Profilo di Stanislaw Lem

La scoperta di Solaris avvenne cent’anni prima della mia nascita. Il pianeta gira intorno a due soli, uno rosso e uno azzurro. Per circa quarant’anni, dopo la scoperta, nessuna nave spaziale si avvicinò. Si riteneva ancora valida, a quell’epoca, la teoria di Gamow-Shapley in merito all’impossibilità della nascita della vita sui pianeti con stelle doppie. L’orbita di questi pianeti subisce una variazione ininterrotta, per il gioco di gravità alterno della coppia di soli. Ne derivano perturbazioni che volta a volta accorciano o allungano l’orbita del pianeta, ogni forma di vita è distrutta sul nascere dalle radiazioni termiche o dal freddo glaciale. I cambiamenti avvengono su un periodo di milioni di anni, cioè brevissimo su scala astronomica o biologica, poiché l’evoluzione esige centinaia di milioni, se non miliardi, di anni.
SOLARIS (Solaris, 1961)
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Stanislaw Lem (12 settembre 1921 – 27 marzo 2006) è un autore polacco, critico, erudito e vincitore di numerosi premi. Nasce nella città di Lwòw (Leopoli, ai nostri giorni appartenente all’Ucraina) e racconta in modo affascinante la sua infanzia e la sua adolescenza nel libro autobiografico Wysoki Zamek (1966).
L’invasione nazista durante la Seconda Guerra Mondiale interrompe i suoi studi di medicina e mette a serio rischio (è ebreo) la sua vita, gran parte della sua famiglia viene uccisa nell’Olocausto. Se la cava usando documenti falsi che attestano che è un meccanico e saldatore, e con queste mansioni lavorerà.
In quello che scrive durante la metà degli anni ’40 in apparenza non ritroviamo riferimenti particolari a quelle esperienze tranne che nel primo romanzo pubblicato col suo nome, che non è di SF, L’OSPEDALE DEI DANNATI (Szpital Preziemienenia, scritto nel 1948, pubblicato nel 1955).
Nel 1946 si sposta a Cracovia, si laurea in Medicina e scrive versi lirici e saggi sulla metodologia scientifica, finché non resta disgustato dall’adulazione sovietica per le teorie lamarckiane di T.D.Lysenko e lavora come assistente ricercatore in un istituto scientifico. Nel frattempo Lem vira sulla SF, pubblicherà oltre una ventina di titoli prima di abbandonare la narrativa una quarantina di anni dopo, venendo tradotto in almeno trenta lingue e vendendo diversi milioni di copie delle sue opere.
I suoi primi romanzi sono IL PIANETA MORTO (Astronauci, 1951), che ha anche una versione cinematografica, SOYUZ 111 – TERRORE SU VENERE (Der Schweigende Stern, 1960) e LA NUBE DI MAGELLANO (Oblok Magellana, 1955), versione in film come IKARIE XB 1 nel 1963. Sono opere ancora non del tutto mature e limitate da alcune convenzioni dovute al realismo socialista, nonostante questo interessanti e contengono già alcuni dei temi principali della narrativa di Lem, i pericoli e le minacce della distruzione globale, il militarismo, l’identità umana, con un senso utopistico a volte un po’ naif.
Un senso di grottesco più virato al nero appare invece nell’antologia MEMORIE DI UN VIAGGIATORE SPAZIALE o DIARI ASTRALI (Dzienniki Gwiazdowe, 1957, poi espansa nel1971 e in seguito in 2 volumi nel 1976 e nel 1982).
Gli anni che fanno seguito all’Ottobre Polacco del 1956rappresentano il periodo migliore per la produzione di Lem. Pubblica 17 libri, 5 sono romanzi di SF, 10 sono raccolte di racconti che in parte si sovrappongono e includono il ciclo delPilota Pirx, i racconti robotici di FIABE PER ROBOT (Bajki Robotow, 1964) e il ciclo di Cyberiade o Trurl-Kapaucius, Nos Kzsezycowa (antologia del 1963), una commedia di SF e 3 commedie per la tv, opere non di narrativa come la sociologia cibernetica di Dialogi (1957) e l’opera che meglio descrive la chiave per comprendere la sua narrativa e le sue speculazioni, Summa Technologiae (1964, rivisto nel 1974), una brillante visione di tutto quanto riguarda le possibilità del sociale, dell’informazione, della cibernetica, della cosmogonia e dell’ingegneria biologica nel ruolo che l’umanità gioca con la Natura e sugli intrecci esistenti tra l’evoluzione biologica e quella tecnologica.
