UCZ #138 – Forbici vince carta vince pietra, di Ian McDonald

Il romanzo proposto questo mese da Urania Collezione è “Forbici vince carta vince pietra” (Scissors cut Paper wrap Stone, 1994) dello scrittore britannico Ian Neil McDonald.

I lettori Italiani che non lo conoscono ancora hanno adesso la possibilità di scoprire questo talentuoso autore, esponente di spicco della nuova fantascienza britannica.

Questo romanzo era già uscito nel 1997 per Einaudi: il successo riscosso negli ultimi tempi dalla pubblicazione di altre sue opere (inedite) ha evidentemente spinto Lippi e Mondadori a scegliere per Urania Collezione la ristampa di questo romanzo. Qualche mese fa è uscito infatti “Il fiume degli Dei” (River of Gods, 2004, Urania Jumbo n.40), finalista Hugo e vincitore BSFA, considerato il capolavoro di McDonald, e recentemente la casa editrice Zona 42 ha pubblicato l’inedito “Desolation Road”, uscito nel 1988, vincitore del Locus e nominato all’Arthur C. Clarke.

In Italiano sono stati pubblicati anche “Necroville” (“Necroville“, 1994, Biblioteca di Fantascienza Fanucci), nominato ai BSFA, “Il circo dei gatti di Vishnu (“Vishnu at the Cat Circus“,2009, Odissea Fantasciena, Delos), nominato agli Hugo e terzo al Locus e “I Confini dell’evoluzione (“Evolution’s Shore”, 1995, Solaria, Fanucci), primo capitolo del ciclo “Chaga”.

Ian McDonald ha ricevuto diversi prestigiosi premi del settore ed è praticamente impossibile elencare tutte le nomine che ha ricevuto (se volete approfondire vi consiglio di consultare l’ Internet Speculative Fiction Database http://www.isfdb.org/cgi-bin/eaw.cgi?1020).

Citiamo solo i principali: vincitore del BSFA nel ’92 col racconto “Innocent”, vincitore del Dick nel ’92 e nomination al Locus ed al Clarke per “King of Morning, Queen of Day”, vincitore dello Sturgeon nel 2001 con “Tendeleo’s Story”, vincitore del BSFA 2006 e dello Hugo 2007 con il racconto “The Djinn Wife”, BSFA 2004 e Hugo 2005 per il già citato “River of Gods”, vincitore del BSFA 2007 e nominato all’Hugo 2008 ed al Nebula 2009 per “Brasyl”, ed ancora nomination agli Hugo per “The Tear”, “The Dervish House” e “Vishnu at the Cat Circus”.

Ian McDonald è nato a Manchester nel 1960, ma da piccolissimo si trasferì a Belfast con la sua famiglia; vivere e crescere in un posto come Belfast, con tutti i problemi politici, economici e religiosi che la splendida città dell’Ulster porta con sè, ha segnato profondamente McDonald e la sua SF. I suoi racconti infatti sono ambientati spesso in Paesi in via di sviluppo, Paesi ai margini della moderna civiltà occidentale, e spesso Paesi che hanno subito il colonialismo o la dominazione da parte di stati occidentali. E’ molto interessato alle divisioni nelle società: divisioni politiche, di classe, religiose, economiche, anche perché, come lo stesso autore ha più volte affermato, “dove c’è divisione c’è conflitto e dove c’è conflitto c’è una storia”.

McDonald non si ritrova nella famosa affermazione di William Gibson, “Il futuro è già qui ma non è equamente distribuito”, ma al contrario ritiene che ciò che accomuna civiltà, culture, realtà e stati così distanti e diversi tra loro sia proprio la tecnologia che ormai è alla portata di tutti, o quasi.

Per questo nelle sue opere tende ad unire spesso questi due elementi: realtà sociali e culturali che si trovano ai margini delle cultura occidentale dominante e nuove tecnologie. E’ così in “Il fiume degli Dei” (India ed Intelligenze artificiali), in “Brasyl” (Brasile ed universi paralleli), in “Dervish house” (Turchia e Computer) ed in molti dei suoi romanzi e racconti. Una scelta consapevolmente “politica”.

Insomma, se da un lato i suoi illustri colleghi della New Space Opera – British Invasion (Alastair Reynolds, Paul McAuley, Peter F.Hamilton…) hanno svecchiato la space opera classica riuscendo ad inserire in essa interessanti spunti propri della cosidettà “fantascienza sociologica”, dall’altro McDonald preferisce restare ancorato alla vecchia Terra, immaginando un futuro distante non secoli ma appena 20-30 anni, estrapolando gli immediati sviluppi di problematiche e tecnologie attuali, con uno stile elegantissimo, una qualità di scrittura non comune ed un approccio mai pesante a tematiche impegnate che lo rendono certamente un autore unico nel panorama della SF mondiale.

Se ne volete sapere di più sulle sue opere e sul suo stile vi rimando alla bella introduzione scritta dal nostro Sandro Pergameno per il romanzo “Desolation Road” pubblicato di recente dalla nuova casa editrice Zona42 (http://www.zona42.it/wordpress/ian-mcdonald-un-profilo-dautore/).

