Tre cuori e tre leoni: Poul Anderson, miti e leggende d’Europa nella fantasy moderna

Per rimanere nel genere fantasy presento ora una  mia introduzione a un classico della letteratura fantastica, ancor oggi ampiamente godibile e affascinante. Per i riferimenti alle edizioni italiane delle opere citate potete, come sempre, far riferimento al magnifico catalogo della fantascienza in Italia, il cui link è indicato nella spalla di sinistra.

Se tutti gli appassionati di fantascienza conoscono l’Anderson scrittore di sf — hard, ortodossa, e ricordano con piacere classici come Quoziente mille, I nomadi dell’infinito o il ciclo dei Mercanti di stelle (pubblicato dalla Nord su Cosmo Argento), forse non tutti sanno che il cuore di Anderson appartiene alla fantasia eroica e che, se il mercato librario glielo avesse permesso, avrebbe forse scritto più fantasy che fantascienza. Lo testimonia il fatto che due dei suoi primi tre romanzi sono opere di fantasy, il presente Tre cuori e tre leoni, apparso su Magazine of Fantasy and Science Fiction nel 1953 e The Broken Sword (1954), una pregevole opera dalla trama cupa e tragica, le cui radici sono fermamente rintracciabili nella tradizione delle saghe scandinave e nordiche. Nel corso degli anni, inoltre, Anderson si è avventurato un paio di volte nel campo del romanzo storico (con The Golden Slave e Rogue Sword); in seguito l’ampliamento del mercato e l’evoluzione dei gusti del pubblico gli hanno permesso di esternare l’antica passione nella stesura di opere come A Midsummer Tempest, un raffinato romanzo ambientato in un mondo alternato in cui i personaggi e le vicende descritte da Shakespeare sono realtà e lo stesso drammaturgo inglese è noto come storico di rilievo; e come Hrolf Kraki’s Saga, una storia fantastica che riprende una delle più famose tra le antiche leggende dell’èra vichinga e ne riunisce le fila degli episodi e dei frammenti con cura amorevole. Ricordo infine un altro volume che racchiude varie vicende medievali nordiche sul “popolo del mare” (sirene e tritoni), intitolato Merman’s children.

Il suo attaccamento per i miti scandinavi e dell’Europa medievale in genere, non deve stupire in quanto Anderson è di origini danesi ed è anche vissuto per un certo tempo in Danimarca.

È stata questa matrice culturale e familiare a far sì che si sia indirizzato verso campi fantastici piuttosto lontani, come stile e come ispirazione letteraria, dall’epica howardiana alla Conan.

Anche Tre cuori e tre leoni, come le altre opere citate in precedenza, si rifà a precedenti letterari diversi e più illustri, essendo una fantasy carolingia (o meglio una contaminazione delle leggende del ciclo carolingio con quelle del ciclo arturiano) molto vicina allo stile di Un americano alla corte di Re Artù di Mark Twain. La vicenda di Holger Carlsen, il danese dalla nascita oscura che, nel corso della sua lotta come partigiano contro i tedeschi durante la seconda guerra mondiale, viene all’improvviso a ritrovarsi in un mondo alternato a lui sconosciuto dove le regole della magia regnano al posto di quelle della scienza, ricalca schemi tipici di una certa letteratura fantastica. La sua lotta in questa terra parallela contro le forze del male ed i suoi incontri con streghe, nani, licantropi, e belle fanciulle in pericolo, in grado di trasformarsi in cigni, riportano subito alla mente opere come l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto o l’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, o la Chânsonde Roland, e tutta una serie di leggende medievali europee.

La stessa “quest”, o ricerca mistica, che l’eroe è costretto a compiere spinto da un impulso letteralmente demonico è una struttura classica dell’epopea medievale. E altrettanto classica è la lotta contro le Orde del Caos (allegoria della minaccia della Germania Nazista) che è alla base di tutti i romanzi di una certa fantasy moderna, a partire dal celeberrimo Signore degli Anelli di J.J. Tolkien (la cui simbologia allegorica è stata ampiamente studiata), per finire con l’affascinante e divertente The Dragon and the George di Gordon Dickson.

Né si può dimenticare il tema tipico della tradizione cavalleresca della spada fatata (Cortona, in questo caso) che ha un valore fondamentale e quasi una personalità propria: è tramite la spada che l’eroe riacquista piena coscienza di sé e del proprio ruolo nello schema delle forze cosmiche. Soltanto all’eroe, a chi è di stirpe reale, è concesso di recuperare o estrarre la spada, come è ben specificato nelle leggende arturiane e in quell’altro classico moderno che è La spada nella roccia.

Un’opera dunque, questo Tre cuori e tre leoni, che si riallaccia a svariati temi tradizionali. Anderson lo fa tuttavia con molto garbo e molta ironia: il suo stile fresco, il linguaggio plastico e immaginifico, ne rendono agevolissima e piacevole la lettura.

Ci permettiamo, per concludere, di riprendere le parole di un’esperta del campo come Roberta Rambelli, persona estremamente colta e traduttrice di rara bravura, che a proposito di quest’opera e delle sue ispirazioni letterarie, così si pronunciò: “Perciò è il caso di tralasciare scrupoli superflui e di apprezzare questo romanzo, il capolavoro di Poul Anderson, ed uno dei più belli della science-fantasy, per quello che è: un’opera unica nonostante i suoi confessati prestiti dai romanzi cavallereschi e da Un americano alla Corte di Re Artù, un romanzo di una freschezza incantevole, d’una immediatezza accattivante, delizioso e irripetibile, lontano dagli eccessivi e forzati pseudocerebralismi e dalla pseudopoesia che inquinano parte della fantascienza attuale, come dalle vistose dabbenaggini della space-opera più diffusa.”