Oval, di Elvia Wilk

“Anja immaginò quelle luci verdi che si diffondevano dalla base della Berg. Il tempo fluttuante, fiocchi di neve, scottature. Il colore della malattia, disfunzione. L’umidità nella sua stanza da letto, il tritarifiuti che sputava pezzetti di plastica.”

Berlino oggi. Contemporaneità e creatività, globalità culturale e dinamismo aziendale, musica techno e gentrificazione.

E domani? Il domani di Berlino è la Berg, esperimento ecosostenibile eretto come guida ed esempio per un futuro verde da una corporazione tentacolare.

Anja non ha neanche trent’anni e vive sulla Berg nella sua nuova casa a emissioni zero, nell’incertezza di un futuro che tarda ad arrivare, proprio come tutti i suoi amici e gli affetti, uno più smarrito dell’altro. Tra tutti, il suo sfuggente partner Louis, fresco reduce da un lutto e sull’orlo di una metamorfosi.

Elvia Wilk interpreta queste sorti ben poco magnifiche e progressive con un piglio affilato à la Don DeLillo e la spietata capacità di analisi di un J. G. Ballard, raccontandoci le miserie del mercato del lavoro e del sistema tardocapitalista, senza risparmiare stoccate acide contro la “classe culturale”. Quella che si racconta tale ma vive di reputazione, menzogne e meschinità assortite.

Se siete mai stati precari – per contratto, domicilio o affetti – questo libro è la vostra chiamata alle armi. Articolata da una voce letteraria poderosa che ribalterà ogni vostra precedente convinzione.

 

Incipit:

Dopo la morte, è la burocrazia a prendere il comando. Funerali da organizzare, conti in banca da chiudere, rimborsi dall’assicurazione. Tasse non pagate. Debiti non saldati. Per alcuni, il torrente di scartoffie aggiunge uno strato intollerabile di responsabilità. Per altri, questa bufera aiuta a soffocare il lutto. Secondo Anja, Louis apparteneva decisamente alla seconda categoria.

 

A volte capita di leggere un libro e di avere la piena consapevolezza che questo abbia una struttura, una densità di idee e una complessità tali da sapere che non si potrà mai esplorarlo e capirlo fino in fondo.

Oval è uno di questi rari casi: è una storia sull’ecologia, sull’impatto delle persone (e degli oggetti che usano) sul mondo; è una storia sull’evoluzione di un rapporto di coppia; è una storia sul consumismo; è una storia sui rapporti interpersonali; è una storia filosofica; è una storia su chi lavora in precarietà; è una storia sulla ricerca della felicità, anche se per vie traverse. È, insomma, un insieme di talmente tante storie che diventa oltremodo difficile, per chi scrive, inquadrare il genere e collocare il libro nella giusta prospettiva.

Si può cominciare dicendo che questa è l’opera prima di Elvia Wilk, e con tale inizio non si può che rimanere basiti, soprattutto provando a pensare cosa potrebbe essere il suo prossimo romanzo.

La scrittura ha un peso notevole sull’economia di Oval: in diverse pagine è stato necessario fermarsi e rileggere, per comprendere (solo parzialmente) quanto l’autrice avesse scritto. Naturale viene l’accostamento a J. G. Ballard per alcuni temi trattati.

Anja è una biologa trentenne che vive a Berlino insieme al suo ragazzo Louis in una zona chiamata Berg, incarnazione del progetto della Finster Corporation (azienda dove lei lavora) che ha creato un quartiere ecosostenibile sopra una “montagna”, con abitazioni a impatto ambientale zero. Lei lavora per produrre una membrana cellulare, coltivabile in laboratorio, che possa essere usata nella costruzione delle case, mentre Louis, appena tornato a Berlino dall’America dopo la morte della madre, è un consulente.

Sia Anja che Louis si nascondono qualcosa: lui il lavoro che sta svolgendo, ovvero la creazione di una droga che consenta alla gente di diventare generosa, con l’idea che la felicità si possa tradurre in pillole ovali. Lei invece nasconde la propria incomprensione su come lui stia gestendo il trauma del decesso della madre: Anja si aspetta che Louis crolli da un momento all’altro, che abbia delle reazioni emotive e conflittuali, mentre invece ciò non accade.
Procedendo con la lettura, emerge il parallelismo tra la caducità della casa, che si sgretola e avvizzisce nel tempo, e il rapporto tra i due protagonisti, ognuno invischiato nel lavoro, nei rapporti sociali e dai propri pensieri. Questa dualità è solo uno degli esempi narrativi che la Wilk usa per tutta la durata del romanzo.

 

E invece deve partire da noi. Dal basso verso l’alto. Gli artisti un tempo mostravano al mondo cosa fosse etico. Adesso siamo tutti consulenti.

 

L’autrice pone l’accento sui temi con dei paradossi estremamente fantasiosi, come l’idea delle feste, alle quali partecipare è quasi d’obbligo, dove si incontrano investitori e consulenti (molte persone lo sono) e dove si ha la possibilità di instaurare relazioni, che a loro volta diventano contratti con accordi di riservatezza. In pratica, nel futuro (distopico?) immaginato l’autrice pone in evidenza la metamorfosi dei rapporti tra persone nell’ambito lavorativo.

 

Le venne in mente che anche il loro rapporto sarebbe potuto sembrare malsano visto dall’esterno, da persone che non l’avrebbero capito. No, pensò, nessuno dovrebbe giudicare una relazione se non chi la vive. Solo i partecipanti possono capire cosa esiste tra loro. E dopo che si è formata, la relazione diventa un’entità del tutto autonoma e incontrollabile. Alle persone piace pensare di avere relazioni con altre persone, ma in realtà hanno relazioni con le relazioni stesse.

 

Chi scrive ha faticato in alcuni momenti della lettura proprio in virtù della densità e della complessità delle tante tematiche, delle innumerevoli tracce e trame che la Wilk affronta, e la massima considerazione va alla traduttrice Chiara Reali che ha lavorato in maniera incredibile per restituire ai lettori tutta la complessità e le idee dell’opera.

Sicuramente una seconda rilettura, più lenta e approfondita, porterebbe all’acquisizione di altri elementi presenti nel testo e che sono sicuramente sfuggiti in un primo momento. Ma il bello è anche questo, no?

Un plauso alla casa editrice Zona42 per la consueta cura del libro, abbellito da una bella e originale cover.

Complessivamente Oval è un romanzo di cui si suggerisce la lettura, a tutti: ci sono talmente tante storie che è impossibile che non possa piacere.

 

Oval di Elvia Wilk, Zona42

352 pagine, € 16,90

 

L’AUTRICE

Elvia Wilk vive a New York. Il suo lavoro verte sull’arte che chiama in causa tecnologie emergenti, pratiche femministe ed ecologia.
Ha scritto su diverse riviste tra cui Granta e The White Review, e attualmente è editor della rivista e-flux.

Oval è il suo primo romanzo, ed stato pubblicato nel 2019 da Soft Skull Press.