“Forbici vince carta vince pietra” è stato nominato al Philip K. Dick Award ed è arrivato settimo al Locus 1995. E’ un romanzo piuttosto breve, nel quale ritroviamo le tematiche care a McDonald, ed è ambientato nel 2025, in un Giappone post-industriale che sembra essere tornato al vecchio sistema feudale e che vive ai margini delle due superpotenze che si dividono il mondo (ovvero l’Europa, che incorpora gli stati satelliti dell’ex blocco orientale, la repubblica Sudafricana e parte del nord degli stati Uniti, e la confederazione Panislamica in continua espansione, che incorpora anche il Nord Africa, l’Africa sub-sahariana e la confederazione degli Stati Americani Neri, caduti in povertà ed in rapido declino).

Il territorio giapponese è diviso in contee controllate da bande di Akira, mercenari al soldo dei signorotti locali e di agenzie di sicurezza private che fanno la legge, e “infestato” da fantasmi che altro non sono che anime scaricate all’interno di banche dati di realtà virtuale.

A cavallo tra modernità, ambientazioni tipicamente cyberpunk e tradizione, questo Giappone fa’ da sfondo al pellegrinaggio Shikoku del protagonista, Ethan Ring.

Ethan Ring è un grafico, e con un suo caro amico, disegnatore di Manga, intraprende un pellegrinaggio che lo porterà a toccare gli 88 luoghi sacri del Buddismo Shingon (una religione a cavallo tra Buddismo Tibetano, Buddismo Giapponese e Shintoismo).

Ethan Ring è depositario di un enorme potere, legato a simboli e che rimanda alla Kabbalah, ed è in grado di controllare gli esseri (umani e non ) che ha di fronte: può guarirli, farli impazzire, ucciderli. Controlla anche i loro ricordi…può fare ciò che vuole. Per anni, tenuto sotto ricatto, ha utilizzato questo potere per servire un’agenzia segreta che opera per il Segretariato della Sicurezza Comune Europea; stanco e pieno di rimorsi per le sue azioni decide di intraprendere questo pellegrinaggio spirituale in bicicletta, con la speranza di ritrovare se stesso e di poter salvare la sua anima.

Tra un buddismo divenuto ormai una sorta di neo-shintoismo tecnologico ed un oscuro futuro nel quale l’anima dell’uomo sembra sia stata rimpiazzata da prese craniali, impianti midollari e potenziamenti fisici, scorgiamo la critica di McDonald ad un mondo nel quale i rapidi sviluppi tecnologici hanno un impatto devastante sulla società.

“Forbici vince carta vince pietra” è un romanzo che da un lato riporta ad una certa New Age e ricorda il romanzo di Pirsig “Lo Zen e l’arte della manutenzione della bicicletta” (è posibile trovare Buddah tra gli ingranaggi del cambio di una bicicletta), e dall’altro rimanda esplicitamente a Kafka ed al suo racconto “Nella colonia penale” , in cui i crimini degli uomini vengono incisi nella loro stessa carne per mezzo di una macchina; anche Ethan Ring porta i segni dei suoi peccati ed ha tatuati sulle mani i due simboli più potenti di cui dispone.

“I crimini passati va bene: ma che dire dei crimini futuri? Può la punizione precedere il crimine?”. E’ possibile raggiungere l’illuminazione espiando le proprie colpe e conducendo una vita semplice, occupandosi delle piccole cose della vita o bisogna portare il proprio fardello e seguire il corso degli eventi, ovunque essi ci portino? Ci basta il perdono divino? Dobbiamo reggere fino in fondo il peso delle nostre responsabilità ed accettarne le conseguenze? O il perdono deve nascere da noi stessi?

Vedremo dove gli eventi porteranno Ethan Ring o se sarà Ring a determinare il corso degli eventi…

“Le destinazioni sono obbiettivi illusori: quello che conta è la via”.

Un buon romanzo, questo di McDonald; scritto con il solito stile letterato dell’autore, interessante come idee e premesse iniziali, tuttavia non convince fino in fondo nello sviluppo della trama. Alcune pagine sono in effetti assolutamente imperdibili, come la scena ambientata nella Great Bay Area, nella quale la città prende vita (un gioiellino!!).

Certamente non è uno dei massimi capolavori di questo autore, che ci ha abituato forse troppo bene, ma rimane comunque un’opera gradevole e abbastanza valida, che aiuta a inquadrare lo stile e l’evoluzione di quello che rimane uno dei maggiori autori nel panorama fantascientifico contemporaneo.

Il volume di Urania Collezione contiene anche tre racconti brevi di McDonald, “Angelo registratore”, del 1996 (che fa parte della saga del Chaga), “La ruota di Santa Caterina”, del 1991, e “Viene l’uomo della pioggia”, del 1990. Si tratta, per la precisione, di racconti già apparsi su Urania (nella raccolta “Isaac Asimov su Marte”, nei “Millemondi, inverno 1996” e nella raccolta “Il meglio della sf II- l’Olimpo dei classici moderni”).