In una villa parigina che attualmente ospita un museo, aveva sede, non molto tempo fa nell’800, il più osceno ma anche raffinato e richiesto bordello che il mondo abbia mai avuto. Purtroppo la storia di quel bordello chiamato La casa delle conchiglie, o per usare il nome originale francese La Maison des Coquillages, è quasi sconosciuta e probabilmente è meglio così, consideando gli sconvolgenti segreti che la villa tiene custoditi tra le sue mura. Veniamo finalmente a conoscenza degli orrori che sono avvenuti nella Maison grazie a Ivo Torello, che, senza censura alcuna, racconta delle inimmaginabili orge e stregonerie che un tempo avvenivano lassù, a livello della collina a nord di Parigi chiamata Montmartre, dove appunto la villa era dislocata.
La casa delle conchiglie è una storia di amplessi, di fantasie erotiche realizzate fino all’eccitazione più estrema, di magie, sortilegi, culti innominabili, libri proibiti, fantasmi, demoni, sette segrete e disgustose, minacce cosmiche fuori dal tempo. Mostruose deformità alchemiche si intervallano tra innominabili atti di stregoneria all’interno di una cornice ricca di atti osceni in luoghi macabri e occulte letture dalle cui pagine emergono diaboliche follie segrete che in pochi possono concepire e sopportare.
Tra i frequentatori della Maison gioca un ruolo fondamentale lo scienziato e alchimista Fourquet, colui che, per quanto abbastanza disgustoso come uomo, conosce la natura multidimensionale delle cose e sa “giocare” con elementi ed entità di natura inconcepibile. Senza l’alchimista, la gran parte dei guai e delle meraviglie che interessano la Maison e le sue prostitute non avrebbe luogo e non staremmo qui a parlarne.
Anche e soprattutto grazie a Fourquet, ma in generale ai folli personaggi che in qualche modo hanno rapporti con la Maison, si può avere a che fare con certe evidenze in merito all’esistenza di un mondo oscuro, anzi un intero universo, celato dietro il velo che i più definiscono realtà. Perché “solo i pazzi possono intravedre ciò che è indescrivibile, innominabile“, e i lavoratori e frequentatori della Casa delle conchiglie, oltre a essere dei malati di sesso talvolta pervertiti, sono essenzialmente dei pazzi. Proprio così: dalle prostitute alla proprietaria del bordello, Madame Sabatière, fino ai suoi frequentatori come il pittore Jules de Saint-Amand, nessuno, davvero nessuno, può definirsi sano di mente.
Chi potrebbe immaginare che un luogo così peccaminoso come la Maison des Coquillages, abitato e frequentato da persone folli, impure e sconsiderate, possa rappresentare l’ultimo baluardo contro l’oscurità? Eppure è così. E il concetto, oltre ad esplicarsi con le disavventure di Madame Sabatière e gli altri, è chiarito in maniera netta durante il fondamentale dialogo tra la stessa Sabatière ed Henry-Bonaventure Monnier, drammaturgo parigino realmente esistito come altri artisti e personaggi che sono presenti nella storia.
Madame pone una chiara e secca domanda al drammaturgo: “Come può il peccato tenere a bada l’oscurità? Non sono forse fatti della stessa materia?“.
E Monnier risponde con queste potenti, efficaci parole: “La realtà è che siamo in guerra, e lo siamo sempre stati. Combattiamo contro chi vuole insegnarci come vivere, contro i patriarchi barbuti che vorrebbero imporci la morale assassina e che ci sventolano davanti il loro dito indice, contro chi vede nella donna niente altro che un buco che sputa fuori bambini, magari futuri soldatini per una guerra contro i prussiani; contro chi nega la sessualità e insegna ai propri figli l’odio e la guerra, contro chi ci dice chi dobbiamo amare e chi dobbiamo odiare, che vuole decidere cosa dobbiamo leggere, quali quadri dobbiamo ammirare. Imperatori, politicanti, preti, maestri di scuola, educatori, scienziati, magistrati: si può solo sperare che tra loro vi sia, talvolta, un’anima più elevata, che pensi alla vita e non alla morte, e non pretenda di decidere cosa noi stessi possiamo fare dei nostri corpi o davanti a quale minareto o croce o altro feticcio ci si debba inginocchiare”.
Ma torniamo alla Maison des Coquillages, perché è lì che tutto inizia, ben prima dell’arrivo di Madame Sabatière e le sue prostitute. Il nome deriva dalla presenza di particolari conchiglie a spirali segmentate incastonate nel pavimento di marmo rosso di Verona del salone centrale, conchiglie appartenenti a “mollushi di un’era remota del pianeta Terra, quando le dolomiti erano un fondo marino e l’area che avrebbe visto sorgere Parigi era contesa tra oceano e terraferma“.
La villa che un tempo ospitava il più richiesto bordello di Parigi, e che adesso è un museo di geologia e paleontologia, nasconde segreti antichissimi, più antichi dell’uomo stesso. Quei segreti innominabili continueranno a stare lì, celati da un velo di realtà, in attesa che qualcuno riesca di nuovo a vederli e a maneggiarli per respingere la prossima minaccia dell’oscurità. Ma l’essere umano moderno, forse, non è abbastanza pazzo per fare tesoro della lezione più importante: che la magia esiste, e può essere utilizzata per i propri scopi.