Il fiume degli dei, di Ian MacDonald

A luglio segnalai l’uscita sul primo Urania Jumbo (una collana dedicata a romanzi molto ampi e importanti, soprattutto come lunghezza, che non possono essere pubblicati sui numeri normali di Urania) de IL FIUME DEGLI DEI di Ian McDonald, autore britannico tra i più validi attualmente in attività. IL FIUME DEGLI DEI (River of Gods, 2004) ha vinto il premio della British Science Fiction Society come miglior romanzo dell’anno ed è stato candidato allo Hugo. Avevo da tempo questo libro nell’edizione inglese della Gollancz, ma, dopo una rapida occhiata alle prime pagine, mi ero accorto dell’uso spropositato di voci della lingua indiana, e , sapendo che era in programma un’edizione italiana, ho preferito attendere l’uscita, annunciata ormai da tempo, di questo magnifico numero di Urania, arricchito da un glossario, con spiegazione dei termini in lingua, e soprattutto dalla splendida traduzione di Riccardo Valla (completata egregiamente da Silvia Castoldi dopo la triste e improvvisa scomparsa del grande Riccardo). Ecco dunque le mie impressioni dopo la lettura dell’opera.

IL FIUME DEGLI DEI è il Gange, “che scorre dall’Himalaya al golfo del Bengala attraverso le pianure dell’India settentrionale. Dopo anni di siccità, nell’agosto 2047 la diga costruita illegalmente a Kunda Khadar è diventata il casus belli del conflitto tra due dei vari stati in cui si è scissa l’India degli stati confinanti. Nel frattempo, su un asteroide catturato dal campo gravitazionale terrestre viene trovato il messaggio inciso da un’intelligenza artificiale: e benché si tratti di un reperto più antico del sistema solare, contiene le immagini digitali delle tre persone che potranno decodificarlo, oggi… Un romanzo di fantascienza con profonde radici nella società del futuro, una sorta di Tutti a Zanzibar dell’era informatica”.

Così  Christopher Priest descrive il grande romanzo di Ian McDonald su “The Guardian”.
In realtà queste poche frasi non possono rendere l’idea della grandiosità di un’opera che affronta, attraverso le sue 500 e passa pagine, le storie di dieci personaggi principalì e di una schiera di comprimari nell’India (e in particolare nel Bharat di Varanasi, che è uno dei tre stati principali in cui si è suddivisa la grande nazione) del vicino futuro, un’India tecnologicamente ed economicamente assai avanzata ma ancora preda dei suoi storici dilemmi sociali e razziali, tra pregiudizi di casta e guerre semitribali per il controllo dell’acqua, in un mondo ormai impoverito di risorse. La vicenda è quindi assai complicata. Nel cast figurano, tra gli altri, Mr. Nandha, un poliziotto dei Krishna Cop deciso e irreprensibile che gira per le strade della metropoli armato con una pistola ammazza-AI e una serie di divinità virtuali alla caccia di Intelligenze artificiali al di fuori del controllo dell’uomo; abbiamo poi un piccolo gangster che si ritrova in un gioco molto più grande di lui, un ambizioso consigliere politico del governo di Varanasi che punta a posizioni molto più in alto, un giovane comico che è anche l’erede di una delle famiglie indiane più ricche e importanti e viene strappato alla sua comoda vita inglese e costretto a far ritorno alle responsabilità della sua società e della sua famiglia, uno scienziato americano in fuga da un destino inesorabile e un “nute”, un neutro (sessualmente parlando) che fa il designer di ambienti virtuali ed è stato operato su tutto il suo corpo per permettergli di utilizzare in maniera più completa le sue potenzialità tecnologiche. Attraverso le storie di questi personaggi, che pian piano si vanno a incrociare, McDonald ci narra il destino di uno dei paesi più ambigui e ambiziosi del continente asiatico, visto attraverso tutte le sue genialità e contraddizioni, con la grandiosità tecnologica da una parte e le contraddizioni sociali di un sistema basato ancora sulle caste dall’altra, dove le giovani donne provenienti dalla provincia non hanno il permesso di muoversi autonomamente o di vedere altri uomini al di fuori del marito. In quest’ambiente socialmente composito, in un mondo sulle soglie della catastrofe ecologica e bellica, si innesta la vicenda dell’asteroide in orbita  che contiene un misterioso e indecifrabile messaggio “alieno”, un messaggio che viene dal lontano passato ma presenta un’immagine che raffigura assieme tre dei protagonisti attuali del romanzo. Dice ancora Priest che questo libro, in termini di idée, messaggio intellettuale, dettagli e inventiva, è uno dei più ambiziosi che siano stati composti negli ultimi anni, e così la  penso anch’io.

A questo punto devo ricordare agli amici quanto avevo già accennato: questo non è un romanzo semplice da leggere, anzi le prime cento pagine sono davvero difficili. E McDonald non ci aiuta affatto: oltre a imbastire una storia estremamente complessa, con un marea di personaggi e vicende che si alternano in un susseguirsi che richiede molto impegno, l’autore ci dipinge l’India futura (un paese già di per sé alieno per noi occidentali) con una dovizia di particolari e di termini linguistici a noi  ignoti (sì, c’è un glossario alla fine, ma anche così la lettura richiede lo sforzo costante di ricercarvi le parole).

Ciò detto, devo riconoscere a Urania, e soprattutto all’amico Giuseppe Lippi, il coraggio di averci presentato un’opera così difficile ma anche così bella: era davvero molto tempo che non leggevo un romanzo così originale e ben scritto. Le vicende dei molti personaggi pian piano si incastrano in un gico complicato ma mirabilmente costruito; i vari protagonisti prendono forma e sostanza pian piano con tutti i loro difetti e la loro umanità; i complotti sociali, economici e politici vanno pian piano sviluppando le loro trame; le politiche belliche sulle rive del Gange si vanno amplificando fino allo scontro finale. Le tessere vanno tutte infine al loro posto individuando vincitori e vinti, e lasciando al lettore la soddisfazione che soltanto un vero capolavoro può dare.

Per la cronaca, Ian McDonald ha scritto altre storie ambientate in quest’India Futura, tra cui il racconto “La moglie del djinn”, apparso su Robot, e “Il circo dei gatti di Vishnu”, uscito su Odissea Delos. Sulla scia del successo di River of Gods ha poi composto altri romanzi importanti e ambientati nel futuro del nostro pianeta, in zone altrettanto interessanti  come tematiche sociali, quali Brasyl (ambientato ovviamenti in Brasile) e The Dervish House,che dipinge la Turchia del prossimo futuro.