Flandry e la storia futura di Poul Anderson

Il secondo post è dedicato invece all’Anderson fantascientifico – quello che ci ha regalato innumerevoli classici come Tau Zero, Crociata spaziale, Regina dell’aria e della notte, Il ciclo del fuoco (per citare solo i primi che mi vengono in mente) –  e alla sua magnifica “storia futura”.

Vincitore di un numero incredibile di premi letterari nel campo della fantascienza, acclamato dalla critica specializzata e amatissimo dal pubblico di tutto il mondo, Poul Anderson (1926-2001) è autore di due cicli tra i più famosi e affascinanti di tutta la fantascienza: quello di Nicholas van Rjin e dei mercanti delle stelle, e quello di Dominic Flandry, agente dell’impero terrestre.

Dipingere poco per volta un grande affresco di storia futura, aggiungendo, racconto per racconto, romanzo per romanzo, qualche nuovo particolare, è sempre stato il sogno della maggior parte degli scrittori di science fiction. Dai tempi d’oro di Robert Heinlein e della sua Future History, di Isaac Asimov e della sua serie della Fondazione, passando per lo Spazio Conosciuto di Larry Niven e dell’Universo Hainita di Ursula Kroeber Le Guin, fino ad arrivare al recente ciclo della Rivelazione di Alastair Reynolds, molti sono stati i grandi della fantascienza che si sono cimentati nel tentativo di disegnare minuziosamente un quadro del futuro che ci attende.

Come spesso avviene, anche la storia futura di Poul Anderson, comprendente sia il ciclo di van Rjin che quello di Flandry, non era stata  progettata in anticipo: nacque poco per volta, quasi per caso.

Sentiamo cosa dice al proposito lo stesso Anderson: «Molti anni fa, per un breve periodo fui uno dei pilastri di Planet Stories.Oggi questa rivista viene ricordata con affetto e nostalgia, ma all’epoca veniva considerata soltanto «mondezza» da molti appassionati, perché pubblicava avventure melodrammatiche con un background fantascientifico, storie che non avevano altre pretese che quelle di divertire il lettore per un’ora o due. Io, personalmente, non ci vedevo nulla di male: il racconto d’azione era sempre stato una forma narrativa legittima fin dai tempi d’Omero, se non da prima ancora. (Si potrebbe anche far notare che Planet pubblicava occasionalmente storie di autori come Ray Bradbury, Leigh Brackett e William Tenn). Io ero giovane e povero e volevo un po’ di soldi; ero in grado di produrre storie d’avventura con molta rapidità. E allora perché non farlo? Inoltre il mio desiderio era di provare tutte le forme narrative possibili (e lo è ancora). Perciò sfornai circa una dozzina di racconti per Planet Stories. Ciò spinse certe persone che pensano in base a categorie ben distinte e compartimentate a considerarmi come un semplice scribacchino della space opera; queste persone in genere impiegano poi molto tempo a cambiare idea sulla gente. Alcune non lo fanno mai, ma questo non importa. Io non mi sento certo in colpa per aver tentato di ampliare i miei orizzonti in questo modo: quei racconti non erano affatto memorabili, ma non erano nemmeno pretenziosi, e se riuscivano a dare un po’ di svago ai lettori, ebbene erano serviti al loro scopo. Comunque sia, io mi stufai ben presto di certi cliché del genere avventuroso: gli eroi nordici uniformemente nobili e valorosi, i cattivi terribilmente cattivi, i lieti fini incredibilmente completi senza più problemi in vista. Perché non cercare di fare qualcosa di più credibile? Nacque così Tiger by the Tail, il primo racconto incentrato sulla figura di Dominic Flandry. Come nome e temperamento Flandry era gallico; un francese si è poi addirittura congratulato con me per questa caratterizzazione. Era poi un ufficiale e agente del servizio segreto di un impero terrestre ormai da tempo in fase di decadenza, che stava perdendo la stessa volontà di difendere le proprie frontiere mentre nemici alieni premevano dall’esterno. Flandry riconosceva la corruzione della sua società e ne portava i segni nel suo spirito, ma qualcuno doveva pur tentare di tenere le cose assieme, di non far crollare tutto, almeno non durante il corso della sua esistenza. Dopo tutto la civiltà era molto più godibile e piacevole della barbarie, o della morte. Tra l’altro, quell’attività di agente era la più interessante tra quelle possibili, intramezzata da momenti di sensualità pura; e infine Flandry non era privo di ideali e di certe lealtà.»

