Il Canto del Sangue, di Anthony Ryan

Aveva molti nomi. Anche se non aveva ancora compiuto trent’anni, la storia aveva ritenuto opportuno attribuirgli titoli in abbondanza: Spada del Regno per il re folle che lo mandò a tormentarci, il Giovane Falco per gli uomini che lo seguivamo fra le tribolazioni della guerra, Lamabuia per i suoi nemici cumbraeliani e, come avrei appreso molto più tardi, Beral Shak Ur per le enigmatiche tribù della Grande foresta settentrionale: l’Ombra del Corvo.

Ma la mia gente lo conosceva soltanto con un nome, ed era questo a risuonarmi di continuo nella testa la mattina che lo portarono ai moli: Uccisore di Speranza. Presto morirai e io sarò lì ad assistere. Uccisore di Speranza.

(trad. di Gabriele Giorgi)

 

Presentazione della Fanucci:

Pochi mesi dopo la morte della madre, l’undicenne Vaelin Al Sorna viene portato da suo padre alla Casa del Sesto Ordine, una confraternita di guerrieri devoti alla Fede, che diventerà la sua nuova famiglia. Sulle prime il ragazzo si sente tradito dal proprio genitore, ma la sua tempra forte lo aiuta ad affrontare l’addestramento severo e le terribili prove a cui tutti i membri dell’Ordine vengono sottoposti. Ma per Vaelin e i suoi fratelli, diventati temibili guerrieri, il futuro ha in serbo molte battaglie in un Regno dilaniato da dissidi e il cui sovrano nutre mire di espansione. E tra segreti e complotti, il giovane dovrà fare i conti con la sua voce interiore, un canto misterioso che lo guida, lo avverte del pericolo, lo rende immune alla fatica, sensibile alle voci della foresta. Il canto è un dono del Buio, può ardere o spegnersi, non proviene da nessuna parte e non può essere insegnato: solo occorre affinarne il controllo, esercitarlo, perfezionarlo. Il canto è Vaelin stesso, il suo bisogno, la sua caccia. E presto gli rivelerà che la verità può tagliare più a fondo di ogni spada.

 

Il Canto del Sangue rappresenta il debutto dello scrittore Anthony Ryan, nato nel 1970 in Scozia e londinese d’adozione. Un debutto positivo per la qualità del prodotto. Il ritmo veloce, l’abbondanza di azione, la trama solo apparentemente semplice e l’ottima caratterizzazione dei personaggi sono qualità da ammirare in ogni storia fantasy, ma in questo epic fantasy raggiungono livelli di eccellenza, riscontrabili in scrittori del calibro di George R.R. Martin o Patrick Rothfuss, e compensano la scarsità di elementi originali.

Il romanzo comincia con una narrazione in prima persona da parte di lord Verniers, cronista dell’impero alpirano, che è stato scelto per seguire il protagonista, Vaelin Al Sorna, nel suo viaggio verso le isole meldeneane. Vaelin, conosciuto anche come Uccisore di Speranza, è stato prigioniero dell’impero alpirano per cinque anni e ora, in cambio della libertà, viene mandato fra i pirati meldeneani a sfidare a duello il campione locale. Una missione apparentemente suicida: in passato il padre di Vaelin, in qualità di Stratega del Regno Unificato, aveva ordinato la distruzione della capitale meldeneana, suscitando nei pirati un odio inestinguibile verso lui e i suoi discendenti.

Durante il viaggio per mare, Vaelin racconta a lord Verniers la propria vita.

All’età di undici anni, dopo la morte della madre, Vaelin è affidato dal padre alle cure del Sesto Ordine. Il duro addestramento militare, le prove affrontate, la nascita di forti amicizie con i nuovi “fratelli” riempiono la prima parte del romanzo; tematiche già incontrate in altri libri, ma qui brillantemente sviluppate. Il Sesto Ordine, di cui Vaelin diverrà un elemento di spicco, si occupa della difesa dai nemici esterni della Fede. Religione senza divinità, tale Fede si fonda sul culto degli antenati e gode dell’appoggio del sovrano del Regno Unificato. Sei sono in tutto gli ordini ufficiali: l’influente Quarto si occupa di perseguitare ed estirpare ogni forma di eresia e di religione straniera, mentre gli ordini rimanenti si dedicano all’apprendimento (il Terzo), alla guarigione (il Quinto), alla comunione con gli spiriti e alla diffusione della Fede (il Primo e il Secondo). Ben presto il lettore viene a scoprire l’esistenza di un misterioso, Settimo Ordine, al centro di numerosi intrighi.

