Il Signore della Neve e delle Ombre, di Sarah Ash

 Tutto ciò che Gavril Andar conosce della vita è il clima soleggiato e pieno di calore della Smarna – l’ameno principato sito a sud di quello che un tempo è stato l’impero di Rossya –, la casa accogliente che divide con la bella e protettiva madre, la passione per la pittura. L’arrivo di uno spietato manipolo di guerrieri provenienti dal Nord infrange tale armonia, segnando per sempre il destino del ragazzo. I soldati vengono ad annunciare che Lord Volkh, il signore del gelido regno di Azhkendir, uomo nelle cui vene scorre il sangue ardente del guerriero-dragone noto come Drakhoul, è stato assassinato. La vendetta è ineluttabile e soltanto Gavril può compierla dal momento che Volkh era suo padre, malgrado il ragazzo ne è stato finora all’oscuro.

Ferito e frastornato da quanto saputo, il giovane viene condotto contro la sua volontà nella fredda e innevata Azhkendir, la sua terra natìa dove vigono leggi, consuetudini e alleanze tribali e cruente assai diverse da quelli cui è abituato.

Rinchiuso nel castello del Drakhaon, Gavril è controllato a vista dai suoi carcerieri; frattanto la

notizia del suo arrivo si diffonde nei principati vicini, intenzionati a studiarne le mosse per

anticiparle attaccando a sorpresa Azhkendir.

Al centro di mille pressioni, mentre il suo popolo reclama guida e vendetta, il giovane dà inizio alla battaglia più importante della sua vita, quella per salvaguardare la sua parte umana, seriamente minacciata dal suo sangue Drakhoul: Gavril sta diventando, infatti, una creatura che non vuole diventare, una creatura dal potere incommensurabile… assecondarne la forza vuol dire cedere alla barbarie e a orribili crudeltà.

 

Successo meritato, quello ottenuto in patria dall’inglese Sarah Ash con il presente romanzo, primo capitolo della trilogia “Le lacrime di Artamon” (The Tears of Artamon).

IL SIGNORE DELLA NEVE E DELLE OMBRE (Lord of Snow and Shadows, 2003), da ottobre proposto al pubblico italiano dalla casa editrice Gargoyle, porta il lettore in un mondo dalle atmosfere algide e cupe, scaldato però da passioni accese. E sebbene il pensiero scientifico stia muovendo i primi passi, la magia regna ancora incontrastata.

La terra di Rossiya, evocativa già nel nome, è divisa in stati che, negli usi e costumi, s’ispirano alla Svezia e, soprattutto, alla Russia del XVII secolo. Monaci barbuti, guerrieri che ricordano le milizie strel’cydello zar Ivan il Terribile, spettri che si aggirano nelle burrascose notti invernali, boiardi e incantatrici popolano foreste nevose e brughiere desolate. In questa cornice l’autrice fa muovere i vari protagonisti, maschili e femminili, che in comune hanno personalità forti e determinate. Gavril Andar, il personaggio principale, è deciso a proteggere la sua parte umana e a non farsi dominare dallo spirito-drago che ha già distrutto l’esistenza del padre; Elisya è una madre coraggiosa che non si arrende alle avversità e cerca con ogni mezzo di salvare il figlio da un destino apparentemente ineluttabile; la giovane e sensibile Kiukiu, da parte sua, non si tira indietro davanti a prove di inaudita difficoltà, come viaggiare nell’Oltremondo, dove dimorano gli spiriti dei guerrieri, o affrontare il demone che alberga nel cuore dell’amato Gavril. Particolarmente tormentata e degna di attenzione è la tragica figura del principe Eugene, sovrano del Tielen: uomo colto e combattente infaticabile, che la Ash ha modellato sulla figura storica di Carlo XII re di Svezia, Eugene insegue con ogni mezzo il sogno di unificare la terra di Rossiya sotto la propria corona. Ma, al tempo stesso, lotta per difendere il suo affetto inconfessabile per il giovane Jaromir.

Né si può tacere del perfido e machiavellico Kaspar Linnaius, che per astuzia e abilità nelle arti magiche non è secondo a nessun malvagio di altre opere.

Tra i meriti di Sarah Ash va ricordato quello di saper presentare uno dei leitmotiv del genere fantasy, il drago, sotto un punto di vista originale, con l’abbinamento alla licantropia, e di raccontare una storia con uno stile semplice e godibile, che mantiene desto l’interesse del lettore: una storia a tratti inquietante ma al tempo stesso affascinante, ricca di luci e ombre, come le stesse fiabe russe a cui l’autrice si è ispirata.

Se proprio un’imperfezione si vuole trovare, bisogna dire che Rossiya, presentata come un continente, nei fatti sembra avere dimensioni non maggiori di quelle dell’Inghilterra. Il dato si può facilmente dedurre dal fatto che nei vari viaggi presenti nella trama, per terra o per mare, a dorso di cavallo o a bordo di vascelli a vela, sono sufficienti pochi giorni per coprire buona parte delle distanze da un capo all’altro, da nord a sud come da est a ovest, di questa terra fantastica.

Per maggiori informazioni sulla scrittrice, attiva da quasi venti anni, si può visitare il suo sito: www.sarah-ash.com.

 

Sarah ASH, IL SIGNORE DELLA NEVE E DELLE OMBRE (Lord of Snow and Shadows, 2003), trad. di Stefania Minacapelli, Gargoyle, collana Gargoyle Extra, 601 pp., 2013