Escono quindi PIANETA EDEN (Eden, 1959), il notissimo SOLARIS (Solaris, 1961), L’INVINCIBILE (Nyezwyciezony, 1964), I VIAGGI DEL PILOTA PIRX (Opowiesci o Pilocie Pirxie, raccolta del 1968), conducono tutti a strani esseri, singolari avvenimenti e particolari luoghi che educheranno i vari protagonisti a meglio comprendere i limiti e la forza del genere umano. L’affascinante ed enigmatico pianeta Solaris, una delle massime e più intriganti creazioni nella storia della SF, dà vita a tre versioni cinematografiche, una versione per la tv del 1968 (regia di Boris Niremburg e Lidija Isembaieva), la più nota del 1972 di Andrej Tarkowskij, purtroppo massacrata dai tagli e mal doppiata nel nostro paese e la più recente, di buona fattura visiva, ma insignificante dal punto di vista dei contenuti, del 2002 a firma Steven Soderbergh, con George Clooney.
I romanzi appena citati si possono considerare parabole della nostra era, ci indicano che nessun sistema di riferimento chiuso è valido nell’epoca della Cibernetica e degli assolutismi politici in conflitto, i protagonisti si redimono guardandosi dentro, non affidandosi all’hardware o a una cognizione astratta del potere. Lem scrive anche una salutare, anche se in alcune parti un po’ semplicistica, critica alla SF di stampo inglese, in Fantastika y Futurologia (1970). Critica anche le banalità antropomorfiche che spesso si riscontrano nella SF di stampo sovietico. Preso in mezzo tra i due giganti mondiali, Lem usa l’esperienza degli intellettuali dell’Europa centrale per realizzare una fusione tra una speranza luminosa e umanistica e una visione di allarme, amara e basata sulla realtà storica. Un approccio narrativo e filosofico che pone Lem sul piano di Jonathan Swift e Voltaire.
Queste tematiche le ritroviamo anche nelle sue opere più grottesche, un insieme di divertimento umanizzante, satira nera e allegorie iconoclaste, come in CYBERIADE (Cyberiada, 1965) che raccoglie molti dei racconti di Trurl-Kapaucius.
In LA VOCE DEL PADRONE (Glos Pana, 1968) i dubbi radicali di Lem sull’autodeterminazione umana e sulle possibilità di comunicazione con le altre persone, oltre che con altre civiltà anche aliene, cominciano però a minare la forma narrativa del romanzo e a trasformarla in meditazioni e visioni solipsistiche.
Ma Lem si riprende brillantemente scrivendo qualcosa che sta al confine tra la narrativa e il saggio, come in VUOTO ASSOLUTO (Doskonala Prozinia, 1971), composto in gran parte da recensioni di romanzi non esistenti e in Wielkosc Orojona (1973). Pubblica anche la sua opera più lunga di questo periodo e cupamente esilarante, il racconto appartenente alla serie di Ijon Tichy, IL CONGRESSO DI FUTUROLOGIA (Ze Wspomnien Ijona Tichego: Kongres Futurologiczny, 1971).
Ritorna brevemente alla dimensione normale di un romanzo negli anni ’80 con IL PIANETA DEL SILENZIO (Fiasko, 1986), uno scomodo e feroce attacco alle pretese di conoscenza degli esseri umani. Anche dopo il 1990 Lem continua a scrivere parecchie cose non di narrativa, orientate verso una grande gamma di soggetti, ma distoglie la sua attenzione dalla narrativa vera e propria. Nel 2003 in un’intervista gli chiedono il perché di questa scelta e lui risponde così: “Il mondo intorno a noi sta morendo così in fretta.”
Senz’altro nelle traduzioni abbiamo perso parte della sua ricchezza inventiva di linguaggio, ma molta della sua forza è rimasta inalterata e ben riconoscibile. Lem, utilizzando anche la sua particolare situazione geopolitica e il vantaggio di godere delle più importanti culture europee, è riuscito a trascendere il pragmatismo più cinico e l’utopismo astratto. Negli anni ci ha donato i suoi risoluti avvertimenti contro le soluzioni finali statiche, la sua fusione tra i dilemmi della scienza più moderna e le più vecchie eresie cosmologiche, la sua intensa comprensione dei problemi derivanti dalla Cibernetica e dalla Teoria dell’Informazione, tanto da renderlo indiscutibilmente uno degli scrittori più importanti e significativi del secolo e della narrativa a livello mondiale.
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Nello sbocciare, evolversi, allargarsi di questa creatura viva, in ogni singolo movimento e nei suoi movimenti complessivi, si manifestava, come avevo sperimentato, una ingenuità cauta, ma non selvatica, quando si abbandonava a cercare rapidamente di conoscere, di capire la forma nuova e inattesa, e quando con rincrescimento doveva ritirarsi, non oltrepassare i limiti imposti da una legge misteriosa. Quale contrasto inesprimibile, fra quella curiosità agile e quella massa che raggiungeva tutti i punti dell’orizzonte! Non ne avevo mai sentito così acutamente la presenza immane, che, nel suo silenzio potente e assoluto, respirava regolarmente con le onde. Con lo sguardo fisso, immobile, affondavo in un cerchio apparentemente inaccessibile, e, nella crescente intensità dell’abbandono di me stesso, mi identificavo al cieco colosso liquido come se, senza il minimo sforzo, senza parole, senza un pensiero avessi perdonato tutto.
SOLARIS (Solaris, 1961)