Risoluzione 23, di Efe Tobunko

La lettura di “Risoluzione 23” di Efe Tobunko mi ha entusiasmato. Durante la lettura mi sono tornate in mente opere come “Il gregge alza la testa” o “Tutti a Zanzibar” di John Brunner, “Solo il mimo canta al limitar del bosco” di Walter S. Tevis o “Largo! Largo!” di Harry Harrison.

Infatti questi autori, ed i relativi romanzi, sono accomunati da una particolare capacità di descrivere l’immediato futuro, quello che ci attende dietro l’angolo; autori dotati di una particolare sensibilità, capaci di analizzare il mondo in cui viviamo, di coglierne i meccanismi e, forti di una personale ideologia, capaci di allungare di qualche millimetro nel futuro il solco che l’uomo scava incessantemente sulla Terra.

Efe Tobunko (pseudonimo di Efe Okogu) è un giovane autore nigeriano, anarchico e senza tetto ha girovagato per l’Asia, l’Africa, l’Europa e l’America ed attualmente è ospite presso una comune in Messico. I suoi lavori sono stati pubblicati su numerose riviste ed antologie, omaggiato da Gardner Dozois, sul suo “The Year’s best SF n.30”, per il lavoro svolto su “AfroSF:

Science Fiction by African writers” (la prima antologia di Science Fiction africana) ed è stato candidato al premio BSFA 2013 proprio con questa novella: “Risoluzione 23”.

Apparsa originariamente nel 2012 sulle pagine di “AfroSF”, “Risoluzione 23” è fondamentalmente un avvertimento ed un grido rabbioso rivolto ai pochi ricchi e potenti della Terra che mantengono il loro status vivendo sulle spalle della povera gente (la stragrande maggioranza della popolazione) ed utilizzando il nostro pianeta e le sue risorse senza alcun ritegno nè rispetto (tematiche molto care all’autore).

“‘Guardate ciò che abbiamo creato, diciamo a noi stessi, osservate come abbiamo rielaborato il mondo a nostra immagine. Il fatto che tutto ciò che noi chiamiamo civiltà è, in concreto, la distruzione del mondo naturale, noi lo ricusiamo, rendendoci ciechi alla realtàstessa; caviamo gli occhi a quelli che ci offendono con il loro dubbio. Ma la verità non può essere negata.Tutti gli imperi cadono; il caos trionferà sempre sullordine; e le acque di fonte devono scorrere verso loceano o ristagnare. Quanto più cerchiamo di trattenerla nei nostri contenitori di vetro deforme, maggiore sarà la corruzione e la puzza. Privata di un riflusso spontaneo, lacqua della vita che abbiamo ingabbiato nel vano ed egoistico tentativo di preservarla a nostro uso, si èavvelenata. Ora ne paghiamo lo scotto.”

“Oppressione e resistenza sono le costanti universali del progresso sociale. Possiamo solo sperare che la spirale conduca verso lalto, verso una comprensione migliore dell’ universo e del nostro posto in esso, tuttavia nei miei momenti più bui, temo che lumanità stia commettendo un lento suicidio.”.

Ma “Risoluzione 23” è molto di più.

La storia è ambientata un centinaio di anni nel futuro, sullo sfondo di una tentacolare e disumana Lagos, capitale della Nigeria, su una Terra devastata e prossima all’oblio.

“…le uniche zone vivibili si trovano tra i tropici del Cancro e del Capricorno, al di là non c’è niente, soltanto una terra desolata con temperature sotto lo zero e radiazioni letali. La maggior parte degli scienziati sostiene che ci resta meno di un secolo prima che anche questo sia perduto, e la velocità della luce non pare così veloce quando stai correndo contro lestinzione.”

La razza umana, dopo aver abbandonato l’idea di terraformare altri pianeti, trascina la propria esistenza sulla Terra.

Gli esseri umani sono costantemente interfacciati alla rete grazie ai “neuro”: i neuro regolano ogni aspetto della vita degli uomini a punto tale che sono proprio i neuro a qualificare gli esseri umani come “cittadini” mentre chi ne è privo (i “non-morti”) è condannato ad una atroce esistenza e ad una terribile morte. C’è anche chi rifugge la terribile vita reale e preferisce passare l’esistenza interfacciato alla rete, nutrito ed accudito da tubi che escono da ogni orifizio del suo corpo: i “Google Komori”.

I Neuro tolgono in pratica all’uomo tutto ciò che lo definisce come essere umano e lo rende uno strumento nelle mani dei potenti. “…abbiamo buttato via la nostra umanità in cambio di un giocattolo da scopare!”.

A questo aggiungiamo un gruppo di rivoluzionari che vogliono rovesciare il potere ed una congiura ai danni dell’umanità tutta.

Un romanzo che si legge in breve tempo ma è davvero intenso, con sentori del Gibson di “Neuromante” e l’ampia visione d’insieme dei romanzi che ho citato in apertura. Anche la struttura ricorda i due capolavori di Brunner citati in apertura: l’io narrante cambia in ogni capitolo e vicende slegate andranno a convergere in maniera sottile, fornendo al lettore diversi punti di vista della medesima situazione.

Colpisce sopratutto l’umanità alienata, emarginata e disperata dipinta da Efe Okogu ed un certo fatalismo che pervade il testo: è possibile cambiare… Ma cambiare non vuol dire migliorare, progredire…

“…se fossi un personaggio di fantasia, ci sarebbero… non so… elementi di pathos o di noia a giustificare lo stato della mia esistenza meschina, perché i lettori dovrebbero simpatizzare e apprendere qualcosa dalla mia miseria. Ma io sono vera e quindi la mia storia non sarà mai narrata. Solo i personaggi perdenti di fantasia diventano immortali, il resto di noi si limita a nuotare verso labisso, senza giubbotto di salvataggio, sognando una fine rapida perché non possiamo modificarla.”.

Un unico spiraglio di luce arriva da qualcosa di più grande di noi, una concezione molto particolare del “divino”; dopotutto non siamo così importanti ….

Un plauso a Future Fiction di Francesco Verso per averci regalato questa perla. E se volete saperne di più sulle pubblicazione di Future Fiction potete visitare il loro sito: www.futurefiction.org

Risoluzione 23 (2012) di Efe Tobunko (Future Fiction Vol. 14, Deleyva Editore) , traduzione di Francesco Verso, copertina di Mattia De Iulis.