La Regina di Fuoco, di Anthony Ryan

Un tempo mi domandavo come facesse un uomo che aveva preso così tante vite ad andare avanti senza il gravame della colpa. Come riesce un assassino a portare il peso delle uccisioni e definirsi ancora umano? Ma ora siamo entrambi degli assassini, e ho scoperto che la mia anima non sopporta alcun peso…

(trad. di Gabriele Giorgi)

 

Presentazione della Fanucci: 
Dopo aver combattuto fin quasi alla morte, la regina Lyrna è determinata a scacciare l’esercito invasore volariano e riconquistare l’indipendenza del Regno Unificato. Ma per portare a compimento i propri piani, stavolta non le basterà radunare le forze a lei fedeli. Dovrà scendere a patti con coloro che sono in possesso del dono del Buio, esseri ripugnanti che ha sempre detestato, e condurre la guerra alle porte delle fortezze nemiche. Adesso più che mai, l’esito della guerra e il destino del regno poggiano sulle spalle di Vaelin Al Sorna, il Signore della Torre delle Lande Settentrionali. La prova che sarà chiamato ad affrontare si rivelerà la più ardua. L’esercito volariano ha un nuovo misterioso alleato, una forza in grado di governare l’oscurità e donare l’immortalità a chi promette di servirla. Vaelin Al Sorna dovrà sconfiggere un nemico mai affrontato prima, che non può essere ucciso, ed è chiamato all’impresa proprio quando il Canto del Sangue, il mistico potere che lo ha reso un invincibile guerriero, sembra destinato a tacere per sempre…

 

Concludere un ciclo appassionante è una delle maggiori soddisfazioni per il lettore. Per chi scrive è stato il caso della trilogia dell’Ombra del Corvo (Raven’s Shadow) dello scozzese Anthony Ryan (classe 1970). La serie si è infatti conclusa con il volume La Regina di Fuoco (Queen of Fire, 2015), appena pubblicato dalla Fanucci.

Con l’opera nella sua interezza, è possibile fare alcune considerazioni generali. Si nota subito come il primo libro, Il Canto del Sangue (Blood Song, 2012), fosse stato pensato all’inizio come un lavoro autoconclusivo. Il buon successo di questo romanzo d’esordio ha spinto il volenteroso Ryan a riutilizzare gli scenari e soprattutto i personaggi per una storia dal respiro più ampio, divisa in due parti per la mole considerevole. Al centro della trama vi è lo scontro in campo aperto tra imperi di dimensioni continentali, con eserciti e flotte immensi, dietro i quali si cela il consueto conflitto tra Bene e Male, quest’ultimo rappresentato dal cosiddetto Alleato. Vaelin Al Sorna da protagonista unico è passato a dividere la scena assieme ad altri personaggi: a partire dal secondo romanzo, Il Signore della Torre (Tower Lord, 2014), il lettore segue infatti quattro filoni narrativi principali. Oltre a quello di Vaelin, si vive l’avventura attraverso il punto di vista di Lyrna, prima principessa e poi regina del Regno Unificato, del fratello del Sesto Ordine Frentis e della giovane guerriera Reva.

Ciascuno di questi personaggi ha caratteristiche proprie, interessanti. Si nota come l’autore sia stato attento al political correct: nei libri di Ryan le donne sono al fianco degli uomini in battaglia, e alcune figure di primo piano sono impegnate in relazioni omosessuali. L’elemento in comune dei protagonisti è il travaglio interiore, originato da motivi diversi ma persistente dall’inizio alla fine. Citazione a parte merita la triste e melanconica figura dello storico Verniers, i cui resoconti aprono le parti in cui sono suddivisi i tre romanzi.

Per sua ammissione, Ryan è un discepolo di David Gemmell e l’influenza dello scrittore scomparso nel 2006 si avverte costantemente, specie nella galleria di eroi umani e pieni di tormenti. Si percepiscono anche gli influssi di altri autori: se per la struttura corale, la crudezza nelle descrizioni e le poche remore a eliminare figure importanti dalla trama l’accostamento a George R.R. Martin viene naturale, per quanto riguarda l’elemento magico, molto importante in Ryan, i “doni del Buio” fanno subito pensare ai “Poteri”, cioè alle facoltà soprannaturali delle grandi famiglie di Darkover, l’opera di Marion Zimmer Bradley. Nella creazione del suo affresco fantasy, lo scrittore scozzese ha poi attinto a piene mani non solo al consueto immaginario medievaleggiante ma anche alla storia più antica. Nelle sue pagine si trovano echi delle imprese di Alessandro il Macedone e delle gesta del gladiatore Spartaco; per alcuni aspetti l’impero Volariano richiama alla memoria quello romano, mentre lo stato Alpirano ricorda le grandi formazioni politiche del Vicino Oriente antico; i terribili Arisai sembrano modellati sugli Immortali, i guerrieri scelti dell’antica Persia; i misteriosi popoli dell’estremo nord non sono lontani, negli usi, nei costumi e soprattutto nei riti sciamanici dagli abitanti tradizionali della Siberia, del Canada e dei ghiacci artici. Nulla di profondamente originale, ma l’amalgama finale è credibile e coerente.

Ryan si dimostra abile nel gestire una storia che, per la vastità degli scenari e il numero di protagonisti, poteva facilmente sfuggire di mano. Grazie allo stile, non troppo elaborato ma essenziale e soprattutto scorrevole, il lettore non ha difficoltà a passare da una linea narrativa all’altra, né si annoia durante le numerose scene di guerra, tra battaglie di terra e navali, scontri sui ghiacci e azioni di guerriglia. Anzi, se c’è qualcosa in cui Ryan eccelle è proprio la capacità di mantenere alta la tensione sino agli ultimi capitoli, con un uso sapiente dei colpi di scena.

Il risultato finale degli sforzi di Anthony Ryan è un’avventura corposa e appassionante, propriamente fantasy – con la netta contrapposizione tra Bene e Male e il ruolo fondamentale della “magia” – ma soprattutto un buon esempio di letteratura d’intrattenimento.

Chi fosse interessato ad approfondire l’universo di questo scrittore può visitarne il blog: http://anthonyryan.net/ 

 

Anthony RYAN, LA REGINA DI FUOCO (Queen of Fire, 2015), trad. di Gabriele Giorgi, Fanucci Editore, collana Collezione Immaginario Fantasy, 877 pp., 2016, prezzo di copertina € 21,00 (ebook € 6,99)