Nasce così la figura di Dominic Flandry, personaggio tra i più simpatici mai creati dalla fantasia di un autore di fantascienza. Amante del lusso e delle belle donne, dal temperamento più pigro che eroico, Flandry è molto lontano dagli stereotipati protagonisti delle vicende avventurose di un certo tipo di space opera, cui pure egli appartiene di diritto.

Dopo Tiger by the Tail (Planet Stories, gennaio 1951), Anderson compose altre due storie aventi a protagonista Dominic Flandry, Honorable Enemies (Future, maggio 1951) e The Warriors from Nowhere (uscito col titolo The Ambassadors of Flesh su Planet nell’estate 1954).

Questi primi brani su Flandry erano piuttosto rozzi e presto Anderson abbandonò Flandry per dedicarsi a generi diversi. Tra le cose prodotte negli anni seguenti vi era anche la serie avente a protagonista un’altra figura di antieroe: il furbo, grasso, acidulo ma simpatico mercante delle stelle Nicholas van Rjin. In queste storie Anderson descriveva la fondazione di un’associazione di principi-mercanti che ambiva a colonizzare stelle e pianeti e a portare in tutta la galassia le regole del libero commercio. Nick van Rjin è l’araldo di un’epoca di espansione interstellare, piena di ricchezza e di spazio vitale per tutti quelli che hanno fede in un’economia di libero mercato. Anderson, su suggerimento della moglie Karen (un po’ studiosa di storia classica), chiamò quest’associazione di liberi mercanti «Lega Polesotecnica», dalla parola greca che sta a indicare «mercato» e «arte» (o «tecnologia»).

Nel 1958, in risposta all’invito di Robert Mills, direttore della rivistaVenture, che tentava di rivitalizzare quel genere di fantascienza tanto caro alla defunta Planet Stories, Anderson richiamò dal limbo Flandry, in una versione più matura e in una storia più curata, The Game of Glory (Venture, marzo 1958). In questo romanzo breve l’autore mostrava un interesse più attento per il suo protagonista, per l’universo in cui vive, per la sua psicologia e le sue esperienze umane.

Fu così che, una volta ripreso il personaggio, Anderson continuò a scrivere storie su di lui, tra cui anche dei romanzi veri e propri. Tutte queste storie vennero poi raccolte in due volumi, Agent of the Terran Empire e Flandry of Terra, nel 1965 dalla casa editrice americana Chilton.

È molto interessante vedere come avvenne il collegamento tra il ciclo di Flandry e quello di van Rjin e la loro fusione in un’unica storia futura. Dice al proposito sempre Anderson: «Stavo buttando giù la prima stesura di una di queste avventure di Flandry, ambientata su un pianeta colonizzato da asiatici quando, d’impulso, introdussi una citazione riguardante un certo Nicholas van Rjin, una figura che era vissuta secoli prima e veniva ricordata nelle leggende popolari. Poi notai che molte altre storie, che non appartenevano a nessuna serie particolare, non erano affatto inconsistenti con quello stesso universo. Così cominciai ad aggiungere altre connessioni, man mano che se ne presentava l’opportunità. Mi sembrava che, sebbene ogni storia dovesse reggersi per conto proprio, questi riferimenti incrociati avrebbero aggiunto profondità (e quindi divertimento) per quei lettori che vi avessero prestato attenzione. Tuttavia, questo significava che la società in cui erano situate queste vicende non era statica. Come la società di Heinlein, anche la mia civiltà umana futura era sottoposta a continui cambiamenti. Van Rjin viveva o era vissuto in un’era di pionieri, mentre Flandry viveva nel crepuscolo di un impero. Che cos’era successo? Che cos’era andato storto? La storia era sempre stata uno dei miei più grandi interessi. Anche per la composizione dei primi racconti di Flandry avevo pensato a dei casi simili avvenuti nella passata storia umana: per esempio alla rivalità tra Bizantini e Persiani, o, per venire al nostro presente, alla rivalità tra Occidente e Russia… Da giovane avevo letto Spengler e ne ero rimasto molto colpito; poi avevo letto Toynbee e gli altri studiosi di storia. … La natura di certi processi storici fondamentali come il crollo di una civiltà, o la sua rinascita, o la sua stessa esistenza, rimangono soggetti a controversie … Tuttavia, uno schema di questo genere avrebbe certo dato una struttura alla mia serie, e ciò avrebbe portato anche maggiore convinzione.»