Il Regno Unificato è il consueto reame d’ispirazione medievale che s’incontra in tanti romanzi fantasy, formato da quattro feudi recentemente uniti con le armi dallo scaltro re Janus.

In questo scenario, descritto con una dovizia di particolari degna del già menzionato Martin o di David Gemmell – non a caso citato da Ryan come suo principale punto di riferimento – Vaelin emerge come l’uomo del destino. Più forte di tutti gli intrighi e i tentativi di assassinio, Vaelin procede sulla propria strada, protetto e guidato dal dono che possiede dalla nascita, il Canto del Sangue, una voce interiore che non solo lo avverte dell’imminenza del pericolo ma gli consente di capire quando viene detta una menzogna.

Al centro della trama ci sono alcuni misteri ricorrenti. Perché Vaelin è stato allontanato dalla propria famiglia? Chi è “Colui che attende”? Qual è la vera natura del Buio, considerato dalla Fede una perversa forma di stregoneria? Perché alcuni membri del Settimo Ordine vogliono uccidere Vaelin? Domande e segreti abbondano nel romanzo, anzi lo alimentano e mantengono alta la tensione. E l’autore inserisce molti elementi, apparentemente secondari e decorativi, che avranno il proprio peso al termine della storia.

La caratterizzazione dei personaggi è un altro punto di forza. L’autore affianca al protagonista, nel corso della sua crescita e della sua maturazione, un variegato insieme di persone. Spiccano i compagni del Sesto Ordine, Barkus, Caenis, Dentos, Nortah, Frentis, l’istruttore Sollis. Ma anche la guaritrice Sherin, amata da Vaelin, il re Janus, la principessa Lyrna e il tagliapietre Ahm Lim, per fare altri nomi, sono personalità complesse, credibili e arricchiscono ulteriormente la storia. Né sono da trascurare due figure non umane ma, a modo loro, indimenticabili, come il rissoso cavallo Sputo e il fedele cane da guerra Graffio. Legate a queste creature sono le pagine forse più toccanti dell’intero romanzo.

Le scene di combattimento, prevalenti nella seconda metà del libro, sono narrate con maestria. Particolarmente coinvolgenti risultano le furibonde battaglie tra i guerrieri del Regno, tra cui i fratelli del Sesto Ordine, e le schiere dell’impero alpirano.

Il romanzo di Ryan, a differenza delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, si concentra sulle vicende di un solo protagonista, manca della dimensione corale e non vede scorrere il sangue a fiumi, almeno nella prima parte. Però per stile, scorrevolezza, accuratezza nella creazione di personaggi e scenari è quasi allo stesso livello della saga di Martin. Ci si affeziona al protagonista e si attende con impazienza di conoscere cosa succederà nella pagina successiva. Lentamente, tra un succedersi di colpi di scena e di avventure, si dischiude davanti agli occhi del lettore un nuovo, affascinante universo.

L’ultima parte del romanzo, formata dal resoconto finale di lord Verniers e da un flashback del protagonista, conclude molte vicende e allo stesso tempo apre la porta a futuri sviluppi.

Da segnalare che Il Canto del Sangue nel 2011 si è affermata come esempio di self publishing. Il successo ha attirato l’attenzione della casa editrice Penguin che, nel maggio del 2012, ha comprato i diritti per l’intera trilogia, detta dell’Ombra del Corvo, di cui ora Ryan sta scrivendo il secondo capitolo, The Tower Lord.

Chi fosse interessato a saperne di più su Anthony Ryan e la sua opera può visitare il sito: http://anthonystuff.wordpress.com/author/anthonystuff/.

 

Anthony RYAN, IL CANTO DEL SANGUE (Blood Song, 2011), trad. di Gabriele Giorgi, Fanucci Editore, collana Collezione Immaginario Fantasy, 761 pp., 2013, prezzo di copertina € 14,00.