In fondo al tunnel, di John Skipp e Craig Spector

Una serie di omicidi tinge di rosso i tunnel della metropolitana di New York. Crimini efferati, che sfuggono a ogni tentativo di comprensione: nessun movente, nessuna logica, nessuna pista da seguire. I giornali, impegnati a diffondere il terrore nella città con i loro titoli tetri e altisonanti, parlano di un feroce serial killer. La polizia, al lavoro per scongiurare altre morti, non può permettere che la città cada in preda a un isterismo di massa. 

Sono in pochi a conoscere la verità, una storia di terrore e morte scritta con il sangue. Rudy, un artista punk, svanisce nei tunnel della metropolitana, in una notte in cui qualcuno – o qualcosa – lo trascina nelle tenebre. Ora è tornato, ma qualcosa in lui è cambiato. A guidarlo è una rabbia inestinguibile e un desiderio di sangue e vendetta che nessuno sembra in grado di fermare, e che si diffonde come un’epidemia. Chi avrà il coraggio di scendere in quell’oscurità senza ritorno, in quella dimora avvolta dalle tenebre senza fine, dove tutto ciò che è umano sembra non avere più possibilità di esistere?

Un viaggio inquietante e adrenalinico, che attraversa i cunicoli del terrore più oscuro, per rivelare la faccia antica e ancestrale delle nostre paure.

“Un romanzo che renderà reali i vostri peggiori incubi.”George A. Romero

“Grazie alla sua prosa energica, aggressiva, In fondo al tunnel è uno dei capolavori del genere vampiresco.” Dead Central

“In fondo al tunnel è tanto crudo da essere vero, palpabile.”Roar Magazine

Nel panorama dei romanzi horror ho trovato in libreria IN FONDO AL TUNNEL (The Light at the End, 1986), edito dalla Fanucci, la cui quarta di copertina mi ha attirato notevolmente: serie di omicidi… serial killer… artista punk (!)… desiderio di sangue e vendetta… una incredibile quantità di elementi a suo favore. Non conoscevo gli autori quindi, come accaduto in passato, ho letto senza nessun pregiudizio (positivo o negativo). Mi sono lasciato trasportare dalla storia e dalla scrittura, che è risultata scorrevole, fluida, abile nella descrizione dei luoghi e dei personaggi, che sono svariati. Il romanzo è ambientato nell’America degli anni Ottanta, a New York. Tutto ha inizio all’interno di una metropolitana, di notte, quando nei vagoni vengono brutalmente uccisi tutti i passeggeri, tranne l’autista che, rimasto scioccato, diventa un semivegetale, e un vecchio, che nel corso della storia diverrà uno dei personaggi principali. Da questo episodio partono eventi sanguinolenti, alcune volte splatter: un crescendo di omicidi che porterà Joseph Hunter, corriere per una società di consegne, a decidere di mettersi alla caccia del misterioso serial killer, desideroso di sangue. Con lui, mano a mano che la storia va avanti, si aggregheranno altre persone, tutte “toccate” e coinvolte da questa iniziale figura oscura (molto ben caratterizzata!) che si aggira nelle zone più buie di New York. Durante la narrazione ci sono alcuni cambi di scena e di punti di vista, gli autori fanno parlare diversi personaggi, ognuno dei quali racconta e descrive cosa vede, vive e prova con i propri occhi, un modo per rendere ancora più adrenalinica la storia e più difficile staccarsi dalla pagina. Una cosa da rimarcare è che, per come è stato scritto (l’intervento di un personaggio in particolare), si ha l’impressione che gli autori avessero l’idea di un seguito, che però non ha ancora visto la luce. La sensazione che permea tutto il romanzo è di un forte degrado, di un lato oscuro della società americana, dove i ragazzi si drogano e si prostituiscono, con strade e locali bui, tenebrosi, sporchi; gli autori usano ciò come pretesto narrativo per lanciare un messaggio su quello che era l’America negli anni ’70 e ’80: si ricordi come nel 1975 New York rischiò persino la bancarotta. Fu un’epoca dove si avvertì il calo delle rendite a causa del trasferimento verso ovest di molte aziende, con una forte crescita della disoccupazione e delle richieste di aiuti sociali. La Grande Mela subì il colpo, e gli autori sono stati abili nel riportare nel romanzo l’ambiente che si viveva allora. Come appassionato del genere, in passato ho letto – ovviamente – romanzi con tema vampiri, da le Notti di Salem di King (1975) alla trilogia di Guillermo Del Toroe Chuck Hogan (La Progenie, La caduta e Notte eterna), da Io sono leggenda di Matheson (1954) a Intervista col vampiro, di Anne Rice (1976). Ognuno di questi romanzi è diverso dall’altro: si va dal genere soft, romantico, e con temi LGBT di Intervista col vampiro (notare il richiamo a Parigi, evidentemente una città particolare e affascinante per i vampiri, citata anche ne IN FONDO AL TUNNEL), all’azione della trilogia della coppia Del Toro-Hogan passando per Io sono leggenda, romanzo dove il rapporto numerico tra l’uomo e il vampiro si inverte, con il protagonista che diventa preda fino a quando, divenuto cacciatore, non realizza che la sua condizione di ultimo essere umano potrebbe non essere vera. IN FONDO AL TUNNEL è un romanzo ricco d’azione, d’impatto splatter (gli autori sono stati i capostipiti dello splatterpunk), dark, e sicuramente sarà apprezzato dagli amanti del genere, da chi cerca in un libro pathos, azione e coinvolgimento, ma anche un “poco” di sangue.

Scrittori e sceneggiatori, John Skipp e Craig Spector sono i fondatori del movimento splatterpunk. Promotori di uno stile di scrittura modellato sull’iperrealismo del cinema horror americano degli anni Ottanta e Novanta, insieme hanno pubblicato numerosi romanzi di genere horror e fantasy. Con In fondo al tunnel, romanzo manifesto del loro stile, entrano nel catalogo Fanucci Editore.

 

Genere: Fantascienza horror

Collana: Collana Narrativa

Anno: 2016

Pagine: 416

Traduttore: Maria Barbero Piccioli

Marchio editoriale: Fanucci Editore