Lord Tyger, di Philip J. Farmer

Il post di oggi è dedicato all’ultimo Urania Collezione, e cioè alla ristampa di un libro molto originale di quel grande scrittore iconoclasta e inclassificabile che era Philip Josè Farmer. La recensione è opera di Stefano Sacchini, amico e appassionato romano, oltre che esperto di arte e letteratura orientale. Dato che Stefano è tra i fondatori di questo blog, la sua recensione non è un guest post. So che Farmer è uno dei suoi autori prediletti, assieme a Jack Vance, Tanith Lee e Joe Lansdale. Potete quindi immaginare già quali saranno i suoi prossimi post.

SP

Bigagi aveva risposto: – Questo spirito non è uno spirito! Io ucciderò il figlio di una scimmia e di un grande spirito! Io, Bigagi, con la lancia di mio padre.

Pochi istanti dopo, la lancia tirata da Ras si era conficcata nel terreno di fronte a Bigagi. L’impugnatura aveva continuato a vibrare. Gli uomini si erano fatti muti; si erano guardati intorno, interrogandosi l’un l’altro con gli occhi roteanti. In quel momento Ras aveva emesso lo stridulo ululato che gli era stato insegnato da Yusufu. Gli uomini avevano sollevato lo sguardo e avevano scorto alla luce del fuoco la bianca figura di Ras…

 

Dalla quarta di copertina:

Mia madre è una scimmia. Mio padre è Dio. Io sono l’unico uomo bianco al mondo. Vengo dalla Terra degli Spiriti.’ Così canta Ras Tyger, l’aitante, eroico, virile signore della giungla. Come un altro famoso signore bianco della giungla, Ras comunica con gli animali e con gli esseri umani che vivono nella sua terra, ma non da pari a pari, bensì come un padrone con i suoi schiavi. Egli infatti si trova in una posizione privilegiata, perché costantemente controllato e protetto da suo padre, ‘Dio’. Ma che specie di creatura è questo dio, una forza onnipotente o un essere di mostruosa malvagità? E qual è l’esatta natura degli Uccelli di Dio, i distruttori che, partendo dalla misteriosa e inaccessibile costruzione che si erge in mezzo a un lago, vietano al giovane di varcare i confini del suo regno?”.

 

E’ sempre una buona notizia quando vengono ristampati (per giunta a soli 5,90 €) i romanzi di un tempo, pronti per essere scoperti da nuovi lettori: nel caso di Lord Tyger (Lord Tyger, 1970) la precedente edizione risaliva addirittura al 1992, quando fu incluso nel n. 29 de “I Massimi della Fantascienza” della Mondadori dedicato a Philip J. Farmer (1918-2009).

Premessa: questo non è un libro di grandi riflessioni. Con i romanzi di Farmer capita.

E’ come assistere ad alcuni B-movie d’avventura degli anni ’70 e ’80, di quelli tanto incredibili nella trama e nelle acrobazie dei protagonisti da risultare avvincenti dall’inizio alla fine. Per goderselo bisogna farsi coinvolgere dall’azione, senza porsi troppe domande. Poco importa se il finale è un po’ affrettato e lascia molte cose in sospeso.

Come i suoi appassionati sanno, Farmer era affascinato dalla figura di Tarzan, il fortunato personaggio nato nel 1912 dalla penna di Edgar Rice Burroughs (1875-1950), al punto di scriverci sopra una scherzosa biografia (Tarzan Alive: A Definitive Biography of Lord Greystoke, 1972, inedita in Italia) e inserirlo nella schiera di supereroi della serie di Wold Newton.

Lord Tyger altro non è che un omaggio, condito con un pizzico d’irriverenza, a questo archetipo del buon selvaggio, dell’eroe allevato nella giungla.

Un miliardario eccentrico, ossessionato dall’opera di Burroughs, decide di dare vita al mito. Nonostante l’imponente preparazione, il piano non procede come previsto. Soprattutto perché le persone sono persone e il giovane surrogato di Tarzan, Ras Tyger, mostra una sessualità considerevolmente più sviluppata del suo prototipo e non comprende le regole e i tabù imposti dai suoi genitori adottivi, dagli evocativi nomi di Mariyam e Yusufu. La storia è raccontata dal punto di vista del giovane Ras. All’inizio, attraverso la sua sola percezione, è difficile farsi un’idea del mondo circostante, ma con il procedere della trama il quadro si fa più completo e comprensibile.

Il lettore avvezzo all’opera di Farmer ritroverà alcuni leit-motiv tipici dello scrittore dell’Indiana, già presenti nel ciclo dei Fabbricanti d’Universi che aveva avuto inizio alcuni anni prima l’uscita di Lord Tyger: oltre a un essere umano che gioca a fare il dio incontriamo anche un gigantesco monolite che ospita sulla sommità la dimora del creatore. Qua e là poi si incrociano altri punti cari a Farmer, veri e propri marchi d’autore, come le capacità linguistiche del protagonista nonché la sua avversione per i peli facciali, la presenza di almeno un personaggio di religione ebraica, ecc.

Lord Tyger è un romanzo che trascende il mito che l’ha ispirato, godibile anche per coloro che non abbiano mai prestato attenzione al Tarzan originario.

 

Philip J. FARMER, LORD TYGER (Lord Tyger, 1970), trad. di Vito Messana e Ruggero De Grisogono, Mondadori, Urania Collezione n. 124, 276 pp., 2013.