Il re nero, di Maico Morellini

POLIS AEMILIA, città stato, ultimo vessillo della civiltà occidentale postmoderna, futuribile incubo metropolitano, menzogna ed illusione quasi felice in un mare di caos e decadenza. Forse da qui a 300 anni nel futuro.

Mattia Raimondi, uomo politico emergente, l’unico indiziato dell’omicidio di Elena Brahamovich, sua amante e prostituta d’alto bordo. Riccardo Mieli, investigatore privato, riceve l’incarico dal Raimondi di trovare le prove che lo scagionino, possibilmente prima che la notizia diventi di pubblico dominio e l’accusa venga formalizzata.

Per Mieli un caso apparentemente ordinario: Raimondi forse è davvero innocente, incastrato per scopi politici e la Brahamovich una pedina sacrificabilissima. Ma subito un altro omicidio, singolare, non in periferia stavolta, bensì nella zona bene, l’Acropoli Bolognese. Quasi impossibile, inaudito!!! L’omicidio avviene in piena oscurità e la vittima è una signora dell’alta borghesia. L’improbabilità e la modalità dell’omicidio evocano immediatamente spettri di un recente passato: i dissonanti: quattro anni prima POLIS AEMILIA rischiò l’annientamento ad opera dei dissonanti.

Mieli sospetta che l’omicidio della Brahamovich sia parte di un progetto di gruppi di interesse o singoli ambiziosi, che mirino, senza scrupolo alcuno, a prendere il controllo delle giovani ed ancora fragili istituzioni di POLIS AEMILIA.

Ma cosa c’entrano con questo piano gli omicidi, che nel frattempo si stanno moltiplicando in città e le cui modalità richiamano alla mente di tutti il nome e l’incubo dei dissonanti? Cosa lega i dissonanti a Riccardo Mieli in modo per lui così inquietante ? E perché POLIS è terrorizzata dal loro spettro?…

Giallo fantascientifico, opera prima, che convince per organizzazione, equilibrio e disciplina.

Caratterizzazione dei personaggi e processo introspettivo dei protagonisti sono adeguati.

Ritengo che la talvolta stereotipata caricaturalità degli stessi sia un’opzione stilistica utilizzata nel genere giallo a cui Morellini ha voluto adeguarsi per sano spirito di emulazione e per compiacere gli appassionati di quel genere letterario nella sua forma pura.

Originale ed interessante l’ipotesi socio-politica che, inoltre, permette e rende convincente l’ambientazione in una città italiana rimodellata ma non snaturata, piuttosto che rivolgersi ai consueti più facili e scontati scenari metropolitani nord-americani.

Nell’intervista finale, a cura di Lippi, si conferma che Morellini conosce la FS a partire dall’esperienza cinematografica (Guerre Stellari) e, per evidenti questioni anagrafiche, anche a posteriori. Mi domando se il genere “giallo” sia invece un’assimilazione letteraria prima che cinematografica?

Sono evidenti le citazioni delle megalopoli post-moderne e le relative tecnologie (BLADE RUNNER) e dei dissonanti (un po’ cyborg e un po’ cloni alla BLADE RUNNER), il detective in preda ai propri dubbi e tormenti (BLADE RUNNER) ma dal ruvido disincanto stereotipato tipico del giallo; infine il Re Nero e il lato oscuro (DARTH VADER di GUERRE STELLARI). Tuttavia questi continui richiami non infastidiscono, non fanno gridare allo scandalo per assenza di originalità, ma vengono vissuti come tributi quasi doverosi da parte di un esordiente, e comunque sufficientemente digeriti ed elaborati per gli scopi, quelli sì originali, de IL RE NERO.

In definitiva un esordio di una certa sensazione, paragonabile al Faletti di IO UCCIDO, ma che, a differenza di quello, mantiene ben salda la rotta.

Marco Corda