Hypnos numero 3

Il terzo numero della rivista “Hypnos” (primavera 2014) si mantiene sull’onda qualitativa delle due uscite precedenti (primavera 2013, autunno 2013), e dimostra che la nomination tra i finalisti del Premio Italia 2014 non è stata casuale.

Siamo già al secondo anno di pubblicazioni per “Hypnos” ed è quindi possibile formulare un’opinione complessiva sul lavoro svolto fino ad ora. Un lavoro fatto di competenza, cura dei particolari e tanto divertimento da parte dello staff.

Come per i numeri 1 e 2, “Hypnos n. 3” si distingue per la selezionatissima scelta dei racconti, i quali costituiscono la gran parte del contenuto del volume. Tutte le short story sono come d’abitudine accompagnate da una presentazione dell’autore e dalla sua bibliografia.

La copertina “bella e dannata” riesce come al solito ad aumentare la curiosità di aprire il volume per vedere cosa vi si nasconde all’interno.

L’immagine di copertina è tratta dall’inedito racconto “Il fonditore di bottoni” del maestro Fritz Leiber, che apre le danze a tutte le altre letture. Un altro racconto inedito di Fritz Leiber (“Dormi ancora, Biancaneve”) chiude la rivista, che in questo caso è particolarmente dedicata allo scrittore americano, il quale viene onorato di un lungo e illuminante articolo a cui segue una doverosa nota bibliografica.

Immancabile la breve storia a fumetti, situata a metà rivista, che in questo numero si prende più spazio del solito nel rendere omaggio a un grande autore di narrativa fantastica e fantascientifica quale era Jack Finney.

Nella rubrica “Weird New World” si respira una grande boccata d’aria fresca grazie all’immancabile appuntamento con le ultime novità sulla letteratura weird in lingua inglese, a ricordarci che fuori dai confini nazionali c’è un vastissimo mondo letterario da scoprire.

Il valore aggiunto di questo ricchissimo numero è il racconto vincitore della prima edizione del Premio Hypnos: “Il suo sguardo” di Moreno Pavanello. Una storia che riesce a stupire, a rabbrividire e a emozionare, convincendo anche i lettori dopo aver superato lo scoglio della giuria.

I racconti scelti in “Hypnos n. 3” spaziano molto in ordine di tempo. Si va dai classici ottocenteschi come “Il diavolo e Tom Walker” di Washington Irving, «padre dimenticato» della letteratura dell’orrore in quanto addirittura antecedente a Edgar Alla Poe, fino ad arrivare al racconto “Technicolor” di John Langan, datato 2009, molto innovativo dal punto di vista stilistico.

Nel mezzo dei racconti sono inseriti i consueti e suggestivi disegni in bianco e nero che aiutano ad entrare al meglio nelle ambientazioni tracciate dagli stessi racconti, cosicché gli illustratori, insieme ai traduttori, agli autori degli articoli e agli altri membri dello staff, vengono a formare una squadra più o meno stabile nei componenti, con nomi che i fan della giovane rivista hanno già imparato a memoria, ai quali si aggiungono di volta in volta dei “compagni di sogno”.

Le storie inserite nella rivista oscillano sempre tra l’orrore e il surreale. Nel senso che, laddove non si tratti di storie irreali, mettono comunque l’accento sul potere dell’immaginazione, facoltà della mente che influenza ogni aspetto della vita di tutti i giorni. Non di rado con l’immaginazione diamo forma alle nostre paure profonde. Per questo motivo le storie dell’orrore sono, nel vasto mondo del genere fantastico, quelle che forse ci riguardano maggiormente. L’immaginazione dà, inoltre, spesso e volentieri una forma soggettiva a ciò che aleggia nel mistero. E le nostre vite sono circondate da misteri. La vita stessa è un mistero, almeno fino a questo momento. E l’essere umano ha bisogno di mistero perché ha bisogno di scoprire, e allo stesso tempo ha paura di quello che potrebbe scoprire. Per questo, in qualità di generi letterari, l’horror e il weird non si estingueranno mai.

“Hypnos” ne è la prova.