Impero, di Clifford D. Simak

Dopo alcune recensioni dei vari numeri dell’edizione italiana di Magazine of Fantasy & Science Fiction (lodevole iniziativa), ecco infine la prima dedicata a un volume rilegato della Elara, piccola casa editrice che ha raccolto la importante eredità della Libra e della Perseo. Siamo contenti di iniziare proprio con uno dei romanzi più significativi  e meno noti del grande Clifford Simak, che ha contribuito con le sue opere così tanto al successo della fantascienza, sia in Italia che altrove. L’amico Fabio Centamore ci ha gentilmente concesso di ripresentare questo sui vecchio articolo, che pubblichiamo nella certezza di fare cosa gradita a tutti gli appassionati di Simak e del genere.

Trama: Nell’anno 2153 l’intero sistema solare è stato colonizzato grazie alla scoperta degli accumulatori di energia, il cui monopolio è nelle mani della Compagnia Interplanetaria dell’Energia, dove Spencer Chambers, fondatore e padrone assoluto, sogna di creare un autentico impero… un ferreo regime che possa guidare e indirizzare gli uomini verso un futuro migliore, a prezzo però della libertà. L’energia è indispensabile per creare condizioni di vita sui mondi esterni, ogni tentativo di ribellione delle orgogliose colonie viene represso dalla mano armata dell’Interplanetaria: Ludwig Stutsman. Ma Greg Manning, erede dello scopritore della propulsione spaziale, e Russell Page, geniale fisico ricercatore, arrivano un giorno a realizzare una prodigiosa scoperta: l’energia della materia, la possibilità di ottenere energia illimitata a un costo pressoché nullo, e di sviluppare un motore spaziale capace di portare gli uomini a velocità superiori a quella della luce nell’immensità degli spazi siderali. Questa scoperta minaccia direttamente il monopolio di Chambers, e dà speranza ai combattenti per la libertà di tutto il sistema solare. La battaglia che si scatena è tremenda… e in gioco ci sono il futuro e la libertà di tutti gli esseri umani.

Difficile, quasi impossibile, recensire con lucida e fredda obbiettività questo romanzo. Non certo perché l’opera non meriti o non sia valida, l’opposto: si tratta di recensire un’opera senza tempo e ancora attuale sebbene scritta e concepita nel lontanissimo 1939. La prima domanda che cerco di anticiparvi, dunque, è: perché leggere un vecchissimo romanzo quasi sparito dalle librerie di tutto il mondo? Ovviamente potrei suggerirvi molteplici motivi.

Anzitutto è un romanzo avvincente come pochi, capace di tenere il lettore incollato alla pagina con una prosa semplice, quasi disarmante, per la sua cristallina limpidezza, un ritmo impressionante di colpi di scena. Gli eventi di una trama fitta e di ampio respiro si innescano velocemente, evolvono di riga in riga, allargando la prospettiva del lettore fino a raggiungere un finale serrato ed inaspettato.

Soprattutto, però, non sembra affatto scritto nel ’39. Il lettore attuale viene come trascinato di peso in un futuro in cui chi detiene il controllo dell’economia domina la politica e spegne i diritti umani. Esattamente questo è lo scopo di Spencer Chambers, fondatore e proprietario unico del trust che controlla l’approvvigionamento energetico del sistema solare. Non viene presentato come un vero malvagio, quanto piuttosto come un affarista privo di scrupoli. Nell’ottica di Chambers gli affari portano al potere, il potere spetta solo a chi ne è capace. Nella sua cinica logica la democrazia contiene in sé una contraddizione che la rende poco funzionale ai bisogni della razza umana: la libera scelta dei propri governanti. Non tutti sono adatti a governare, infatti. E poiché in democrazia può candidarsi chiunque, il rischio di ritrovarsi con una classe politica inadatta è grande. Controllare la politica del sistema solare attraverso la sua posizione di monopolio, quindi, non è una questione di cattiveria per l’affarista Chambers ma una missione perfettamente logica e naturale per chi ha le capacità del vero dominatore. Gli antagonisti di questo vero e proprio caimano ante literam sono due facce della stessa medaglia, un eroe in due corpi diversi. Greg Manning e Russell Page, del resto, quasi si completano a vicenda. Intraprendente, intuitivo, spavaldo, sempre teso verso l’ignoto il primo. Riflessivo, logico, metodico, amante del lavoro di ricerca il secondo. Come due mani di uno stesso corpo, i due hanno il torto di opporsi alla visione di Chambers scoprendo la possibilità definitiva di spezzare ogni genere di monopolio energetico.

La trama di questo romanzo, quindi, si gioca su questo fondamentale dilemma: la scienza asservita al mantenimento di mire imperialiste o votata a rendere migliore il futuro della razza umana affrancandola da ogni sorta di schiavitù? Nel ’39 Simak poteva definirlo futuro senza patemi. Ma oggi, nel 2013? In sostanza, il futuro preconizzato da Simak è proprio questo: il controllo delle fonti energetiche può rappresentare potere. Energia controllata da pochi implica potere di pochi, regime non democratico. E’ ancora attuale ai giorni nostri una problematica del genere? Curiosamente, riflettere su un romanzo ci porta a riflettere sugli intrecci fra energia e politica e sulla natura stessa del potere. Non vi sembra un buon motivo per leggere ancora oggi questo antico libro?