenomeni magnetici inspiegabili causati da un essere alieno in visita sul nostro pianeta. I due resoconti sono i due rapporti presentati il primo da uno degli scienziati terrestri e il secondo dall’alieno ai saggi del suo stesso pianeta.

È affascinante come Cicogna racconta il punto di vista dell’alieno e l’impossibilità di comunicare che rende inspiegabile il fenomeno agli smarriti terrestri.
Nell’ultimo racconto, L’Asse del Mondo, un giovane e arrembante scienziato propone un sistema per raddrizzare l’asse terrestre e rendere così il clima costante nelle diverse regioni della Terra. Un’impresa scientifica di straordinaria portata (alla quale Cicogna dedica una nota riferendosi a studi reali sulla praticabilità dell’opera), la quale fa da sfondo a profonde riflessioni sulla natura umana e la ricerca della conoscenza, del sapere e, non ultima, della felicità.

In generale i racconti sono ben congeniati, riescono perfettamente nel non semplice compito di affascinare il lettore mettendo in evidenza la magia della scienza e allo stesso tempo colpiscono per la profondità delle riflessioni, risultando particolarmente maturi se si tiene conto del periodo in cui furono scritti.
Caratterizza l’antologia il ripresentarsi in buona parte dei nove racconti del conflitto tra due punti di vista. Cicogna espone situazioni speculari in cui gli scienziati di due popoli differenti discutono della possibilità della vita in condizioni estreme. Gli uni ( popolo delle profondità marine) si chiedono se sia possibile la vita in superficie, i secondi (popolo di superficie appunto) si chiedono se sia mai possibile vivere in condizioni di pressione così mostruose come quelle degli abissi oceanici. O ancora Cicogna ci propone la possibilità del controllo del corpo attraverso la mente, attraverso un personaggio sopravvissuto in una sorta di letargo allo scorrere del tempo.

Possiamo immaginarci Giorgio Cicogna come uno di quegli scienziati di fine ottocento e inizio novecento, romanticamente immersi nelle proprie ricerche e positivamente convinti che la scienza potrà risolvere i problemi dell’umanità e migliorare la vita di tutti. Eppure, nonostante una visione decisamente positivista della scienza, capaci di coniugare la ricerca con una profonda vena umanista.

Cicogna non trascura la componente umana. Nei suoi racconti non commette mai l’errore di considerare la scienza come inevitabilmente benefica, al contrario pone l’uomo (e le sue scelte) come artefice del proprio destino. I Ciechi e le Stelle è un titolo fortemente evocativo. Lascia pensare a un’umanità che arranca nella ricerca della conoscenza, che sogna traguardi straordinari, ma che è costretto a fare i conti con i limiti imposti dalla natura stessa, con il proprio limitato corpo e la propria mente forgiata dall’evoluzione a pensare in un certo modo. Cieco è l’uomo che non può comprendere ciò che ha di fronte perché i suoi sensi non possono percepirlo, i suoi strumenti sono insufficienti o il suo modo di pensare il mondo non permette di inquadrare il fenomeno in una teoria. I Ciechi e le Stelle evoca lo slancio dell’uomo verso un’impresa più grande dell’uomo stesso, evoca il coraggio di chi, anche di fronte all’inafferrabile, non rinuncia a combattere per conquistare centimetro dopo centimetro, atomo dopo atomo, il suo posto nell’universo.

In campo scientifico Cicogna inventa l’idrofono, uno strumento per lo scandaglio acustico per consentire l’individuazione dei sottomarini, e un nuovo segnalatore di rotta nella nebbia che venne premiato dal C.N.R. Durante il suo servizio in marina Cicogna si era sposato. Congedatosi si occupò presso l’ufficio propaganda di un’industria e si dedicò con più assiduità alla scrittura e nel 1931 apparvero, presso la casa editrice L’Eroica, i suoi due testi più noti: il libro di racconti di fantascienza I ciechi e le stellee la raccolta di poesie Canti per i nostri giorni. La critica dell’epoca accolse con favore questi suoi lavori.

Da una lettera del Cicogna a Luigi Valli (altro singolare poeta e dantista eterodosso) pubblicata dalla rivista «L’Eroica» del settembre-ottobre 1932, si apprende che da alcuni mesi lavora a Torino alla costruzione di un motore a reazione. Ma gli esperimenti su questo motore, condotti col finanziamento di un amico industriale nell’officina di Corso Varese 16 a Torino, ebbero un tragico epilogo. Era il 3 agosto 1932. Il Cicogna rimase ucciso nello scoppio nell’esplosione del suo motore, una scheggia del quale si conficcò profondamente nel petto facendolo morire sul colpo. Il Generale del Genio Navale Giorgio Rabbeno, insegnante del Cicogna a Livorno, che rimase gravemente ferito nella stessa esplosione, spiega che il fatto fu inevitabile, in quanto veniva usata come deflagrante la più potente miscela di combustibile formata da benzina e ossigeno liquefatto. Solo qualche anno dopo fu scoperto che era sufficiente qualche molecola di ozono per rendere autodetonante quella miscela.

Qualche anno dopo, il 19 novembre 1933, Guglielmo Marconi, inaugurando i lavori del C.N.R., disse: “Particolare considerazione è stata rivolta all’esame di un motore a reazione, destinato a realizzare i voli ad altissima velocità e ad altissima quota. Un disgraziato incidente ha troncato però la giovane vita dell’inventore, l’ingegner Giorgio Cicogna, ufficiale della Regia marina, che all’affascinante studio aveva dedicato il suo altissimo ingegno e il suo limitato patrimonio”.

(Fonte: liberliber.it)