Stone Rider, di David Hofmeyr

Adam è guardingo. Sa bene come funziona. Le tribù di Blackwater sono come legioni leali al proprio credo. Durante l’inverno si mantengono caute, operando nell’ombra, permettendo alla Tribù dominante, gli Scorpioni, di comandare per le strade. Fino all’estate, quando è il momento della Blackwater Trail, e tutto cambia all’improvviso. Emergono sempre nuove Tribù, come blatte dalle fessure.

(trad. di Stefano A. Cresti)

Seconda di copertina:

Adam Stone è cresciuto nella polverosa e arida città di Blackwater, circondata dal deserto, un luogo fuori dal mondo dove nessuno può dirsi veramente libero. Non desidera altro che fuggire da quella prigione e trovare un’esistenza di libertà e di pace. Ma c’è qualcosa che Adam rincorre ancor più della libertà: l’amore dell’affascinante Sadie Blood. In un mondo così spietato, che non concede ancore di salvezza, l’unico modo per iniziare una nuova vita è gareggiare nella Blackwater Trail, una corsa mortale e senza regole alla quale solo i più forti possono sopravvivere. Adam, eccellente pilota, decide di competere insieme a Sadie e all’ambiguo e indecifrabile Kane per assicurarsi l’ambito premio: un biglietto di sola andata per la rigogliosa Sky-Base, un luogo in cui regna la pace, pervaso da un lusso inimmaginabile per chi proviene da Blackwater. Per l’amore di Sadie e per i suoi sogni, Adam sarà disposto a rischiare ogni cosa, compresa la sua stessa vita…

Continua l’invasione delle librerie da parte del genere young adult distopico. All’inseguimento di un legittimo successo di vendite, la Fanucci presenta in questo 2016 l’ennesima avventura rivolta a un pubblico giovane. Se romanzi come Steelheart e Firefight di Brandon Sanderson possono suscitare l’interesse in un lettore maturo, con STONE RIDER, opera prima (e finora unica) del sudafricano David Hofmeyr, siamo di fronte a un libro che, nella migliore delle ipotesi, può intrattenere un appassionato del genere Hunger Games alle prime esperienze e preferibilmente di sesso maschile.

La trama del romanzo può considerarsi ispirata, alla lontana e in maniera soft, a quella del celebre film del 1979 Mad Max, come dimostra la gran quantità di veicoli a due ruote che scorrazzano in uno scenario post apocalittico dal sapore western, formato da dune, canyon e distese rocciose. Il protagonista e la sua compagnia di eroi, tutti un po’ stereotipati e impegnati in una corsa mortale, attirano le simpatie del lettore in erba e sebbene alcune perplessità nascano nel corso della lettura, la storia ha un ritmo veloce e scorre senza troppi scossoni verso un finale che rimane aperto a possibili seguiti. I momenti adrenalinici sono legati alle acrobazie motociclistiche (forse l’aspetto più godibile dell’intero romanzo) e alle sfide a colpi di frombola, tanto micidiali quanto improbabili. Per concludere l’autore ha aggiunto un’appendice sostanzialmente superflua, che non collabora a migliorare un worldbuilding né approfondito né originale.

Consigliato a chi non può fare a meno della distopia condita con giovani gladiatori.

David HOFMEYR, STONE RIDER (Stone Rider, 2015), trad. di Stefano A. Cresti, Fanucci, Collezione Narrativa, pp. 262, 2016, prezzo 14,90 € (ebook 4,99)