Profilo di Dan Simmons

Prima di Calcutta partecipavo alle marce contro gli armamenti nucleari. Ora sogno nubi atomiche a forma di fungo che sbocciano su una città. Vedo edifici liquefarsi in laghi di vetro. Vedo strade asfaltate scorrere come fiumi di lava e fiumi autentici consumarsi ribollendo in enormi geyser di vapore acqueo. Vedo figure umane danzare come insetti in fiamme, come oscene mantidi religiose che crepitano e scoppiano su uno sfondo rosso fuoco di distruzione totale.
La città è Calcutta. I sogni non sono sgradevoli.
Vi sono luoghi troppo malvagi perché sia consentito loro di esistere.

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Nato a Peoria (Illinois) il 4 aprile 1948 ed ex insegnante americano di scuola elementare, Dan Simmons debutta e irrompe prepotentemente in campo letterario con queste parole con il suo primo romanzo, IL CANTO DI KALI (Song of Kali, 1985), una discesa dantesca in una Calcutta infernale, che difficilmente si dimenticherà.
Scrittore relativamente recente, non iscrivibile all’epoca d’oro della SF, si cimenta con successo in romanzi di vari generi, fantascienza, horror, weird, fantasy, gialli e si merita di diritto di entrare nel Gotha dei migliori narratori del fantastico. Autore tra i più raffinati, dopo l’esordio (che gli frutta il World Fantasy Award) prosegue con DANZA MACABRA (Carrion Comfort, 1989), altro splendido romanzo, non propriamente di SF, in cui singolari vampiri mutanti controllano le menti degli esseri umani e infliggono loro paura e dolore per nutrirsene psichicamente.
Sempre nel 1989 arriva il capolavoro, HYPERION, questa volta siamo nella vera SF, al livello delle opere considerate tra le maggiori del genere, anche se è riduttivo considerarla un’opera di genere. Ci ritroviamo in una SF tutta sua, che strizza l’occhio a varie correnti tipiche di quella narrativa. Il viaggio dei sette pellegrini sul pianeta Hyperion, ispirato ai Racconti di Canterbury di Chaucer, con i loro racconti, con l’inquietante presenza di una delle più spaventose creature mai viste, lo Shrike, resta una delle esperienze letterarie più forti che io abbia mai provato.
A ogni pellegrino è concesso di chiedere allo Shrike una grazia. La tradizione dice che quell’essere esaudisce il desiderio di uno solo e uccide gli altri.
Il Signore della Sofferenza e l’Angelo della Redenzione Finale, una creatura che si sposta nel Tempo, dal comportamento pericoloso e imprevedibile.
Hyperion (premio Hugo e Locus) è il primo dei CANTI DI HYPERION (Hyperion Cantos), concepiti inizialmente come due volumi, verranno poi suddivisi in quattro libri, seguiranno infatti LA CADUTA DI HYPERION (The Fall of Hyperion, 1990, premio BSFA e Locus), ENDYMION (1996) e IL RISVEGLIO DI ENDYMION (The Rise of Endymion, 1997, premio Locus). I due romanzi di Hyperion risulteranno superiori come qualità rispetto ai due di Endymion che si svolgono 300 anni dopo, ma i Canti vanno letti assolutamente tutti, fino alla messianica figura di Aenea. Da tenere presente che in questi libri Simmons non nasconde assolutamente la sua netta antipatia per la religione cattolica e il Cristianesimo. Il crucimorfo che permette la resurrezione è un’altra geniale trovata.
Esiste anche un romanzo breve GLI ORFANI DI HELIX (The Orphans of the Helix, 1999) che prosegue le vicende.
Nel 1992 esce GLI UOMINI VUOTI (The Hollow Man), non propriamente di SF, una specie di viaggio metafisico con una venatura horror. Nel 1991 era stata la volta di L’ESTATE DELLA PAURA (Summer of Night), spesso confrontato come impianto narrativo a IT di Stephen King; compone il ciclo di Elmhaven con il successivoL’INVERNO DELLA PAURA (A Winter Haunting, 2002) che rispetto al primo è uno strano mix di prequel-sequel, con I FIGLI DELLA PAURA (Children of the Night, 1992), storia vampiresca nella Romania post Ceausescu e VULCANO (Fires of Eden, 1994), un delizioso e inconsueto horror con le divinità hawaiiane.
Quindi il grande ritorno alla SF (ma sempre Simmons style) con il ciclo ILIUM / OLYMPOS (2003 il primo, 2005 il secondo), altra intricatissima storia alla Hyperion, con incluse vicende omeriche (Iliade), shakespeariane (La Tempesta), postumani e cyborg, infarcita come sempre di decine di citazioni e riferimenti, di tono più leggero rispetto ai Canti, meno riuscita, ma sempre godibilissima, come perdersi la riedizione della Guerra di Troia su Marte?
Altri testi da ricordare sono IL GRANDE AMANTE (Lovedeath: Five Tales of Love and Death, 1993), antologia con alcuni splendidi gioielli, in primis quello che dà il nome alla raccolta, ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, LA SCOMPARSA DELL’EREBUS o THE TERROR (The Terror, 2007), una delle sue opere migliori, weird, con squarci di alta narrativa e da cui è stata tratta recentemente una serie tv, DROOD (2009), singolare e bizzarra vicenda basata sui personaggi di Charles Dickens e Wilkie Collins. Dopo l’11 settembre Simmons ha una sterzata politica verso destra che non viene molto apprezzata dagli appassionati e inizia a subire varie contestazioni, nel 2011 pubblica FLASHBACK (che riprende la droga presente già in un racconto di Lovedeath), ambientato in un’America decadente e divisa, non certo una delle sue opere migliori, anche per la forte venatura antiaraba presente nella storia.
Nel 2013 esce EVEREST: ALBA DI SANGUE (The Abominable), purtroppo in una versione massacrata dai tagli qui da noi, vicenda in cui il fantastico gioca una vicenda solo marginale. Dopo di ché di Dan Simmons non viene pubblicato più nulla in Italia, andando a fare compagnia ai tanti autori le cui opere vantano tanti, troppi, inediti nelle nostre librerie.
In conclusione, al netto di idee politiche un po’incancrenite in età avanzata, di un certo calo nella validità della sua produzione dopo inizi sfolgoranti, Simmons resta e resterà uno degli autori assolutamente da leggere, non solo nella SF visto che ha spaziato quasi dovunque, rimescolando tutto con un’abilità che solo pochi possiedono.
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– Aspetta un poco, prima di varcare la porta, papà – gli gridò, muovendosi nell’intensa luce. – Non fa male, ma una volta dentro non puoi tornare indietro.
– Rachel, aspetta – disse Sol.
Rachel indietreggiò, con la lunga veste che strisciava sulla pietra, finché non fu circondata dalla luce. Alzo il braccio. – Ciao ciao, maramao.
Sol alzò la mano. – A fra poco, bel topo.
La Rachel adulta svanì nella luce.
La piccina si svegliò e cominciò a piangere.

THE FALL OF HYPERION