Ecco dunque spiegata una certa frammentarietà di questa storia futura di Anderson, e soprattutto, una sua netta frattura nei due tronconi dei due cicli di van Rjin e di Flandry. Come si può vedere dalla dettagliata carta cronologica che appare nel volume Cronache della Lega Polesotecnica, Anderson parte in pratica dal ventiduesimo secolo, durante il quale avviene l’esplorazione degli altri mondi da parte dell’uomo e la formazione del Commonwealth Galattico. Nel secolo successivo c’è uno degli eventi fondamentali di questa storia futura: la fondazione della Lega Polesotecnica. Dal 2400 al 2450 si svolgono in pratica tutte le storie del ciclo della Lega aventi a protagonisti i due personaggi basilari della serie: Nicholas van Rjin, il furbo e simpatico mercante che introduce la civiltà nei mondi lontani pensando contemporaneamente al suo profitto personale, e David Falkayn, il suo braccio destro, il giovane e coraggioso esploratore che porta a termine le rischiose missioni organizzate dal suo capo.

Dopo il 2450 termina questa brillante fase della storia futura ed ha inizio una nuova epoca: l’insediamento umano sul pianeta Avalon, i problemi del difficile rapporto con i nativi, gli uomini alati di Avalon, coincidono in pratica con l’inizio della dissoluzione della Lega Polesotecnica e col declino della carica espansionistica dei terrestri. La fondazione dell’impero terrestre nel ventottesimo secolo, non è la base di partenza di una nuova epoca di floridezza ma l’inizio di un periodo di lento declino dell’umanità, contrastata da razze più fresche e vitali, pronte a prendere il sopravvento. È proprio in questo periodo che si colloca il ciclo di Dominic Flandry: nei sette volumi di questo ciclo Anderson descrive la lotta tra terrestri e merseiani, una razza di alieni che contendono all’umanità il dominio della galassia. Similmente a Bizantini e Persiani, anche i due imperi futuri riusciranno, nel corso di una lotta di vari secoli, a distruggersi reciprocamente finché non potranno più opporre resistenza all’assalto di altre razze più fresche e vigorose, che li conquisteranno entrambi.

La descrizione della vita di Flandry, che Anderson aveva presentato ai lettori già nella piena maturità nei primi racconti del ciclo da lui composti, venne poi completata con Ensign Flandry (1966), che narra della sua gioventù e di quando era ancora un semplice guardiamarina della Marina Spaziale Terrestre, e con i successivi (cronologicamente) A Circus of Hell (1970) e The Rebel Worlds(1969). In A Knight of Ghost and Shadows(1975) abbiamo poi un Flandry quarantasettenne, mentre A Stone in Heaven (1979) ci presenta il nostro eroe ormai sulle soglie della vecchiaia, all’età di sessantun anni.

La storia futura di Anderson, dopo aver dipinto con il ciclo di Flandry l’epoca della decadenza imperiale, prosegue ancora per svariati millenni e, in altre storie come The Night Face e The Sharing of the Flesh, delinea infine l’avvento della terribile Lunga Notte della barbarie e il crollo totale dell’impero e della civiltà galattica umana.