The incredible melting man (L’uomo di cera)

Durante una missione spaziale su Saturno l’astronauta Steve viene colpito da un’ondata di radiazioni che non lo uccide ma lo lascia con il corpo in via di liquefazione. Tralasciando il fatto poco scientifico (l’uomo dovrebbe morire quasi all’istante), l’astronauta torna sulla Terra e viene trattenuto segretamente in ospedale per nascondere l’evento, dato che a breve dovrebbe partire un’altra missione simile e i dirigenti non vogliono spaventare l’opinione pubblica. Ma Steve – “the incredible melting man” – uccide l’infermiera di guardia e scappa dall’ospedale.

L’unico modo che “l’uomo di cera” possiede per bloccare o almeno rallentare il processo di liquefazione è nutrirsi di cellule umane, e per farlo deve ovviamente uccidere e mangiare le persone. Dunque ci troviamo di fronte a una specie di fanta-thriller nel quale un mostruoso serial killer, disperato, agonizzante e quasi del tutto demente si aggira nei dintorni dell’ospedale spaventando e uccidendo la gente. Qualcuno gli dà la caccia, e altri, come il suo caro collega e amico Nelson, lo cercano non tanto per fermarlo quanto per aiutarlo.

Nonostante il tema fantascientifico, lo spunto astronautico è più che altro l’innesco per una storia surreale che si avvicina più alla cinematografia horror. E il punto forte del film non sembra essere, tutto sommato, la trama o l’intreccio. Sono gli effetti speciali di Rick Baker (vincitore di 7 premi Oscar e candidato a 11 nomination) e la fotografia di Willy Curtis a rendere The incredible melting man (1977) un film forse poco conosciuto ma in grado di lasciare incise nella memoria visiva immagini così potenti come poche altre opere cinematografiche riescono a fare.