Hypnos numero 10, un portale sul fantastico francese

 

È con una certa commozione che si viene oggi a parlare dell’agognato numero 10 della rivista Hypnos circa sette anni dopo l’uscita del numero 1 avvenuta nel 2013.

Per festeggiare la doppia cifra, i tipi di Hypnos – che ricordiamo essere una rivista di letteratura weird e fantastica – hanno dedicato un numero speciale al fantastico francese, nel senso che vengono affrontati racconti di autori francesi o le cui opere sono scritte in lingua francese.

Come è tradizione, anche in questo caso vengono presentati racconti molto vecchi unitamente a quelli più recenti se non addirittura contemporanei. Punto forte della rivista sono anche i saggi, le illustrazioni e i profili d’autore, che non potevano mancare anche in questo numero speciale.

Ma veniamo al contenuto di Hypnos numero 10.

Tutto comincia con un paio di racconti dell’Ottocento firmati dalla coppia Erckmann-Chatrian (Emile Erckmann e Alexandre Chatrian). Nel primo racconto, “La ladra di bambini” (1862), una serie di bambini viene rapita nella stessa zona non si sa bene da chi o da che cosa. Ma una donna impazzita anni prima per il rapimento di suo figlio pensa di conoscere l’orrenda origine dei rapimenti. Si tratta di una storia per ovvie ragioni inquietante, che tocca un tema molto delicato ma con pudore, senza cedere al sadismo pur descrivendo bene l’orrore di circostanza.

Il secondo racconto della coppia Erckmann-Chatrian è “Lo schizzo misterioso” (1860), meno drammatico e più fantastico del primo racconto. Qui un pittore immagina chiaramente, come una visione, la scena di un delitto e la disegna. Un fatto che gli porterà molti guai perché quel delitto è avvenuto davvero e lui viene di conseguenza accusato di omicidio. “Lo schizzo misterioso” è un racconto sul potere dell’immaginazione, sulla linea sottile che esiste tra sogno e realtà, una linea che proprio grazie all’immaginazione possiamo annullare in storie come questa.

Il profilo degli autori firmato da Danilo Arrigoni descrive la coppia Erckmann-Chatrian come una grande amicizia durata dal 1847 al 1889.

Segue la seconda puntata di “Una strana storia dell’arte”, unico elemento che si discosta dal fantastico francese. In Hypnos numero 9 Ivo Torello ci aveva condotti nella sala uno di un fantomatico museo di quadri insoliti e mostruosi. Oggi invece Torello – affiancato da un indesiderato quanto strano e colto accompagnatore di nome Zeno – ci guida nella sala due, colma di nudi di donna. Torello affronta con cognizione di causa i tanti significati della simbologia femminile nell’arte.

Ed ecco che Hypnos ci conduce nel mondo dello scrittore Jean Lorrain con i racconti “La principessa sotto vetro” (1895) e “La principessa Fiordineve” (1894), due racconti magici di principesse addormentate in un sonno eterno. Sono due racconti che rimandano a favole che conoscono tutti come “La bella addormentata nel bosco” e, se vogliamo parlare di donne addormentate con un sortilegio, anche “Biancaneve”. Stavolta, però, non ci sono principi azzurri e le favole di Lorrain sono più tenebrose.

Nel suo profilo d’autore Claudio Di Vaio dice che il racconto di Lorrain “affonda le sue radici nel ricco tessuto favolistico francese per divenire qualcos’altro, un autentico gioiello letterario che affascina e cattura per i suoi numerosi richiami e giochi di rimandi”.

Veniamo poi a un altro saggio interessante, quello di Tarek Bouaziz dedicato alla letteratura mediterranea e magrebina, in particolare all’algerino Rachid Boudjedra. Bouaziz giunge a Buodjedra dopo un lungo giro che passa per E. T. A. Hoffmann, la Scapigliatura e Dino Buzzati (ma gli autori elencati sono molti e questo rende merito all’autore). Boudjedra viene definito come un artista la cui “opera immensa, prolifica e polimorfa gli permette di affermarsi come il maggiore scrittore algerino vivente e anche tradotto in tutto il mondo”. Il capolavoro di Boudjedra è Il ripudio (La Répudiation), un’allegoria del ripudio della società borghese e puritana algerina. L’autore del saggio affianca tra loro lo scrittore algerino e Buzzati definendoli come “novelli storici impegnati nella missione di registrare le condizioni dell’esistenza dell’uomo novecentesco” attraverso l’impiego dell’immaginario.

Passiamo quindi la parola a Claude Lalumière, unico scrittore francofono – seppur canadese – ancora in vita tra quelli presentati nel volume insieme a Rachid Boudjedra. “L’oggetto di venerazione” (2007) è un racconto assai originale dove si immagina un mondo fatto di sole donne in cui ogni abitazione e negozio possiede un dio da saziare e venerare. Gli dèi mettono anche incinta le persone sopperendo così alla mancanza di uomini. In poche pagine Lalumière riesce a disegnare un mondo complesso con le sue regole fondanti. Ne viene fuori un racconto che potrebbe andare bene anche come romanzo. Tanti infatti sono i possibili risvolti a partire dalle basi già impostate in questa storia breve.

Cesare Buttaboni ci delizia con ben due brevi saggi sulla letteratura fantastica francese, il primo incentrato sulla narrativa del terrore in Francia in generale, il secondo focalizzato su un autore poco noto in Italia, il cui nome è Claude Seignolle, definito come una “leggenda occulta del fantastico francese”. Data la complessità dell’argomento, Buttaboni suddivide il fantastico in Francia in diversi capitoletti e lascia intuire che ci sarebbe da scrivere in proposito molto ma molto di più.

Hypnos numero 10 si conclude con un racconto di Seignolle. “Il mannaro” (1960) è un classico racconto sui lupi mannari che ha il pregio di raccontare la storia usando anche la prima persona del lupo mannaro stesso, esprimendone il punto di vista e i sentimenti come accade poche volte nella letteratura del suo genere. Una scelta narrativa, questa, che in un soggetto pur già visto e rivisto viene molto apprezzata.