Robot 69

Esce il numero 69 di Robot, edizioni Delos. Si tratta di un fascicolo (disponibile anche in  versione ebook) assai interessante, contenente racconti molto buoni di Frederik Pohl, Jay Lake (autore emergente già pluripremiato e , ahimè, malato terminale), e degli italiani Giovanni De Matteo, Vittorio Catani, Valeria Barbera e Giuseppe Pederiali. Spicca la ricchissima parte critica, di cui mi ha colpito (oltre al disilluso editoriale di Silvio Sosio, che condivido ampiamente) soprattutto il dotto articolo di Salvatore Proietti, che mette a confronto due autori recentemente scomparsi (Jack Vance e Iain M. Banks), una bella intervista recente a Michael Bishop, e la memoria autobiografica di Giuseppe Lippi come curatore (e prima lettore) di Urania. Da non perdere.
Riporto di seguito le note relative trovate sul sito della Delos (copertina di Karl Thole, eh..).

 

“Sulle prime vi sembrerà un altro degli splendidi racconti di ricordi di Frederik Pohl. Ma ben presto vi accorgerete che c’è qualcosa di diverso, e dalla cronaca della fantascienza entreremo nella fantascienza della cronaca, col racconto La riunione al Mile-High. Jay Lake, apprezzato autore texano vincitore del premio John W. Campbell come miglior esordiente, ci sposta su un pianeta alla periferia della galassia, dove è accaduto qualcosa di terribile e inspiegabile.

Col premio Urania Giovanni De Matteo e con Valeria Barbera viaggiamo nel tempo a rivivere momenti cardine della nostra storia individuale e nazionale. Potremo modificarli? E in questo caso riusciremo davvero a cambiare questo presente che nei racconti di Giuseppe Pederiali e Vittorio Catani, ognuno a modo loro, sembra portare alla necessità di misure drastiche, rivoluzionarie e forse un po’ surreali per poter avere un futuro?

Per gli appassionati di letteratura sf tante cose interessanti anche nel corredo critico: un’intervista con Michael Bishop, un’analisi di un autore popolare anche in Italia come Peter F. Hamilton, e un ricordo comparato di due grandi che ci hanno appena lasciato, Jack Vance e Iain M. Banks.”