Lei, il film

Flavio Alunni ci espone le sue considerazioni su uno dei film che stanno avendo maggiore successo nelle sale italiane, un film che colpisce e fa riflettere…

Parli con gli amici di un film che muori dalla curiosità di andare a vedere e ti ritrovi a sentire sempre la stessa risposta: «non voglio vederlo: dev’essere un film troppo pesante». Provi a importunare i passanti cercando almeno uno sconosciuto che sia interessato alla visione di Lei, scritto e diretto da Spike Jonze, regista dal nome fighissimo, ma ti rispondono alla stessa maniera o chiamano a gran voce un poliziotto che casualmente passa da quelle parti. A quel punto ti rassegni e al cinema ci vai da solo, e quando esci dalla sala ti senti tutt’altro che appesantito, anzi ti senti leggero come poche altre volte, e ripensi al film nelle ore seguenti, ripercorrendone i passaggi salienti, rivivendo le emozioni che ti ha fatto provare, riflettendoci con le mani in tasca mentre passeggi e guardi le coppie che passano lungo la via, cercando di osservarle sotto il punto di vista dell’opera appena assimilata.

Lei è essenzialmente una storia d’amore, un po’ strana, un po’ buffa, visto che nasce e si sviluppa tra un uomo solitario e un sistema operativo femmina, una I. A. appena uscita in commercio nel futuro presentato nel film, un futuro che non sembra neanche troppo lontano. Samantha, il sistema operativo innamorato, non è stato programmato per quello. Come gli esseri umani, l’innamoramento la coglierà all’improvviso, travolgendola. Questo perché l’improbabile signorina ha un suo genoma elettronico che le permette di evolversi come una persona vera grazie all’apprendimento e all’accumulazione dell’esperienza. Il guaio è che non ha le potenzialità di una persona in carne e ossa, perché ad esempio è superintelligente, riesce a leggere interi libri in una frazione di secondo, può parlare contemporaneamente con migliaia di individui e può fare un sacco di altre cose che un uomo non si sognerebbe neppure. L’evoluzione della sua conoscenza e della sua personalità progredirà a tal punto da preservare un’interessante sorpresa nel finale, che ovviamente non sarà svelata in questa disamina.

Le storie d’amore tra umani e robot non sono certo estranee al mondo del cinema e della letteratura, così come non sono nuove le contorsioni mentali e i filosofeggiamenti su quanto siano giuste o quanto siano sbagliate, sulle domande morali che sono state poste negli anni dai vari scrittori e registi e fumettisti d’ogni dove, domande a cui in genere non viene data risposta, preferendo lasciare i fruitori delle storie a rimuginarci tra sé, oppure dando sì una risposta, ma spesso negativa. Infatti, sebbene nei tempi più recenti si faccia a gara ad andare contro i precetti della Chiesa e a valorizzare tutto ciò che va contro quella che viene chiamata Natura, alla fine, quando si inventa una storia di questo tipo, contronatura, si finisce spesso col condannarla più o meno coscientemente facendo precipitare gli eventi verso un epilogo spiacevole. Della serie: «Non poteva funzionare».

Una cosa tipica, ad esempio, delle storie sui viaggi nel tempo. I protagonisti di queste narrazioni riescono sempre a modificare la storia una volta che sono tornati nel passato con una macchina del tempo, ma alla fine fanno sempre più danni di quanto si aspettassero, e devono tornare di nuovo nel passato a risistemare le cose, oppure la storia finisce nel dramma crudele, quasi a voler significare inconsciamente che viviamo nel migliore mondo possibile, che non bisogna alterare il sacro ordine degli eventi.

In questo inizio del Terzo Millennio la tendenza sta cambiando. In Source code, bellissimo film del 2011 altamente consigliato, il viaggio nel tempo del protagonista, un viaggio spiegato attingendo alle scoperte dela fisica quantistica, porterà a un cambiamento in positivo: un chiaro segno del fatto che viviamo in un’epoca in cui si guarda sempre più coraggiosamente alle scoperte scientifiche che vanno contro il naturale corso degli eventi. Basti pensare soprattutto alle sempre più numerose storie postumane nel mondo della letteratura.

Così, alla fine, anche in Lei il regista fa la scelta di far innamorare senza pregiudizi di sorta l’uomo solitario con il suo sistema operativo. Ci sarà una crisi, certo, in cui l’uomo si chiederà se sia giusto che la cosa continui, ma poi arriverà la risposta definitiva: la vita dura talmente poco che non bisogna sottrarsi alla gioia quando essa si presenta. Sei innamorato di una donna fatta di bit, che non puoi toccare? E lei è innamorata di te? Goditi questa bellissima storia d’amore senza pensare, goditela finché dura, lascia che il tuo cuore si espanda e metti da parte la ragione e i pregiudizi. La vita è troppo breve per non vivere certe nobili emozioni, in qualunque forma fisica esse si presentino, anche se violano una vecchia concezione dell’ordine naturale delle cose. Anche se non sono come te le saresti aspettate.